In questi giorni gli Stati Uniti hanno fatto i conti con l’ennesimo uragano di una certa portata: Irma. Che ha causato 22 vittime e 50 miliardi di dollari di danni, specie in Florida. Irma va così ad affiancarsi ad altri uragani spaventosi degli ultimi anni. In tanti ricordiamo Katrina del 2005, mentre Emily che ha preceduto di qualche settimana Irma, non ha provocato vittime. Facendo una precisazione terminologica, la parola uragano viene usata per riferirsi ai cicloni tropicali che si verificano nelle zone dei Caraibi, degli Stati Uniti e dell’Australia. Per i fenomeni che si registrano tra l’oceano Indiano e il Mar Cinese si usa il termine tifoni. Ma ciò che incuriosisce soprattutto a livello terminologico è il perché questi fenomeni abbiano sempre nomi femminili. Lo scopriamo di seguito.
Perché uragani hanno nomi femminili: inizialmente non era così
Negli anni ’50, si definisce un primo sistema di nomenclature per le tempeste dell’Atlantico, che usa i nomi dell’alfabeto fonetico britannico e americano della Seconda Guerra Mondiale: Able, Baker, Charlie, Dog, Easy, e così via. Ma finisce per generare confusione: erano termini comunemente utilizzati per fare lo spelling di parole e per comporre i numeri di identificazione degli aerei.
Perchè uragani hanno nomi donna: quando è iniziato il fenomeno
In ogni caso, questa tendenza è durata fino a quando, negli anni ’70, le donne hanno fatto il loro ingresso nella meteorologia. E hanno cominciato a mettere in luce questo comportamento sessista. Perché la scelta di usare soltanto nomi femminili ha inaugurato un modo di riferirsi a questi fenomeni – alimentato dai meteorologi del tempo, per la maggior parte uomini – con molti cliché sessisti sulle donne. Gli uragani si trovavano dunque a “flirtare con la costa” o avere un comportamento “lunatico ed instabile”. Tenace combattente di questa battaglia è stata Roxcy Bolton, femminista e attivista per i diritti della donne, morta a maggio di quest’anno.
Perché uragani hanno nomi femminili: la svolta del 1978
La posizione di Bolton è molto chiara. E forte di questa convinzione, ha sostenuto le campagne grazie alle quali nel 1978 si è deciso di includere anche nomi maschili nel sistema del National Hurricane Center. L’anno successivo, il secondo uragano è stato chiamato Bob. Una vera conquista se si pensa che in molti protestarono, sostenendo che un nome di un uomo non avrebbe intimorito abbastanza le persone. Di recente, ad esempio, abbiamo sentito parlare di Isaac, nel 2012, e Matthew, nel 2016.
Perché uragani hanno nomi femminili: un fatto controproducente
Intanto arrivano Norma e Maria
Neanche il tempo di contare i danni dell’uragano Irma, che ecco arrivarne un altro. Sempre dal nome femminile. Trattasi di Norma. Come riporta l’Ansa, la tempesta tropicale Norma si è rafforzata ed è ora un uragano sull’oceano Pacifico, mentre si muove su un itinerario che dovrebbe portarlo verso lo stato messicano della Bassa California del sud entro la giornata di oggi. Il Centro nazionale uragani (Nhc) statunitense afferma che l’occhio di Norma è ora a circa 435 km a sud della località di Cabo San Lucas; l’uragano ha venti che soffiano a 120 km orari e si sposta verso nord-nordovest a 4 km all’ora.
Ma non solo. Come riporta Il Corriere della sera,il National Hurricane Center del Noaa americano ha già emesso un preavviso uragano per l’arrivo di Maria tra lunedì sera e martedì mattina (ora italiana) per le isole Vergini, St. Kitts, Nevis, Saba, Anguilla, Barbuda, Guadalupa, St. Martin, solo di tempesta tropicale per le Piccole Antille. La tempesta Maria è seguita dal Noaa già da una decina di giorni, da quando si è formata al largo delle coste africane di Capo Verde mentre gli Stati Uniti erano colpiti dall’uragano Irma
Dietro Maria, si sta formando un’altra perturbazione potenzialmente pericolosa, che è stata chiamata Lee. Al momento si trova ancora nel mezzo dell’oceano. Mentre più a nord l’uragano Jose non dovrebbe rappresentare un problema per le coste atlantiche americane, che potrebbero essere interessate solo marginalmente.