Il ritorno di Avanguardia Nazionale
Chi è Avanguardia Nazionale
Pur se in sede processuale non si riuscì a dare una valorizzazione ricostruttiva dell’episodio, si è ormai storicamente certi che nel 1975 A.N. e O.N. siano pervenute ad un’unificazione. Ciò comportò un cambiamento nel modo di agire da parte dei membri di Ordine Nuovo, che, come detto precedentemente, preferivano una linea di progettazione e di costruzione teorica rispetto all’azione concreta.
La Commissione, mette in oltre in risalto, alcuni elementi ricavabili da due sentenze-ordinanze del Giudice Grassi e del Giudice Salvini:
a)Rapporti tra Avanguardia Nazionale, il SID e l’ufficio “Affari riservati” del Ministero degli interni: essi hanno origini risalenti ai primi anni ’60, quando il giornalista Mario Tedeschi di A.N., fu coinvolto dall’ufficio “Affari riservati” del Ministero degli Interni nell’attività di affissione dei “manifesti cinesi”, cioè una campagna d’attacco al PCI, che doveva essere imputata ai suoi stessi iscritti.
Tale attività, fu ammessa dallo stesso Delle Chiaie, che la definì come “guerra psicologica” nei confronti del PCI. Prova della copertura da parte delle forze dell’ordine fu l’immediata liberazione di alcuni avanguardisti, fermati durante l’affissione dei manifesti. Altro caso eclatante fu il “Golpe Borghese”.
b)Rapporti tra Ordine Nuovo, il SID e ufficiali dell’Esercito: a tal proposito è di fondamentale importanza la testimonianza dell’ordinovista perugino Graziano Gubbini, che tra il 1971 ed il 1972 si era trasferito in Veneto. Questi riferì di incontri con militari e di una riunione nella caserma di Montorio tra lo stesso Gubbini, in veste di rappresentante del centro Italia, con altri due ordinovisti, uno del Nord e uno del Sud, per dar vita con la cooperazione degli ambienti militari all’ “operazione Patria”, con finalità anticomuniste; il ruolo dell’esercito, sarebbe stato quello di procacciare esplosivo ed analogo materiale.
c)Le coperture del SID, nonché le fonti interne alle strutture eversive, mai utilizzate per un’azione di contrasto. In sede di analisi delle stragi si imputano le responsabilità all’inefficienza e all’incapacità degli apparati di sicurezza; mentre in realtà i Servizi d’informazione disponevano di notizie, elementi di valutazione, stabili fonti d’informazione, che avrebbero loro consentito di dare un aiuto determinante all’autorità giudiziaria11. Uno dei tanti casi può essere considerato il depistaggio del Generale Maletti, che avrebbe ostacolato la fonte Casalini, proprio nel momento in cui stava per “scaricarsi la coscienza”, dichiarando quanto sapeva di Freda e sulle implicazioni negli attentati del ’69 a Milano. Lo stesso Maletti avrebbe bloccato gli accertamenti su Gelli.
d)Le attività di provocazione e gli omicidi della destra eversiva o dei Servizi Segreti da attribuire all’estrema sinistra: un esempio eclatante di un tale metodo di depistaggio è il caso del mancato attentato nel ’73, sul treno Torino-Roma, in cui l’attentatore, Nico Azzi, portava con sé giornali e documenti (tra cui una copia di Lotta continua), che avrebbe portato ad attribuire la strage all’estrema sinistra. Per fortuna la strage non avvenne, per l’anticipata esplosione dell’ordigno, proprio mentre Azzi lo stava collocando sul treno, restando gravemente ferito. Anche altre operazioni del ’74 dovevano essere attribuite all’estrema sinistra.
Dopo il 1974, lo scenario comincia a cambiare, perché, per un po’, l’estrema destra, abbandona la tattica delle stragi, emulando le capacità e le modalità di agire dell’estrema sinistra (l’obiettivo sono i singoli individui e non le masse indistinte); restano però invariate le implicazioni dell’eversione nera con gli apparati dello Stato.
L’azione di Avanguardia Nazionale in Sudamerica
Delle Chiaie operò infatti nel 1974 in Costa Rica contro la guerriglia comunista, altri di An intervennero a più riprese in Spagna contro l’Eta, sia per assassinare loro dirigenti sia per imbastire provocazioni. Stefano Delle Chiaie, Augusto Cauchi, Piero Carmassi, Mario Ricci, Giuseppe Calzona e Carlo Cicuttini, il 9 maggio 1976, parteciparono in Spagna, insieme con altri neofascisti, all’assassinio a colpi di pistola di due giovani democratici a Montejurra nel corso di una manifestazione organizzata dal partito Carlista di Carlos Hugo. Nessuno in Spagna ne rispose anche se un servizio fotografico su El Pais immortalò gli aggressori in azione.
Ma fu il tentato assassinio di Bernardo Leighton (l’ex-vice presidente del Cile) e di sua moglie, a Roma il 6 ottobre 1975 (rimasero entrambi gravemente feriti), che vedrà tutta An, con il contributo di elementi già di Ordine nuovo, impegnarsi a realizzare l’attentato mettendo a disposizione uomini e sedi. Lo stesso Pierluigi Concutelli dirà molti anni dopo al giudice Guido Salvini, il 17 maggio 2002, che l’assassinio era stato «Organizzato da Pinochet. Lo seppi da Delle Chiaie che affermava che Pinochet si stava ‘togliendo i sassolini dalle scarpe’».
Nel processo, tenutosi a Roma nel 1987, Delle Chiaie e Concutelli furono assolti per insufficienza di prove. Qualche anno dopo per gli stessi fatti, sempre davanti alla Corte d’Assise di Roma, Michael Townley, un cileno-americano reclutato dalla Dina, venne condannato a quindici anni, dopo aver confessato il suo ruolo di intermediario presso Avanguardia nazionale, spostandosi a Roma nel luglio del 1975 per preparare l’attentato a Bernardo Leighton.
In Bolivia delle Chiaie partecipò anche, nel luglio 1980, al cosiddetto «golpe della cocaina», portando al potere Luis Garcia Meza Tejada, con l’aiuto di neonazisti di vari paesi (tra loro anche il criminale di guerra tedesco Klaus Barbie) e dei gruppi paramilitari conosciuti come Los novios de la muerte (I fidanzati della morte), che si occuparono di eliminare i piccoli narcotrafficanti per giungere al controllo totale del mercato.