L’EVENTO PER LA CANONIZZAZIONE DEI PAPI LO PAGHEREMO NOI

IL COSTO COMPLESSIVO DOVREBBE AGGIRARSI INTORNO AGLI 11 MILIONI DI EURO E IL SINDACO MARINO HA INTENZIONE DI CHIEDERE AIUTO AL GOVERNO RENZI
Domenica scorsa tutta la giornata televisiva è stata, inevitabilmente, incentrata sulla Canonizzazione di Papa Roncalli e Papa Wojtyla, per la gioia di chi non è cattolico. Giornata alla quale va sommata l’intera settimana antecedente la domenica, anch’essa ovviamente dedicata in buona parte all’evento. Ma i non cattolici saranno ancora meno entusiasti nel sapere che quel mega evento dentro e fuori il Vaticano, che ha richiamato milioni di fedeli da tutto il Mondo (si parla di 7 milioni) dovranno pure in parte pagarlo loro.   

LE ENTRATE – «Per Roma è stato uno spot gigantesco, planetario. Credo che gli effetti economici positivi si vedranno soprattutto nei prossimi mesi» afferma Giuseppe Roscioli, presidente di Federalberghi e di Confcommercio della Capitale. Perché in compenso il business c’è stato: sebbene gli alberghi non abbiano raggiunto il sold-out, il guadagno generale è stato per molti un giusto pagamento per tanto incomodo; anche troppo, considerando la solerzia con cui in molti hanno approfittato dell’occasione, subaffittando camere e posti letto o improvvisando Bed&Breakfast non autorizzati.
Confcommercio parla di 300 milioni di incassi totali, con i costi delle case in affitto aumentati del 173%. Le irregolarità non sono mancate ma, se non altro, i controlli a tappeto hanno fatto sì che venissero racimolati circa 100.000 euro in sanzioni solo per le strutture ricettive.
Il guadagno maggiore però è quello virtuale: «penso che ci sarà un’onda lunga da gestire – continua Roscioli – Come quando ci fu il Giubileo dell’anno 2000: nei successivi 12 mesi registrammo infatti un +18% di presenze, soprattutto straniere, proprio grazie a quell’evento». Il beneficio più grande dunque è quello da cogliere al volo: l’intera cerimonia, nella sua straordinarietà, ha fatto da spot pubblicitario andato in onda gratuitamente in ogni angolo del mondo.
Difficile calcolare di quanto potrebbe essere il guadagno della giornata di domenica 27 aprile. Ma basti pensare che, solo qualche ora fa circa 700.000 souvenir falsi, con le immagini dei Papi, sono stati sequestrati dalle forze dell’ordine e si stima che, questi orologi, crocifissi, quadretti, adesivi, ecc…avrebbero portato ai proprietari una somma pari a 3,5 milioni di euro. Dall’inizio dell’anno, spiega la Guardia di Finanza, a Roma sono stati sequestrati “sette milioni di prodotti contraffatti” legati al Vaticano.
Gli alberghi intorno al Vaticano esplodono di gente e circa 23 bed and breakfast considerati “abusivi o irregolari” sono stati posti sotto sequestro nei giorni scorsi perché “privi di autorizzazione” e “in violazione alle norme sanitarie o fiscali”.
Guadagno, da parte di shop, bar e albergatori significa per la Capitale veder rientrare i milioni investiti in IVA pagata dai vari commercianti per non parlare della Tassa turistica da 1 a 3 euro per notte in base agli hotel. Secondo il sindacato degli albergatori l’evento ha fatto registrare un aumento del 15% delle prenotazioni previste già per Pasqua, 25 aprile e 1° maggio.
I SOLDI MESSI DAL VATICANO TRAMITE GLI SPONSOR – Ad elencare i partner della cerimonia è proprio monsignor Liberio Andreatta, amministratore delegato e vicepresidente dell’Opera Romana Pellegrinaggi: “Il petroliere Eni, le banche Intesa Sanpaolo, Pekao, Banco Popolare e UniCredit, la società di assicurazione Generali, il gruppo Benetton, la Società Autostrade e quella degli Aeroporti” e, come “media partner” l’agenzia stampa AGI.
