FIAT, DA ORGOGLIO NAZIONALE A VERGOGNA ITALIANA

DALLA CAUSA A CORRADO FORMIGLI ALL’INVITO A STARSENE A CASA RIVOLTO AGLI OPERAI TESSERATI ALLA FIOM, FINO ALL’UNITA’ ABOLITA NELLE SEDI DELLA MAGNETI MARELLI. LA COMPAGNIA DI BANDIERA SI STA RENDENDO PROTAGONISTA DI RIPETUTI ATTEGGIAMENTI INDEGNI
Chissà cosa stanno pensando da lassù quei 9 magnate che nel 1899 fondarono a Torino la FIAT dei sogni globalizzati di Marchionne, dei modelli poco appetibili, delle lettere minatorie agli operai, delle sbandate di Lapo Elkann, dei piagnistei calcistici di Andrea Agnelli, della onerosa causa per diffamazione a un giornalista per un servizio televisivo e chi più ne ha, più ne metta.
La Fiat per quasi un secolo è stata certo coccolata e viziata dalla politica, ma in cambio ha prodotto auto a basso costo accessibili a tutti e ha dato lavoro da Nord a Sud a milioni di operai e impiegati. Uno scambio sociale ed economico che ha retto fino all’avvento del Mondo globalizzato. Ma i tempi sono cambiati e sono ben incarnati dall’attuale Amministratore delegato Sergio Marchionne, il quale sogna un American capitalism anche in casa nostra e non accetta servizi televisivi scomodi o operai troppo chiassosi.

LA CONDANNA A CORRADO FORMIGLI E ALLA RAI – Il giudice del Tribunale di Torino Maura Sabbione, al termine del processo per diffamazione intentato dal Lingotto contro il conduttore di Annozero Michele Santoro, il giornalista Corrado Formigli e la Rai dopo il servizio di “Annozero” del 2 dicembre 2010 “Forse Italia”, ha condannato il giornalista e l’azienda pubblica a pagare 5 milioni di euro alla Fiat, più due milioni di euro per pagare la pubblicazione della sentenza su quattro giornali. Assolto invece Santoro, perché non vi è “alcun serio e specifico addebito”.
Nel servizio Formigli faceva una comparazione delle performance dell’Alfa MiTo e altre auto della stessa categoria, una Mini Cooper e una Citroen Ds. Secondo gli avvocati Michele Briamonte e Marco Carbonaro, dello studio Grande Stevens che assiste il Lingotto, in quella puntata (seguita da più di cinque milioni di persone) il conduttore e l’inviato omettevano di “riferire tutti i dati significativi dei tre veicoli in gara” e poi “maliziosamente, si limitavano a ‘rappresentare’ l’unico dato sfavorevole alla Alfa Mito, relativo alla velocità massima delle singole automobili, in una ottica di discredito della vettura Mito Alfa Romeo e della intera Fiat Group”. La difesa (rappresentata dagli avvocati Natalia Ferro e Anna Maria Simonotti) chiedeva invece di rigettare il ricorso perché “la condotta dei convenuti” era “inidonea a causare danni risarcibili siccome non lesiva, né diffamatoria e, comunque, scriminata dal legittimo esercizio del diritto di critica”.
La perizia dei consulenti tecnici del tribunale, redatta dall’allora rettore del Politecnico di Torino Francesco Profumo insieme ai professori Federico Cheli e Salvatore Vicari, stabiliva non solo che la le informazioni del servizio fossero parziali, ma tali anche a provocare un danno d’immagine “manifestato in un cambiamento nella percezione dei clienti, pari all’1,2% dei telespettatori, coerente con una discontinuità di risultati in termini di minori immatricolazioni”. Per il calo di vendite i periti avevano quantificavano il danno in 1,8 milioni di euro.
Dopo aver ricevuto le conclusioni di parte nei giorni scorsi il giudice Sabbione ha verificato invece l’esistenza di un danno al marchio MiTo, ma ha precisato anche che non ci sono state ripercussioni sul gruppo Fiat e sul marchio Alfa Romeo. Tramite le perizie di parte e quelle stabilite dal tribunale si è verificato che il test di “Annozero” tra la Mito QV, la Mini Cooper e una Citroen DS, “nel quale la vettura, Alfa Mito veniva presentata come ‘perdente’” non era “tecnicamente valido”, ed era diverso da quello effettuato da Quattroruote, presentato invece da Formigli come “sovrapponibile”.
IL CALCOLO DEL RISARCIMENTO – Il risarcimento è stato ottenuto sommando “danno patrimoniale e non patrimoniale, complessivamente quantificabile in sette milioni di euro ottenuti dalla somma dei valori capitali di € 1.750.000 (per danno patrimoniale) e di € 5.250.000 (per danno non patrimoniale), oltre accessori”, si legge nella sentenza. Due milioni serviranno a pagare il costo della pubblicazione di un estratto della sentenza su “La Stampa”, “La Repubblica”, “Il Corriere della Sera” e su “Quattroruote”. Inoltre la Rai dovrà cancellare dal sito internet di Annozero la puntata del 2 dicembre 2010. “Sono soddisfatto che il tribunale abbia ammesso come risarcibile dei valori, l’eccellenza e la qualità dei suoi prodotti, su cui la Fiat punta molto”, ha dichiara l’avvocato Briamonte.
LA LETTERA MINATORIA A 3 OPERAI DI MELFI – E siamo all’altra vicenda. Lo scorso 23 febbraio la Corte d’Appello di Potenza ha ordinato alla Fiat di reintegrare nello stabilimento di Melfi (Potenza) i tre operai licenziati nell’estate del 2010. Lina Grosso, uno degli avvocati della Fiom, ha reso noto che la Fiat ha inviato un telegramma ai tre reintegrati. Nella missiva c’è scritto che l’azienda “non intende avvalersi delle prestazioni lavorative dei tre dipendenti”. Il legale Grosso ha dichiarato “Sarà fatto di tutto per riportare al lavoro i tre operai, anche agendo in sede penale, perché la Fiat come al solito non rispetta le sentenze”. Da quanto si apprende, i 3 operai percepiranno regolarmente gli stipendi.
UNITA’ ABOLITA IN ALCUNE SEDI DELLA MAGNETI MARELLI – Sempre la FIAT ha denunciato negli ultimi giorni il fatto che l’Unità sia stata proibita nelle sedi della Magneti Marelli, sempre appartenente al gruppo dell’azienda torinese. Il divieto sarebbe stato imposto sia nella sede di Corbetta, in provincia di Milano, sia a Bari.
Una volta la Fiat era un motivo di vanto per noi italiani. Forse però da qualche anno ci viene voglia di prenderne le distanze.
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