La crisi dell’Unione europea non è più solo politica, ma anche economica. I due aspetti sono ovviamente legati tra loro, in una sorta di mortale causa-effetto nella quale le due sfere si scambiano di continuo i ruoli. La crisi politica è generata da governi nazionali che curano il proprio orticello e si pongono nei confronti degli altri Paesi membri dell’Ue mediante il filtro dei propri interessi economici interni (cosa in fondo anche normale). Il tutto a discapito della mancata nascita di un solido Governo europeo che abbia una voce univoca nei confronti del resto del Mondo. Mentre la crisi economica è causata anche da questa debolezza istituzionale che non consente rapide decisioni, ma a sua volta, mediante la grave recessione globale in cui viviamo, tende a rendere egoisti i Paesi stessi. Di qui una sorta di circolo vizioso che sta sempre più stringendosi e soffocando l’Unione.
Non meno importante è anche la disaffezione che i cittadini europei provano verso la Zona euro, strumento alla mercé di banche e multinazionali piuttosto che istituzione utile per la risoluzione dei loro problemi quotidiani. Insomma, una Ue che ragiona solo in termini Macro e per nulla Micro. Che ha alimentato la globalizzazione e ha lentamente distrutto le piccole realtà economiche; come risaputo, storica spina dorsale dell’economia italiana.
Molto interessante è un’intervista al sociologo Luciano Gallino sul Manifesto, che spiega molto chiaramente la crisi dell’Ue.
I PUNTI DEBOLI DELLA FORMAZIONE UE – La Ue è nata con due gravi difetti strutturali, insiti nello statuto e relative funzioni della Commissione Europea e
Da parte sua la Bce è una banca centrale di nome, che però opera solo parzialmente come tale. I paesi entrati nell’euro hanno rinunciato al potere più importante che uno stato possa detenere: quello di creare denaro. Oggi solo la Bce può farlo. Ma lo fa male e in modo indiretto, ad esempio concedendo per anni imponenti flussi di credito alle banche che poi creano denaro privatamente con i prestiti che concedono a famiglie e imprese. Il maggior limite della Bce deriva dal suo statuto, che le impone come massimo scopo quello di combattere l’inflazione, laddove una banca centrale dovrebbe avere tra i suoi scopi anche la promozione dello sviluppo e dell’occupazione. Va notato ancora che la sua indipendenza dai governi maschera in realtà la sua dipendenza dal sistema finanziario e la sua mancanza di responsabilità sociale in nome di un ottuso monetarismo. Democratizzare la Ce e la Ue sarebbero compiti impellenti per i governi europei, se non fosse che per governi di destra, come di fatto son diventati quasi tutti, in fondo una governance non democratica e socialmente irresponsabile della Ue non è poi un gran male.
L’ERRORE DI PUNTARE TUTTO SULLA MONETA UNICA – Gli stati della zona euro hanno ceduto il potere di creare denaro, com’era necessario per creare una grande realtà politica ed economica quale è la Ue, ritrovandosi poi senza una banca centrale che presti loro, in caso di reale necessità, il denaro occorrente. La Bce dovrebbe operare come un prestatore di ultima istanza – così sostengono vari economisti – non diversamente da quanto avviene con altre banche centrali quali la Fed o la Bank of England. Tuttavia il suo statuto per ora le impedisce di assumere in modo diretto un simile fondamentale ruolo e potere. Ciò ha influito negativamente in tutta la Ue sulla possibilità di condurre politiche economiche e sociali adeguate alla situazione dell’economia europea e mondiale. Le economie più forti, quali la Germania e la Francia, ne sono uscite meglio – non da ultimo perché i banchieri tedeschi e francesi che siedono nel consiglio della Bce han fatto tutto il possibile per evitare troppi danni alle banche dei loro paesi.
LE CARENZE SOCIALI – Se c’è un elemento che più di ogni altro potrebbe e dovrebbe fondare l’unità della Ue è il suo modello sociale, cioè l’insieme dei sistemi pubblici intesi a proteggere individui, famiglie, comunità dai rischi connessi a incidenti, malattia, disoccupazione, vecchiaia, povertà. Sebbene il modello sociale europeo presenti notevoli differenze da un paese all’altro, nessun altro grande paese o gruppo di paesi al mondo offre ai suoi cittadini un livello paragonabile di protezione sociale – la più significativa invenzione civile del XX secolo. Ne segue che i governi Ue che attaccano lo stato sociale sotto la sferza liberista della troika Ce, Bce e Fmi, nonché del sistema finanziario internazionale, minano le basi stesse dell’unità europea, oltre a fabbricare recessione per il prossimo decennio e piantare il seme di possibili svolte politiche di estrema destra.
L’IMPOTENZA DELL’UE AL COSPETTO DELLA CRISI ATTUALE – Anzitutto perché non ha ancora alcuna istituzione che svolga qualcosa di simile alle funzioni di un
I GUASTI PROVOCATI DAI VINCOLI DI BILANCIO – Le più visibili sono l’aumento della disoccupazione e del lavoro precario. I licenziamenti in tanti paesi di centinaia di migliaia di dipendenti della PA, insegnanti compresi, i tagli alle spese dei ministeri ed ai servizi resi dai comuni, a partire dai trasporti pubblici, l’aumento delle imposte indirette come l’Iva, comportano nell’insieme una riduzione dei consumi e con essa una minor domanda di beni e servizi alle imprese. Queste reagiscono licenziando o assumendo quando capita solo con contratti a termine, il che genera altra disoccupazione, in un minaccioso avvitarsi dei processi economici verso il basso.
SE SI TORNASSE ALLE MONETE NAZIONALI – Sarebbe una pura follia. In primo luogo il ritorno a diciassette monete diverse solleverebbe difficoltà tecniche assai
IL RUOLO DEI GOVERNI NAZIONALI – La troika in questione ha di fatto espropriato i paesi Ue della loro sovranità – con l’eccezione della Germania per la sua capacità produttiva e del Regno Unito perché ha conservato una moneta sovrana. Senza le riforme strutturali della Ue, implicite in ciò che dicevo all’inizio, essa continuerà a dettar legge.
IL GIUDIZIO SULLA MANOVRA ITALIANA – La manovra italiana è una fotocopia sbiadita delle solite ricette che la troika di cui sopra trasmette regolarmente ai paesi in difficoltà. Di certo essa accrescerà la disoccupazione, impoverirà