IL COMUNE DI NAPOLI DICE SI’ ALLE COPPIE DI FATTO

IL REGISTRO DELLE UNIONI CIVILI SI FARÀ ANCHE NELLA CITTÀ PARTENOPEA. MA L’AZIONE CATTOLICA STORCE IL NASO
Dopo Torino, Milano e Palermo, Napoli è la quarta grande città d’Italia a riconoscere le coppie di fatto. Chi si iscriverà, potrà beneficiare di quei diritti stabiliti nell’ambito delle competenze degli enti locali. Su tutte, la questione casa. Pertanto, le Unioni civili sono equiparate ai matrimoni per quanto concerne il diritto agli alloggi comunali.

IN COSA CONSISTE DAL PUNTO DI VISTA BUROCRATICO – La delibera, che presto sarà portata in aula, stabilisce di “tutelare e sostenere le unioni civili al fine di superare situazioni di discriminazioni e favorirne l’integrazione e lo sviluppo nel contesto sociale, culturale ed economico del territorio»; ma anche di «prevedere, negli atti dell’amministrazione comunale riguardanti alcune tematiche quali la casa, la sanità, le politiche sociali ed educative e diritti di partecipazione, condizioni di accesso anche per le unioni civili”. L’atto di giunta autorizza il dirigente del servizio anagrafe “al rilascio, su richiesta degli interessati, dell’attestato di famiglia anagrafica basata su vincolo affettivo mediante modifica della relativa modulistica prevista per accedere alla composizione anagrafica”. Gli elenchi potrebbero essere diversi: nella delibera viene precisato infatti “che per affrontare le richieste di coppie di fatto che provengono dalla comunità cittadina, la giunta comunale di Napoli sottoporrà al consiglio comunale la questione dell’introduzione, fermo restando i registri previsti dalla legge e regolamento anagrafico, di uno o più elenchi per fini diversi ed ulteriori rispetto a quelli propri dell’Anagrafe, organizzati secondo dati ed elementi obbligatoriamente contenuti nei pubblici registri anagrafici”.
CHI POTRA’ BENEFICIARNE – L’iscrizione nel Registro può essere richiesta “da due persone, non legate tra loro da vincoli di matrimonio, parentela, affinità, adozione, tutela, curatela, ma da vincoli affettivi, residenti anagraficamente da almeno un anno nel Comune di Napoli e coabitanti dallo stesso periodo di tempo; oppure da «due persone, non legate tra loro da vincoli di matrimonio, parentela, affinità, adozione, tutela, curatela, residenti anagraficamente da almeno un anno nel Comune di Napoli e coabitanti dallo stesso periodo di tempo per motivi di reciproca assistenza morale e/o materiale”. Per le iscrizioni nel Registro è necessario che entrambi i richiedenti si presentino presso l’ufficio comunale competente muniti di documento di riconoscimento e compilino la dichiarazione sostitutiva di atto notorio e la domanda di iscrizione nel registro amministrativo delle unioni civili.
MA L’AZIONE CATTOLICA NON CI STA – Ma come diceva Vasco, “C’è chi dice no”. Manco a dirlo è la Chiesa e i suoi affiliati, i quali non sono felicissimi di questa iniziativa. Evidentemente, per de Magistris non è bastato baciare la teca di San Gennaro per aggraziarseli. Il cattolico Francesco Cananzi, avvocato, ex sottosegretario dello Stato ed ex presidente nazionale di Azione Cattolica, così ha infatti commentato il progetto dell’amministrazione comunale: “Innanzitutto dubito che con questa delibera sia attui la Costituzione italiana, visto che all’articolo 29 si parla di famiglia fondata sul matrimonio tra uomo e donna, la cui unione genera obblighi di natura sociale e culturale (…) Queste delibere, inoltre, vanno vagliate alla luce delle norme costituzionali visto che si tratta di questioni di pertinenza della legislazione dello Stato. Sul piano morale, infine, al di là delle convinzioni religiose, si pone un problema di etica pubblica, per cui se queste disposizioni dovessero passare, non credo diano un giovamento complessivo alla stabilità della società ma potrebbero provocare un ulteriore decadimento”. Ma come diceva un altro cantautore emiliano, Zucchero: “salva il giovane dallo stress e dall’azione cattolica…”
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