Dopo quasi mezzo secolo di violenza e di sangue con oltre duemila morti, il gruppo terroristico spagnolo ETA – Euskadi Ta Askatasuna (in spagnolo País Vasco y Libertad, letteralmente “paese basco e libertà”) – attivo da 53 anni, ha annunciato la cessazione della propria attività. Il gruppo armato, in un video-comunicato letto da tre incappucciati inviato al quotidiano basco Gara, ha dichiarato «la cessazione definitiva della sua azione armata» e invitato i governi di Spagna e Francia ad aprire «un dialogo diretto» per trovare una soluzione alle «conseguenze del conflitto».
A pesare su questa scelta, probabilmente, due ragioni tra loro opposte: l’ondata di arresti degli ultimi anni in Francia e Spagna, che ha indebolito sensibilmente l’organizzazione; il successo alle amministrative di maggio delle liste della sinistra radicale indipendentista Abertzalè, che con la coalizione Bildu avevano ottenuto centinaia di eletti e preso ai socialisti la città di San Sebastian. Una sorta di “normalizzazione” e “istituzionalizzazione” delle ragioni indipendentiste.
Forse, in vista delle prossime elezioni politiche che si terranno in Spagna il prossimo novembre, gli indipendentisti sperano di ottenere un buon numero di seggi anche in Parlamento, apparendo così per molti un partito affidabile e che ormai ha estinto ogni collegamento con il terrorismo.
STORIA E RAGIONI DEL MOVIMENTO – La storia dell’ETA comincia alla fine degli anni cinquanta, più precisamente nel 1958, quando un gruppo di giovani studenti
L’organizzazione propugna, attraverso il ricorso ad azioni violente, l’indipendenza politica della comunità basca e la creazione di uno Stato socialista denominato Euskal Herria. Tale Stato comprenderebbe le tre province dell’attuale comunità autonoma spagnola di Euskadi (Vizcaya, Guipúzcoa e Álava), la comunità autonoma di Navarra e le tre province basche del sud ovest della Francia. Per un totale di sette province. Il sentimento di identità nazionale presente in queste regioni è in gran parte dovuto alla lingua basca, un idioma apparentemente estraneo alla matrice indoeuropea e di cui tuttora non si conoscono le radici etimologiche.
Il suo simbolo è un serpente che si avvolge attorno ad un’ascia; accanto vi è il motto Bietan jarrai (“perseguire entrambi”), riferito al perseguimento della lotta politica e di quella armata, attraverso i valori di patria e libertà.
I membri di ETA vengono comunemente chiamati etarras (singolare: etarra), un neologismo creato dalla stampa spagnola unendo il nome stesso dell’organizzazione col suffisso usato in euskera per denominare gli abitanti di una data località (in italiano suonerebbe come “etani” o “etesi”). Altri termini comunemente usati sono: liberado, che indica un mercenario che presta servizio alla banda dietro compenso, e legal, che indica chi non è stato ancora schedato dalla polizia.
VITTIME – Si calcola che le vittime dell’ETA dalla sua fondazione siano state più di 2000 (più di mille mediante attentati, oltre 800 le persone assassinate con singole
Quanto è attendibile la fine delle ostilità da parte dell’ETA? Probabilmente si potrà capire qualcosa di più dopo le elezioni politiche spagnole del prossimo novembre, che determineranno un nuovo assetto parlamentare che potrebbe essere tanto ostile quanto vicino alle ragioni dei separatisti. Dunque, le possibilità che l’organizzazione basca torni in azione restano comunque notevoli poiché molto dipende dalle risposte che darà loro la politica. E non ci pare che Spagna e Francia siano disposte a concedere loro la tanto sospirata indipendenza.