WERNER HERZOG, UN VISIONARIO DELLA REALTA’

IL REGISTA TEDESCO HA TRASPOSTO TEMATICHE AMBIENTALI E SOCIALI ATTRAVERSO UN TAGLIO CINEMATOGRAFICO TRA IL VISIONARIO E IL NEOREALISMO
Viene considerato uno dei massimi esponenti del cosiddetto “Nuovo cinema tedesco”. In fondo, a ragione. Werner Herzog puo’ essere considerato un neorealista puro, visionario, surrealista. I suoi film, talvolta basati su storie bizzarre, ironiche, ai confini con la realta’ trattano delicate e profonde tematiche sociali e ambientali con un taglio cinematografico di forte impatto che lascia il segno nello spettatore. Un linguaggio talvolta crudo e minimalista che non lascia spazio alla finzione.
Film estremamente neorealisti possono essere considerati Anche i nani hanno cominciato da piccoli o La ballata di Stroszek, mentre film dedicati alla natura al punto da esserne profondamente immersi sono ad esempio Fitzcarraldo e Dove sognano le formiche verdi. Non mancano documentari, dedicati all’uomo e all’ambiente, di cui l’ultimo uscito nel 2010 in 3D.

Ripercorriamone la biografia e la filmografia di un personaggio da sempre sopra le righe e anticonformista. Caratteristiche ben trasmesse nei suoi film.

