WhatsApp deve pagare il servizio di cui usufruisce
In un’indagine anticipata da Repubblica e ripresa da SkyTg24, il Garante sottolinea che Whatsapp, ma anche le altre applicazioni simili, dovrebbero pagare un pedaggio alle società di telecomunicazione che invece investono (e tanto) sullo sviluppo delle reti. Un tema su cui a dire il vero si dibatte da tempo e che non riguarda solo Whatsapp ma tutti i colossi del web, da Google a Apple, che sfruttano un’infrastruttura già esistente.
Leggi anche: Come spiare WhatsApp da pc a distanza
Queste applicazioni, spiega l’Agcom riferendosi ai servizi come Whatsapp, usano anche i numeri di telefono che le società acquistano dallo Stato prima di assegnarli ai propri clienti. E lo fanno sempre gratis. Un doppio privilegio che andrebbe quindi in qualche modo regolamentato attraverso una negoziazione tra gli sviluppatori delle app e le compagnie telefoniche. In cambio ai servizi di messaggistica potrebbe essere concesso di fare cassa attingendo al credito telefonico degli italiani, sperando che questi ultimi non siano gli unici a rimetterci.
Leggi anche: Facebook Messenger, ecco 10 utili funzioni che forse non conosci
Servizi di messaggistica ripresi anche su altro
L’Agcom chiede altresì ai servizi di messaggistica di attenersi alla legislazione italiana in materia di riservatezza. E non solo: queste app dovrebbero anche aprire un call center per le lamentele dei clienti e abilitare la chiamata gratuita ai numeri d’emergenza.
Vedremo dunque se WhatsApp si atterrà a quanto richiesto da Agcom e se, soprattutto, si rifarà sui milioni di utenti italiani.