MORTE DEL GOVERNO PRODI…E DELLA SECONDA REPUBBLICA

Con 161 NO e 156 SI (un astenuto) il Governo Prodi è finito, durando di fatto meno di 2 anni.
L’uscita dell’UDEUR dalla maggioranza ha solo accelerato la sua caduta, visto che la fine del Governo Prodi è stata spesso evitata o per meglio dire rinviata, con i voti in proprio favore al Senato che sono sempre stati risicati e spesso solo i voti dei senatori a vita hanno dato un margine di governabilità adeguato per andare avanti.


La causa principale della disfatta alquanto veloce del Governo di centro-sinistra è stata senza dubbio la composizione eccessivamente variegata della coalizione stessa, composta da ben 11 partiti (diventati 10 con la fusione tra DS e Margherita), che andavano dai moderati neodemocristiani dell’UDEUR ai Trotskisti usciti perfino da Rifondazione. Con la vittoria delle elezioni si sono verificate così le principali diversità tra i cattolici e i laici progressisti, su temi quali la promozione dei diritti civili (su tutti le coppie di fatto e l’eutanasia); diversità di vedute sulla politica estera (appoggio o meno alle missioni iniziate dagli USA); manovre di politica economica.
A ciò poi vanno aggiunti: 1) I continui litigi tra il Ministro della Giustizia Mastella (che ha incarnato una continuità in materia di Giustizia con il precedente Governo, benché la coalizione di cui faceva parte, quando era opposizione, ha demonizzato esso di voler manipolare la Giustizia per l’interesse di pochi) e il Ministro delle Infrastrutture Di Pietro, che più volte lo ha ripreso su questioni prettamente tecniche. E proprio il fatto che il Governo sia caduto in seguito di un’inchiesta riguardante proprio il Ministro della Giustizia e parte dell’apparato UDEUR in Campania, lascia poco spazio ad ulteriori commenti (oltre poi all’atteggiamento deplorevole del senatore Barbato nei confronti del senatore Cusumano). 2)La spaccatura accentuata dalla nascita del Partito democratico, che nato per rendere più stabile la coalizione, non ha fatto altro che dividerla ancor di più, con personaggi di spicco quali Dini, Angius, Bordon usciti dai loro rispettivi partiti (portandosi con se altri senatori), più altri parlamentari che si sono spostati verso altri partiti dell’Unione (se ne quantificano in totale una ventina). Il PD meriterebbe un post a parte, ma qui vale la pena dire solo che se va premiato il tentativo dei suoi fautori di creare un grande partito progressista (ma di fatto non è né carne né pesce), sono stati comunque sbagliati i tempi, in quanto la nascita ufficiale del Partito non andava fatta durante la legislatura, ma prima delle elezioni o al termine della stessa. Invece così si è solo fomentata all’interno della coalizione la fiamma della diaspora.
Probabilmente ora si andrà verso un Governo istituzionale per fare almeno una legge elettorale migliore della vigente, alquanto discutibile. Altre opzioni sono le elezioni immediate o il Referendum, che comunque andrebbe poi “concretizzato” per vie parlamentari…
Ma ciò che è morto stasera non è solo il Governo Prodi, ma anche la così detta Seconda Repubblica, sicuramente ancor più fallimentare della prima, per due aspetti principali:
1)Se nella prima Repubblica avevamo 5-6 partiti che si giocavano la partita elettorale e che dopo le elezioni, in base ai pesi dei voti si creavano coalizioni di Governo, con la seconda Repubblica abbiamo avuto circa 20 partiti (considerando quelli che arrivano almeno all’1%), divisi sostanzialmente in due coalizioni, di fatto eccessivamente eterogenee, che quindi hanno dato vita a Governi che sono durati in media QUASI 2 anni: 7 Governi in 14 anni scarsi (’94-2008): 2 Berlusconi, 2 Prodi, Dini, D’Alema, Amato; anzi dopo la caduta del secondo Governo Prodi ce ne sarà un altro, quindi il numero di governi arriverà a 8 in 14 anni, quindi 1 Governo in poco più di un anno e mezzo…Che schifo!
2)Se nella prima Repubblica i partiti cercavano di ottenere il benestare degli Enti pubblici, aziende private, funzionari pubblici vari, mediante mazzette e favori, nella seconda Repubblica i partiti sono entrati direttamente nelle istituzioni principali, ottenendo così in modo apparentemente pulito il controllo di Enti pubblici, aziende private, funzionari pubblici vari, quindi con un metodo ancor più lesivo per i cittadini rispetto al precedente, proprio perché ottiene il benestare delle leggi stesse.
Per quanto mi riguarda, credo che, se pur rinviando il complesso discorso su una buona legge elettorale, qui mi limito a dire che essa dovrà essere modificata prima di andare alle urne (se no è solo una presa in giro), innalzando la soglia di accesso al Parlamento per i partiti (uniformando le Camere), ad esempio al 5%, e creando il doppio turno alla Francese. Con questi due punti fondamentali, non avremo più due coalizioni al loro interno disomogenee e precarie, bensì 4-5 “mini coalizioni” (potremmo ipotizzare allo stato attuale il PD+qualche altro alleato, Forza italia-Lega, la sinistra massimalista, un asse Fini-Casini…), che si giocano il primo turno, e al secondo se la giocano le 2 che hanno ottenuto più voti. In questo modo chi va al Governo è una coalizione omogenea. Ipotizzando lo scenario di prima, avremo al Governo o all’opposizione uno tra PD e Forza Italia (con i rispettivi alleati, che però non sono tanti partiti diversi, ma quanti ne bastano per vincere). Certo, ciò significherebbe escludere tanti partitini e parlamentari, ma qui viene la forza democratica di questa forma, in quanto nella squadra di Governo potrebbe comunque rientrare un esponente di un partito battuto al primo turno (per avere i voti del suo partito che comunque non ha in pratica sostegno in Parlamento, così da evitare ricatti di voti): un esempio sono i due Ministri scelti da Sarkozy, uno moderato e uno socialista, non appartenenti al suo partito.
Certo per arrivare a ciò in Italia ce ne vuole e ce ne vuole. Ma sono stanco di vedere governi dalla durata inferiore di 2 anni e soprattutto preoccupato per il mio futuro, che cerco di creare iperbole nel cielo anche per la politica italiana.

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