LA DIFFICILE INFANZIA E LA STRAVAGANTE ADOLESCENZA – Herzog nacque col nome di Werner H. Stipetić a Monaco di Baviera. Adottò il cognome Herzog, che significa “duca” in tedesco, più avanti. I suoi genitori, Elisabeth e Dietrich, erano biologi. Il padre abbandonò lui e la madre dopo essere stato fatto prigioniero durante la seconda guerra mondiale; Werner era ancora molto piccolo. Dopo che la casa di fianco a quella di Herzog venne distrutta in un bombardamento la sua famiglia si trasferì a Sachrang, un remoto villaggio montano della Baviera (parte del comune di Aschau im Chiemgau) vicino al confine con l’Austria. In questo villaggio non esistevano il cinema, la radio e la televisione, e Werner crebbe a stretto contatto con la natura. Vide il suo primo film (un documentario sugli eschimesi) all’età di 11 anni alla scuola del villaggio, non vide un’automobile fino all’età di 12 anni, e fece la prima telefonata all’età di 17 anni.
All’età di 12 anni Herzog e la sua famiglia (la madre e i due fratelli) tornarono a Monaco per far continuare gli studi al ragazzo. Qui, per un certo periodo, vissero in una pensione in Elisabethstraße con l’eccentrico attore Klaus Kinski il quale, con il suo comportamento folle, fece una grande impressione sul giovane Herzog. Kinski sarà infatti il protagonista di cinque film di Herzog, e del documentario Kinski, il mio nemico più caro. Sempre in questo periodo intraprese i suoi primi lunghi viaggi a piedi, passione che durerà per tutta la vita. Quando aveva 15 anni andò a piedi da Monaco all’Albania.
L’AVVICINAMENTO DIFFICOLTOSO AL CINEMA E I PRIMI FILM – A 14 anni fu ispirato dalla voce di un’enciclopedia sulla regia cinematografica, che gli diede (secondo lui) tutto ciò che gli serviva per iniziare come regista – a parte la cinepresa da 35 millimetri che il giovane Herzog rubò alla scuola di cinema di Monaco.
Durante gli ultimi anni di scuola superiore Herzog fece lavori notturni come saldatore e custode di parcheggi per finanziare i suoi primi film. Con i soldi guadagnati realizza nel 1962 il suo primo cortometraggio: Ercole. Nel 1963 fondò a Monaco la sua casa di produzione, la Werner Herzog Filmproduktion, che per molti anni conduce da solo dal suo appartamento con un telefono e una macchina da scrivere.
Continuò gli studi presso l’Università di Monaco dove studiò storia, letteratura e teatro. Nel 1964 vinse il premio Carl Mayer con la sceneggiatura di Segni di vita e con i diecimila marchi del premio girò il suo secondo cortometraggio, La difesa esemplare della fortezza di Deutschkreutz.
Si guadagnò una borsa di studio per la Duquesne University di Pittsburgh, in Pennsylvania, ma la abbandonò dopo pochi giorni. Si ritrovò così senza soldi e senza alloggio. Dopo aver vagato per settimane venne accolto da una famiglia e venne coinvolto nel progetto di un film per la NASA, ma non poté prendervi parte perché il suo permesso di soggiorno non era più valido, avendo perso lo status di studente. Herzog allora visse per un po’ a New York tra i senzatetto, dormendo in macchina, per poi dirigersi verso il Messico, dove imparò lo spagnolo e si guadagnò da vivere trasportando illegalmente merci attraverso il confine con gli USA.
Nel 1967, tornato in Germania, riuscì a realizzare il suo primo lungometraggio, Segni di vita, grazie al sostegno economico del German Film Institute. Il film, girato in Grecia, uscì l’anno successivo, vinse l’orso d’argento al Festival di Berlino e venne premiato anche nei Deutscher Filmpreis. Nel 1967, inoltre, Herzog si sposò per la prima volta, con Martje Grohmann.
Verso la fine del 1968 Herzog partì per l’Africa con una troupe e vi passò quasi tutto l’anno successivo. Nonostante varie vicissitudini (tra cui malaria, tempeste di sabbia e arresti) raccolse materiale per tre film: il documentario per la TV I medici volanti dell’Africa orientale, il “documentario surreale” Fata Morgana, e il film sui nani Anche i nani hanno cominciato da piccoli.
PRIMI ANNI ’70, VITA PRIVATA E PROFESSIONALE BIZZARRA – Nel 1971, dopo l’uscita dei tre film africani, Herzog realizzò due documentari: Paese del silenzio e dell’oscurità, riguardo alla vita dei sordociechi, considerato da egli stesso uno dei suoi film più importanti, e Futuro impedito, prodotto per la televisione e incentrato su bambini con handicap. Alla fine dello stesso anno Herzog si recò in Perù per realizzare un film sulla ricerca dell’El Dorado. Il protagonista era il folle Klaus Kinski, futuro attore feticcio del regista. La realizzazione fu complessa per i pochi mezzi, per l’avversità dell’ambiente e per il difficile carattere dell’attore protagonista. Herzog arrivò a minacciare Kinski di morte quando questi, durante uno dei suoi attacchi d’ira, stava per abbandonare il set. Il risultato fu il memorabile Aguirre, furore di Dio (1972), che, nonostante lo scarso successo all’epoca, divenne col tempo un grande classico, e probabilmente – insieme a Fitzcarraldo – il film più famoso del regista. Francis Ford Coppola dichiarò più volte di essersi ispirato ad Aguirre, furore di Dio, nella realizzazione di Apocalypse Now .
Nel 1973 nacque il primo figlio di Herzog, Rudolph, che lavorò poi come assistente del padre in diversi film. Nello stesso periodo realizzò il documentario La grande estasi dell’intagliatore Steiner, incentrato su Walter Steiner, fuoriclasse svizzero del salto con gli sci. Dopo Kinski/Aguirre e Walter Steiner, Herzog scoprì un altro attore/personaggio fuori dal comune attraverso un documentario che vide alla televisione, Bruno der Schwarze (1970) di Lutz Eisholz: Bruno S. è un artista di strada che ha passato l’infanzia tra orfanotrofi, istituti di correzione e carceri; Herzog lo scelse come protagonista di L’enigma di Kaspar Hauser (1974), ispirato al mistero di un uomo vissuto nel XIX secolo, la cui vita presenta elementi in comune con quella di Bruno. Il film vinse il Grand Prix Speciale della Giuria al festival di Cannes ed è ora considerato un classico.