Tantissimi sponsor quindi, ma per una raccolta esigua: 500mila euro, bastati a coprire al massimo le spese aggiuntive dei servizi di trasporto pubblico Atac – e neanche tutti: per le ferrovie regionali, infatti, sono serviti altro 75.000 euro.
I COSTI PER IL COMUNE – Il conto, secondo quanto calcolato dal Messaggero, ammonta ad 11 milioni di euro. Solo tra servizi igienici, decoro e pulizia, l’amministratore delegato dell’Ama Daniele Fortini ha avvertito che, dal milione ed 800.000 euro previsti all’inizio del mese, si era arrivati alla cifra di 4,7 milioni. All’aumentare dei visitatori, infatti, sono aumentati anche i costi da sostenere.
«Stiamo lavorando insieme alla presidenza del Consiglio perché parte di queste spese sostenute da Roma siano impegnate anche dallo Stato perché la città di Roma è l’unica città al mondo con uno Stato nello Stato e tre ambasciate per ciascun Paese» ha spiegato il responsabile Progetti speciali del Gabinetto del sindaco, Maurizio Pucci. Per ora tuttavia il premier Renzi ha ben altro a cui pensare e, proiettato com’è a conservare il gradino più alto del podio alle europee, ha procrastinato l’incontro con il sindaco di Roma Ignazio Marino a dopo il 25 maggio.
Così la capitale ha dovuto fronteggiare da sola l’avvento di circa sette milioni di fedeli. La macchina organizzativa ha mobilitato Polizia Locale, Protezione Civile e uomini della Digos, oltre a sofisticate misure anti terrorismo per garantire la sicurezza di 61 delegazioni in rappresentanza dei rispettivi Paesi, 19 capi di Stato, 24 primi ministri e 23 ministri.
Volendo quantificare in termini di personale impiegato, occorre parlare di 2400 poliziotti, 2000 vigili urbani, 1000 spazzini, 3000 volontari e centinaia tra medici e infermieri; oltre all’installazione di bagni chimici. Che però stando alle lamentele di diversi fedeli intervistati dal Tg1, erano pure pochi.
Solo i mille bagni chimici sono costati infatti 1,8 milioni di euro; l’aumento delle linee di bus per trasportare i cittadini 710 000 euro; l’acquisto di 4 milioni di bottiglie di acqua 430 000 euro; infine, le 800 barriere metalliche per incanalare i pellegrini 146 000 euro. A tutto ciò vanno aggiunti naturalmente gli straordinari di poliziotti, carabinieri e circa 12 000 ore extra di lavoro per autisti di bus e metro.
L’SOS DI MARINO – La vicenda dunque riporta a galla un problema annoso: quello di Roma e dei sacrifici che l’essere capitale impone.
«Solo le manifestazioni costano ai romani 70-80 milioni di euro l’anno tra pulizia, vigilanza e danni all’arredo urbano – spiega Marino – Altri 70 milioni sono il prezzo del mancato gettito della Tares di tutte le ambasciate e dei ministeri, che non pagano perché esentati o pagano a rilento. Più 20 milioni per la manutenzione e la sicurezza delle piazze e dei palazzi del potere. E ancora: 48 milioni di extra costi sul bilancio Ama per l’accoglienza e l’ospitalità, più 70 mila euro al giorno per turisti e pendolari che utilizzano il trasporto pubblico senza risiedere a Roma e quindi senza pagare le tasse locali».
Ed ecco che Marino lancia l’SOS: “Le tasse dei romani non basteranno a pagare le spese per questo evento planetario”; “i pellegrini non lasceranno molti soldi in città – spiega un altra fonte del Comune di Roma – la maggior parte arriveranno domenica mattina e partiranno la sera stessa”.
In effetti pretendere che una città – pur se essa è la Capitale e dunque gode di alcuni privilegi finanziari rispetto alle altre – si sobbarchi da sola un evento del genere è da utopisti e ipocriti. Di qui vengono da farsi alcune domande: ma non siamo uno Stato laico? L’evento non era religioso? Perché deve finanziarlo quasi interamente il Comune di Roma (che poi chiederà soldi al Governo e dunque a noi) e non la Santa sede? 
“Papa don’t preach!”. Paghiamo noi!

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