LE GRANDI TROVATE PUBBLICITARIE DI WIKIPEDIA E NONCICLOPEDIA

COME NOTO, IN QUESTI GIORNI I DUE SITI SI SONO AUTO-CENSURATI PER MOTIVI DIVERSI…E INFONDATI

Wikipedia come Nonciclopedia? Forse. Se quest’ultima si è auto-sospesa poiché Vasco Rossi ha intentato una causa per contenuti diffamatori da essa riportati nei suoi confronti (e dopo qualche giorno di dibattiti sul web con il solito derby pro e contro Vasco, e vittimismi da parte del sito che ha parlato di una chiusura causata dal rocker di Zocca, tutto è tornato alla normalità), un po’ diversa è la questione di Wikipedia, popolarissimo dizionario virtuale che pure si è autocensurato per tre giorni, in occasione del dibattito alla Camera sul Ddl intercettazioni.
Il sito ha parlato di pericolo, senza però realmente averne. Vediamo perché.


ECCO COSA E’ APPARSO A CHI E’ ENTRATO NEL SITO TRA IL 4 E IL 6 OTTOBRE – Appannaggio dei pochi che non hanno effettuato accesso a Wikipedia nei tre giorni di protesta, riporto i passaggi più importanti di quanto appariva sulla pagina al posto del consueto risultato della ricerca:
Cara lettrice, caro lettore,
in queste ore Wikipedia in lingua italiana rischia di non poter più continuare a fornire quel servizio che nel corso degli anni ti è stato utile e che adesso, come al solito, stavi cercando. La pagina che volevi leggere esiste ed è solo nascosta, ma c’è il rischio che fra poco si sia costretti a cancellarla davvero. (…) Oggi, purtroppo, i pilastri di questo progetto — neutralità, libertà e verificabilità dei suoi contenuti — rischiano di essere fortemente compromessi dal comma 29 del cosiddetto DDL intercettazioni.
Il Disegno di legge – Norme in materia di intercettazioni telefoniche etc., così modificato (vedi p. 24), alla lettera a) del comma 29 recita:
«Per i siti informatici, ivi compresi i giornali quotidiani e periodici diffusi per via telematica, le dichiarazioni o le rettifiche sono pubblicate, entro quarantotto ore dalla richiesta, con le stesse caratteristiche grafiche, la stessa metodologia di accesso al sito e la stessa visibilità della notizia cui si riferiscono.»
Tale proposta di riforma legislativa, che il Parlamento italiano sta discutendo in questi giorni, prevede, tra le altre cose, anche l’obbligo per tutti i siti web di pubblicare, entro 48 ore dalla richiesta e senza alcun commento, una rettifica su qualsiasi contenuto che il richiedente giudichi lesivo della propria immagine.
Purtroppo, la valutazione della “lesività” di detti contenuti non viene rimessa a un Giudice terzo e imparziale, ma unicamente all’opinione del soggetto che si presume danneggiato.
Quindi, in base al comma 29, chiunque si sentirà offeso da un contenuto presente su un blog, su una testata giornalistica on-line e, molto probabilmente, anche qui su Wikipedia, potrà arrogarsi il diritto — indipendentemente dalla veridicità delle informazioni ritenute offensive — di chiedere l’introduzione di una “rettifica”, volta a contraddire e smentire detti contenuti, anche a dispetto delle fonti presenti.
In questi anni, gli utenti di Wikipedia (ricordiamo ancora una volta che Wikipedia non ha una redazione) sono sempre stati disponibili a discutere e nel caso a correggere, ove verificato in base a fonti terze, ogni contenuto ritenuto lesivo del buon nome di chicchessia; tutto ciò senza che venissero mai meno le prerogative di neutralità e indipendenza del Progetto. Nei rarissimi casi in cui non è stato possibile trovare una soluzione, l’intera pagina è stata rimossa.
(…) L’obbligo di pubblicare fra i nostri contenuti le smentite previste dal comma 29, senza poter addirittura entrare nel merito delle stesse e a prescindere da qualsiasi verifica, costituisce per Wikipedia una inaccettabile limitazione della propria libertà e indipendenza: tale limitazione snatura i principi alla base dell’Enciclopedia libera e ne paralizza la modalità orizzontale di accesso e contributo, ponendo di fatto fine alla sua esistenza come l’abbiamo conosciuta fino a oggi.
Sia ben chiaro: nessuno di noi vuole mettere in discussione le tutele poste a salvaguardia della reputazione, dell’onore e dell’immagine di ognuno. Si ricorda, tuttavia, che ogni cittadino italiano è già tutelato in tal senso dall’articolo 595 del codice penale, che punisce il reato di diffamazione (…)

MA NON E’ UN’ENCICLOPEDIA?! – Ieri il sito è tornato alla normalità, essendosi conclusi positivamente (almeno per ora) i lavori della commissione parlamentare. Ora, pur riconoscendo la geniale trovata del sito di fasciarsi la testa prima ancora di cadere, nonché il ruolo molto importante che ha avuto nel sensibilizzare i cibernauti sulla questione del Ddl intercettazioni – ricordiamo che il disegno di legge per la regolamentazione delle intercettazioni telefoniche, approvato dalla commissione Giustizia della Camera, conteneva inizialmente la norma definita “ammazza blog”, ovvero l’obbligo di rettificare entro 48 ore su richiesta del soggetto che si ritiene parte lesa e diffamata previsto anche per i blog e le pagine personali. Ora invece riguarda solo le testate on-line che risultano registrate – vengono invece a cadere le posizioni di difesa e di autentica vittima assunte dallo stesso Dizionario virtuale.
Due sono i motivi principali. Innanzitutto si professa un’Enciclopedia libera, aperta alle modifiche di tutti. Pertanto gli amministratori italiani non possono “chiuderla” arrogandosi il diritto di renderla inaccessibile anche a chi apporta il proprio contributo. Inoltre, fattore non trascurabile e anch’esso in contrasto con i principi base del sito, si dichiara imparziale e indipendente. Pertanto non può prendere posizione su questioni politiche.
L’altro motivo, non meno importante, riguarda proprio la legge bavaglio. Se Wikipedia è un’Enciclopedia che si impegna ad essere attendibile, perché dovrebbe temere di essere colpita da richieste di rettifica? Del resto, se si scrivono ad esempio fregnacce infondate nella biografia di un personaggio pubblico, quest’ultimo ha il diritto sacrosanto di chiederne le opportune rettifiche. O ancora, se si riportano notizie fasulle su un determinato evento storico, chi ne è stato coinvolto (o lo è anche indirettamente) ha il diritto di segnalare come sono andate davvero le cose.

Insomma, tanto Nonciclopedia quanto Wikipedia hanno dato vita a battaglie dal retrogusto pubblicitario che avranno pure colpito l’interesse di molti (fato ha voluto che capitassero molto ravvicinate tra loro), ma che si sono dimostrate per quelle che sono: infondate e permettetemi di dirlo, pure ridicole.

5,0 / 5
Grazie per aver votato!