BERLUSCONI VUOLE FARCI AFFONDARE INSIEME A LUI

RINVIA LE SUE DIMISSIONI A DOPO L’APPROVAZIONE DELLA LEGGE DI STABILITA’. SI ANDRA’ ALLE ELEZIONI ANTICIPATE CON UN GOVERNO TECNICO, MA INTANTO LO SPREAD SALE ALLE STELLE

Tutti gli hanno chiesto un passo indietro, perfino i suoi collaboratori più stretti e i vari lacchè che lo circondano. Ma lui, dall’alto del suo egocentrismo, e anche in virtù delle inchieste giudiziarie che lo pressano, li ha accontentati a metà. Ovvero posticipando le dimissioni a dopo l’approvazione della legge di stabilità richiesta dall’Europa, ostacolando così la nascita di un Governo tecnico. Le Borse ovviamente non hanno risposto bene, anzi, il famigerato Spread ha perfino sfiorato quota 600. E sta volando verso quella soglia 700 oltre la quale Irlanda, Portogallo e Grecia sono state costrette a chiedere aiuti finanziari all’Ue.
Berlusconi è mal visto dagli speculatori e riprova di ciò è il fatto che un minimo annuncio di sue probabili elezioni (ricorderete quelli di Ferrara e Bechis, giornalisti molto vicini al Cavaliere), aveva fatto abbassare sensibilmente il differenziale con i Bund tedeschi. Pertanto, un Governo tecnico, o se preferite, di larghe intese, o ancora, di salute pubblica, avrebbe senz’altro ridato credibilità a questo Paese. Un Governo Monti insomma, prim’ancora che Alfano o Letta.
Ma il Cavaliere si è impegnato a dimettersi dopo l’approvazione della legge di stabilità (ossia la messa nero su bianco delle promesse fatte all’Ue nella famosa letterina), con conseguenti elezioni anticipate. A questo punto, si dovrebbe andare a votare a fine gennaio, massimo inizio febbraio. La Lega, Vendola e Di Pietro le vorrebbero addirittura subito. Una fretta irresponsabile, poiché un siffatto sbocco alla crisi conviene forse solo ai partiti presi singolarmente, poiché ancora confuso è il quadro delle alleanze. Vediamo di seguito qual è la situazione.


PDL-LEGA, L’UNICO ASSE CERTO – Paradossalmente, l’unico asse certo è proprio quello tra i due partiti attualmente nella maggioranza di Governo: Popolo della libertà e Lega Nord. Rinviare le elezioni a febbraio consentirà loro di ricucire gli strappi interni, cercare new entry, creare un programma che punti tutto agli interessi del Cavaliere e del suo entourage, nonché alle istanze federaliste e secessioniste della Lega. A venirli in aiuto i Responsabili, che potrebbero presentare un proprio simbolo e ottenere sufficienti seggi specie al Senato, dove vige un sistema elettorale su base regionale (in Sicilia Scillipoti e Romano sono molto forti).
Se è vero che, in modo sorprendente, il Pdl potrebbe fare le primarie, il candidato Premier con ogni probabilità sarà comunque Angelino Alfano. Improbabile, anche se non è da scartare del tutto, l’ipotesi che Berlusconi si riproponga. Tutt’al più potrebbe creare una lista civetta col suo nome che attragga così i nostalgici, a rischio fuga dal Pdl.

CON CHI ANDRA’ IL PARTITO DEMOCRATICO? – La vera incognita è il Pd, partito che un giorno fa conferenze stampa con Casini nelle sale del Parlamento, e un altro abbraccia Di Pietro e Vendola a Vasto. Bersani, come il suo predecessore Veltroni, è tirato per la giacca a destra dai Fioroni, D’Alema e company, i quali vorrebbero un’alleanza con l’Udc, e a sinistra con quanti la auspicano con Idv e Sel. Come del resto vuole anche buona parte della base elettorale, come ha ampiamente dimostrato durante le elezioni amministrative degli ultimi due anni. Oltretutto, un corteggiamento all’Udc è anche insensato, giacché il partito di Casini sta costruendo un nuovo centro-destra privato di Pdl e Lega.
Anche l’Idv potrebbe amoreggiare col Terzo polo (essendo esistito sempre un buon feeling tra Di Pietro e Fini, ma non tra il primo e Casini), tagliando dunque fuori Sinistra ecologia e libertà di Vendola. Una scelta però difficile da attuare, visto che proprio un candidato di Sel è risultato vincente in più elezioni amministrative. Per non parlare del fatto che Sel porta in dote almeno un 7% dei voti, un patrimonio che non si può certo gettare alle ortiche.
In tutto questo, nessuno ha intenzione di riproporre una nuova versione dell’Unione.

IL TERZO POLO FINE A SE STESSO? – Il Terzo polo, costituito come detto dall’Udc, ma anche da Futuro e libertà di Fini e Alleanza per l’Italia di Rutelli (e anche il Movimento per le autonomie di Lombardo, sebbene non sempre appaia in loro compagnia), si promuove come alternativa di Governo; anche se poi, nei fatti, arriva nei sondaggi a malapena a un 10-12 per cento. Pertanto, o si pone come obiettivo quello di andare all’opposizione, oppure quello di allearsi col Pd. Partito oggi dato al 28%, ma che potrebbe perdere consensi a sinistra qualora optasse per tale scelta. Voti che potrebbero così andare soprattutto a Sel, e in parte ai redivivi partiti di centro-sinistra come Verdi e Rifondazione.

Certo, i sondaggi lasciano il tempo che trovano e non è certo facile capire quali schieramenti andranno al voto. Cosa di non poco conto, visto che ciò influisce più di tutto sull’umore degli elettori. Sta di fatto che lo Spread continua a salire e se il Paese non avrà una guida diversa da quella di Berlusconi, il Paese fino a febbraio sarà trascinato nel baratro. Il Premier lo ha fatto capire chiaramente: “Muoia Sansone con tutti i filistei”.
Lo avevo anticipato un anno fa: http://lucascialo.splinder.com/post/23744906/ha-vinto-il-cavaliere-e-abbiamo-perso-tutti. Il Berlusconismo ci ha già sconfitti, ha già sotterrato la democrazia in quel famoso 14 dicembre 2010. E come ogni Impero o Regime che si rispetti, anch’esso, una volta crollato, ci lascerà nelle macerie e nel caos. Dopo 18 anni, quel Miracolo italiano mai realizzatosi, sta per chiederci il conto.

5,0 / 5
Grazie per aver votato!