Gli esperti lo avevano previsto da tempo. Dopo Grecia e Irlanda (sebbene in questo caso la crisi non fosse stata prevista) la crisi finanziaria ha colpito il Portogallo, bisognoso pertanto di aiuti da parte dell’Ue. Col dovere di mettere a posto i propri conti con un rigoroso piano austero.
GLI IMPEGNI CHE DEVE ASSUMERE IL GOVERNO PORTOGHESE – I negoziati fra le autorità portoghesi, la Commissione Ue, la Bce e l’Fmi potranno partire sin da subito con l’obiettivo di arrivare alla messa a punto di un intervento finanziario per circa 80 miliardi di euro. La questione degli aiuti a Lisbona adesso è tutto un problema politico. Per questa ragione l’Eurogruppo si è appellato alle forze
Ad esortare Lisbona a intraprendere il percorso di risanamento è stato anche il presidente della Banca centrale europea Jean-Claude Trichet che ha inviato il Portogallo ha avviare subito un “duro lavoro” per realizzare “ambiziosi aggiustamenti di bilancio e riforme strutturali” necessari per “la stabilità finanziaria”. In particolare, Trichet ha riferito che dall’Eurotower non sono arrivate pressioni sul governo portoghese a richiedere l’intervento della Ue né sulle banche per convincerle ad alleggerire la loro esposizione sul debito pubblico.
Sono tre i pilastri indicati dall’Eurogruppo su cui dovrà muoversi il Portogallo: correzione dei conti pubblici; riforme per la crescita, la competitività e il mercato del lavoro (tra cui anche un processo di privatizzazioni) e misure per mantenere la liquidità del settore finanziario.
PROSSIMA INDIZIATA LA SPAGNA – L’obiettivo dell’Ue è quello di scongiurare con ogni mezzo la caduta di Lisbona e soprattutto evitare che la Spagna finisca in prima linea sotto il fuoco della speculazione. Ma sui rischi per Madrid ha
D’altro canto quello spagnolo è il prossimo Paese che i pronostici danno come bisognoso di aiuti da parte dell’Unione europea, proprio perché insieme a Grecia e Portogallo è tra quelli che versava nelle condizioni strutturali peggiori prima della nascita dell’Eurozona. L’ingresso in essa ha portato a tali Paesi un evidente beneficio iniziale, ma la rigidità delle regole finanziarie, ha fatto sì che i Paesi tornassero alla situazione di partenza.
E dopo la Spagna ci sarebbe l’Italia, nonostante le belle parole scandite con tanto di “r” francese da parte di Tremonti.