LE REGIONI PIU’ INTERESSATE – Tra le Regioni in emergenza c`è il Lazio, con 91 città e borghi (sparsi tra le provincie di Roma, Latina e Viterbo) dove i sindaci, a meno di soluzioni miracolose dell`ultimo istante, potrebbero essere costretti a firmare un provvedimento per vietare di bere l`acqua. Nell`elenco segue la Toscana, con 16 località; altre 10 sono in Trentino, 8 in Lombardia e 3 in Umbria. Tutte con lo stesso problema: negli acquedotti c`è una concentrazione elevata di arsenico, talvolta con valori massimi di 50 microgrammi per litro mentre la legge ne consente al massimo 10. Quantitativi che sarebbero fuori norma – ha spiegato l`Italia in un dossier spedito alla Ue – per cause naturali; in qualche modo originati da stratificazioni geologiche di origine lavica, come nel caso dei Castelli Romani e del Viterbese.
COME FUNZIONANO LE DEROGHE– I comuni che hanno ottenuto la deroga hanno pochi mesi per mettersi in regola. Gli interventi prevedono o la costruzione di nuovi acquedotti per l`approvvigionamento di acqua da fonti che hanno valori di concentrazione delle sostanze inferiori a quelli previsti dalla legge, oppure la realizzazione di sistemi di trattamento e di miscelazione delle acque. Le deroghe hanno una durata di tre anni con possibilità di essere rinnovate al massimo per altre due volte. Le prime due deroghe vengono decise dal Ministero della Salute mentre la terza deve avere il via libera da parte della Commissione europea.
Per fortuna però che c’è la Commissione europea a bloccare le scelleratezze perpetuate degli enti locali; sebbene, ahimé, tanta acqua nociva l’abbiamo già bevuta a nostra insaputa.
(Fonte: Notizie.virgilio.it)