Verso la fine del 1974 giunse a Herzog la notizia che Lotte Eisner, anziana critica cinematografica a cui era estremamente legato, stava per morire a Parigi. Egli decise di non andare a Parigi in aereo, bensì di partire a piedi da Monaco e camminare verso Parigi seguendo un percorso il più possibile simile a una linea retta.
NELLA SECONDA META’ ANNI ’70 FIRMA I FILM PIU’ CARATTERISTICI – l film successivo, Cuore di vetro (Herz aus Glas), può essere definito sperimentale: per ritrarre la passività di un villaggio bavarese di fronte a una catastrofe imminente, Herzog ipnotizzò di persona tutti gli attori (non professionisti) del cast, facendoli recitare in stato di trance. Durante il montaggio di questo film, nell’agosto 1976, al regista giunse la notizia che un’isola del pacifico, Guadalupa, stava per essere distrutta dall’eruzione di un vulcano e che un solo uomo si era rifiutato di lasciare la propria casa; Herzog, nonostante il pericolo, si precipitò sul luogo con l’operatore di fiducia Jörg Schmidt-Reitwein e l’operatore americano Edward Lachman. I tre effettuarono le riprese che diventarono il film La Soufrière, dal nome del vulcano. Paradossalmente il vulcano poi non eruttò e così il film diventò una “cronaca di una catastrofe inevitabile che non ha avuto luogo”.
Il progetto successivo era un adattamento del dramma teatrale Woyzeck di Georg Büchner, che doveva essere interpretato da Bruno S. ed Eva Mattes, ma pochi giorni prima dell’inizo delle riprese Herzog si convinse che Bruno non era adatto per il ruolo, che invece era perfetto per Klaus Kinski. Herzog lo comunicò a Bruno ma questi gli rispose che aveva già preso un periodo di ferie dall’acciaieria dove lavorava, così Herzog scrisse in pochi giorni una nuova sceneggiatura per lui ed Eva, ispirandosi direttamente alla figura del suo attore. Il risultato fu La ballata di Stroszek (Stroszek, era il nome di un compagno di scuola di Herzog, già usato per il protagonista di Segni di vita); venne girato tra Berlino e gli Stati Uniti e uscì nel 1977. Lo stile crudo e realistico e l’estrema vicinanza tra attore e personaggio contribuirono a dare al film un sapore quasi da documentario, con al centro un uomo ancora una volta in rotta con la società.
I ritratti di personaggi “diversi” continuarono con Nosferatu, il principe della notte (Nosferatu: Phantom der Nacht, 1978), tributo al classico muto di Murnau, e Woyzeck (1979), interpretati entrambi da Klaus Kinski con una settimana di pausa tra le riprese del primo e quelle del secondo. In Woyzeck la coprotagonista è ancora Eva Mattes, con la quale Herzog ha una relazione dalla quale nascerà, nel 1980, una figlia, Hanna Mattes. Nel 1979 Herzog iniziò la produzione di un nuovo film, ignaro che essa sarebbe restata nella storia per l’incredibile sequenza di incidenti e difficoltà che poi la protrassero per più di due anni. Il film si basava su un’idea folle: un uomo che, per realizzare un proprio sogno, decide di trasportare una nave sopra una montagna nel bel mezzo della giungla: Fitzcarraldo.
LE DIFFICOLTA’ POST FITZCARRALDO– La disastrosa lavorazione di Fitzcarraldo terminò nel novembre 1981; da allora la produzione di lungometraggi da parte di Herzog subì un brusco rallentamento, forse dovuto anche alla difficoltà di trovare produttori ancora disposti a finanziarlo. Infatti, dopo Fitzcarraldo, furono solo due i lungometraggi che Herzog diresse durante gli anni ottanta: Dove sognano le formiche verdi, film “ambientalista” con protagonisti gli australiani aborigeni, e Cobra Verde (1987), avventura coloniale tratta da un romanzo di Chatwin, in cui Herzog collaborò per l’ultima volta con Klaus Kinski. Herzog disse che la lavorazione di quest’opera fu la peggiore che avesse mai vissuto.
In compenso durante gli anni ottanta si dedicò ad altre attività: principalmente diresse documentari per la TV tedesca, tra cui La ballata del piccolo soldato (Ballade vom kleinen Soldaten, 1984) e Woodabee – I pastori del sole (Wodaabe – Die Hirten der Sonne, 1989), e diresse per la prima volta gli allestimenti di alcune opere liriche.
Gli anni ’90-2000 sono caratterizzati dall’alternanza di film di maggiore stampo “hollywoodiano”, documentari e collaborazioni televisive.
OGGI – Nel 2010 Herzog è presidente della giuria del Festival di Berlino, mentre nel maggio dello stesso anno interpreta se stesso nella prima puntata della terza stagione della serie animata The Boondocks. Nello stesso anno realizza Cave of Forgotten Dreams, un documentario in 3D riguardo alla Grotta Chauvet, in Francia, nella quale sono stati rinvenuti antichi dipinti rupestri.
A marzo 2011 compare come ospite in una puntata dei Simpson. Afferma che quando gli è stata proposta questa collaborazione non sapeva nemmeno che si trattasse di un cartone animato ma pensava fosse solo un fumetto.
A settembre dello stesso anno presenta Into the Abyss, documentario in cui racconta le storie di alcuni detenuti nel braccio della morte. Del film esiste anche una versione estesa a puntate per la TV, intitolata Death Row.
Nel dicembre 2011 Herzog riceve il premio alla carriera del Dubai International Film Festival. In questa occasione afferma di sentirsi solo a metà della sua carriera. In fondo ha dimostrato che le idee e l’originalita’ non gli sono mai mancate. Continuera’ sicuramente a sorprenderci. 
(Fonte: Wikipedia)
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Pubblicato da Vito Andolini

Appassionato di geopolitica e politica nazionale.

0 Risposte a “WERNER HERZOG, UN VISIONARIO DELLA REALTA’”

  1. troppo wikipedico…il neorealismo ci azzecca poco luga secondo me. ci si aspettava qualcosa di più dalla tua sublime penna. travaglio dovrà attendere ancora il suo successore.lucio

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