A qualcuno però le nuove divise che le hostess Alitalia devono indossare non piacciono molto. C’è chi le ritiene volgari, addirittura inneggianti all’Islam. Ma pensare ciò è sinonimo di ignoranza.
Nuove divise Alitalia molto eleganti
In fondo, almeno una volta nella vita tutti gli uomini abbiano sognato nei pensieri più intimi di avere a che fare con una donna in divisa. Sia essa una suora, una poliziotta, una infermiera, e perché no, anche un hostess Alitalia con tanto di cappellino, autoreggenti e magari anche la mascherina per l’ossigeno. La fantasia umana sappiamo non ha limiti. Purtroppo a parte le fantasie erotiche degli italiani, le hostess invece fanno un lavoro degno di ogni rispetto. Mi è capitato di ricevere le confidenze su voli transoceanici in cui hostess lamentavano la lontananza dalla famiglia, dai figli piccoli, si sentivano cameriere perché il lavoro consiste anche in questo. I fusi orari, i cicli mestruali che a volte saltano, sempre in piedi con gambe gonfie e chilometri di camminate pur rimanendo nello stesso aereo per ore. Insomma un lavoro affascinante, ma certamente diverso da un impiegata al ministero.
Nuove divise Alitalia, altro che Islam
Verrà qualcuno prima o poi a mostrarci gli inediti della Fallaci in cui già in tempi non sospetti lei aveva capito che l’Alitalia era sempre appartenuta al mondo arabo. Qualcuno ci verrà a dire che la nostra attuale classe politica italiana in fondo in fondo già da tempo è in mano all’Islam. Forse dovremmo essere un po’ più lucidi e prima di sparare a zero su una fede che viene troppo spesso manipolata per fare stragi di uomini dovremmo comprendere che con le religioni non si gioca e tanto meno si fanno allusioni.
L’esempio dell’Iran dovrebbe in parte smorzare tutte queste inutili polemiche a coloro che vogliono trovare assonanze tra eleganti divise e l’Islam. In uno dei paesi più islamici che ci sia, l’Alitalia si reca ben sette volte a settimana con volo diretto e i colori delle divise non sono proprio quelli che avrebbero scelto gli iraniani. Seppur il colore rosso scuro come quello dei melograni simbolo dell’Iran, viene spesso ripreso, non avviene lo stesso nell’abbigliamento proprio perché alcuni fondamentalisti islamici vedono nel rosso il colore del peccato capace di smuovere le più remote fantasie. Altra cosa per il colore verde che in Iran almeno dagli ultimi sette anni viene spesso evitato per non ricordare i movimenti di protesta. Insomma in questa vicenda delle divise castigate rosse e verdi l’Islam non c’entra proprio. C’entra invece il pressappochismo italiota con cui alcuni giornalisti pretendono di fare notizia su argomenti di cui sono all’oscuro.