
In questi giorni Wikileaks è sotto l’attenzione dei media poiché ha portato alla luce documenti segreti sulla guerra in Afghanistan, secondo cui tra le carte potrebbero esserci le prove di crimini di guerra: civili morti e di cui non si è mai saputo nulla; un’unità segreta incaricata di «uccidere o catturare» ogni talebano senza alcun processo; i droni Reaper telecomandati a distanza da una base del Nevada; l’escalation della campagna talebana con le mine nascoste (che finora ha causato almeno 2.000 vittime civili), la collaborazione tra i servizi segreti pakistani (Isi) e i talebani.

Gli scoop sono stati già consegnati al New York Times, al Guardian e a Der Spiegel, con la speranza che ne facciano buon pro.
Ce n’è anche per l’Italia ovviamente. Tra i primi documenti emersi, uno in particolare ha destato scalpore, ossia che per il governo americano Emergency è «una Ong divenuta insopportabile», e che più volte aveva programmato di chiuderne l’ospedale a Kabul (se ricordate, anche di recente c’è stata una strana retata dei soldati americani ai danni dell’Organizzazione di Gino Strada).
Wikileaks rappresenta il modo moderno di fare la rivoluzione, ossia smascherare tramite la rete le malefatte dei potenti. Quanto alla guerra in Afghanistan, forse finalmente emergerà ciò che tanti di noi pensiamo fin dal suo inizio, ma che chi l’ha mossa non ha il coraggio di ammettere: che è un disastro senza fine e un grosso sbaglio, di gran lunga peggiore della guerra in Vietnam e in Cambogia. A proposito, proprio mercoledì sono morti altri due militari italiani, originari del centro-sud; perché chi si arruola lo fa perché disoccupato, non per amor di Patria…