MONDADORI CI FA SCOPRIRE IL MUSSOLINI ROMANTICONE

ESCE OGGI “A CLARA. TUTTE LE LETTERE A CLARETTA PETACCI 1943-45 DI BENITO MUSSOLINI”, LIBRO CHE RACCOGLIE LE 318 LETTERE CHE IL DUCE INVIO’ A CLARETTA PETACCI DURANTE L’ESILIO DI SALO’

Durante gli anni della Repubblica di Salò, che per lui furono un autentico esilio, Benito Mussolini scrisse quasi ogni giorno delle lettere a Claretta Petacci, descrivendo il suo stato d’animo interiore tormentato dalla consapevolezza di un Regime che volgeva al termine. Nonostante la disperazione di un uomo egocentrico e ambizioso che ormai si vedeva sempre meno influente nello scenario politico italiano, il Duce trovava ancora le parole per ribadire i suoi sentimenti nei confronti della sua amante, che fino in fondo – ovvero nell’atrocità di Piazzale Loreto – lo seguì nel proprio destino.
A partire dal loro ritrovamento, avvenuto nel 1950, queste lettere (ben 318) sono emerse a poco a poco, con un accelerazione negli ultimi anni. Ora sono state raccolte in un libro edito da Mondadori.


UNA RACCOLTA DI LETTERE – “Cara, comincio col dirti: per la giovinezza che m’hai dato, per la fedeltà che mi hai portato, per le torture che hai coraggiosamente sopportato, durante il periodo più nero della storia italiana, io ti amo, come nel 1936-39, come nel 1940, come sempre”. Con questa dichiarazione d’amore, datata 10 ottobre 1943, inizia la prima delle 318 lettere che Benito Mussolini invierà quasi ogni giorno all’amante Clara Petacci fino al 18 aprile 1945, data dell’ultima missiva, scritta poco prima del suo arresto a Dongo, sul lago di Como. L’epistolario completo, per la maggior parte inedito, scritto dal Duce durante i seicento giorni della Repubblica di Salò, è raccolto nel volume intitolato A Clara. Tutte le lettere a Claretta Petacci 1943-45 di Benito Mussolini (pagine 408, euro 24,90), che l’editore Mondadori manda in libreria martedì 15 novembre.

LA GRADUALE SCOPERTA DELL’EPISTOLARIO – Nato da un progetto ideato e realizzato dall’Archivio Centrale dello Stato, questo volume chiude la lunga vicenda legale e giudiziaria, iniziata nel 1950 con il ritrovamento del fondo Petacci a Villa Cervis di Gardone Riviera e l’acquisizione da parte dello Stato. Negli ultimi anni, mano a mano che andava esaurendosi il vincolo sulla consultabilità del materiale, parte di queste lettere sono state oggetto di attenzione da parte dei media e degli studiosi, nella convinzione che avrebbero fatto luce su aspetti mai chiariti riguardanti persone, circostanze, avvenimenti della storia nazionale e della sfera privata di Mussolini, compreso il presunto carteggio tra Winston Churchill e Mussolini, di cui peraltro non è stata trovata traccia. L’Archivio Centrale dello Stato rende dunque pubblica per la prima volta la versione integrale dell’epistolario, con un’edizione critica – a cura degli storici Agostino Attanasio, Luisa Montevecchi, Elena Aga-Rossi e Giuseppe Parlato – di straordinario valore storico-politico, la cui portata va ben oltre il mero contenuto delle carte e riguarda piuttosto il significato dell’ultima esperienza politica del dittatore fascista.

ITALIA, L’AMORE MAI TRAMONTATO – Nelle lettere alla Petacci, vari sono i riferimenti all’Italia. “Ma prima di parlare di noi – aggiunge il Duce nella prima lettera a Claretta – parlo della nostra cara, grande, infelicissima Italia, due volte massacrata e tradita il 25 luglio e l’8 settembre: quale infamia nei capi, re e Badoglio, quale incoscienza nel popolo, quanti tradimenti e viltà nei dirigenti… Oggi siamo inermi. Non abbiamo più un soldato, un aviere, un marinaio. Non un cannone, un fucile, un carro armato, un camion, un velivolo, un bastimento, una uniforme. Non c’è più nulla”. Poi Mussolini annuncia la nascita di quella che sarebbe diventata la Repubblica di Salò: “Bisogna cominciare dalle fondamenta ed è quello che sto facendo tra difficoltà che puoi facilmente immaginare. Il popolo è demoralizzato, avvilito, immiserito. E che cosa avrà pensato il mondo della volubilità della nostra gente urbana! Veramente io avevo sognato; qualche volta mi punge il dubbio se io non continui ancora a sognare. Sono gli attimi di stanchezza, quando il disagio fisico si aggiunge a quello morale”.

Dato il continuo accostamento tra Berlusconi e Mussolini, sia da parte di ammiratori che di detrattori, chissà che in futuro Bruno Vespa non decida di scrivere un libro sulle telefonate romantiche di Berlusconi alle sue donne. Ah no, ci hanno già pensato le intercettazioni, e di romantico hanno ben poco.

(Fonte: Il Mattino)
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