Voto italiani all’Estero: esclusi i partiti anti-sistema

Voto italiani all’Estero: esclusi i partiti anti-sistema

Il voto degli italiani che si trovano all’Estero è stato introdotto grazie alla legge 27 dicembre 2001, n. 459. E’ conosciuta, come spiega Wikipedia, soprattutto come legge Tremaglia, dal nome del ministro per gli italiani nel mondo Mirko Tremaglia (storico parlamentare dell’Msi, poi AN) che si batté a lungo per il voto degli italiani all’estero. Diventata definitiva con decreto del presidente della Repubblica 2 aprile 2003, n. 104.

Inoltre, dal 2016 il voto italiani all’Estero è stato esteso anche a quanti si trovano fuori dai confini italiani (e sono molti) temporaneamente. Sebbene da almeno tre mesi.

Dunque, da un ventennio anche gli italiani all’estero possono finalmente votare. Tutto molto bello? Insomma. Non mancano ogni volta sospetti di brogli, accusi di disorganizzazioni e quant’altro.

In vista delle prossime elezioni politiche, che si svolgeranno il 25 settembre, c’è un’accusa in più: dalle schede elettorali sono esclusi tutti i partiti anti-sistema. Quelli che già “in casa” hanno dovuto fare i salti mortali per raccogliere le firme e potersi presentare.

Voto italiani all’estero come funziona

Come funziona il voto degli italiani all’estero?

Stando alle istruzioni del Ministero dell’Interno, la circoscrizione Estero è ripartita in 5 collegi:

  1. Europa
  2. Russia e Turchia
  3. America meridionale
  4. America settentrionale e centrale
  5. Africa, Asia, Oceania e Antartide

In ognuno di questi territori vengono eletti un senatore e due deputati, in base alle quote di distribuzione dei seggi riviste dopo il taglio dei parlamentari.

Per candidarsi nella circoscrizione estero le firme da raccogliere erano 250 per ognuna delle quattro ripartizioni, da autenticare attraverso i Consolati e depositare al ministero dell’Interno entro il 34esimo giorno precedente alle elezioni.

I moduli fac-simile per la raccolta firme sono forniti dallo stesso ministero entro il 45esimo giorno dalla data del voto, benché il loro utilizzo non sia obbligatorio, le liste che intendevano servirsi dei moduli raccomandati dalle istituzioni avrebbero avuto solo dieci giorni a disposizione per raccogliere le firme in tutto il mondo.

Gli italiani devono poi esercitare il loro voto per corrispondenza, sperando che non si perda tra le vie postali. Come spiega Money, chi vuole esercitare il diritto al voto deve iscriversi presso l’Aire (l’Anagrafe Italiani Residenti all’Estero), entro il 31 dicembre dell’anno precedente alle elezioni. Mentre in caso di scioglimento anticipato delle Camere, come in questo, entro il decimo giorno dalla comunicazione del giorno delle elezioni. L’iscrizione si intende gratuita.

E’ anche possibile votare presso il proprio Comune di residenza in Italia dove è iscritto.

Voto italiani all’estero: escluse le liste anti-sistema

Byoblu ha contattato gli esponenti di alcune forze politiche anti-sistema, i quali hanno spiegato che il ministero dell’Interno avrebbe riferito verbalmente che il termine per gli adempimenti burocratici per presentarsi all’estero sarebbe stato addirittura il 29 luglio. Quindi appena pochi giorni dopo l’inizio della crisi di governo e senza che si fossero delineati i vari schieramenti in campo.

A rendere chiara la situazione il video di una italiana che mostra le schede elettorali di Senato e Camera. Nel primo caso compaiono sei simboli: 5 Stelle, Impegno Civico, Azione/Italia Viva, PD, il simbolo unitario della coalizione di centrodestra (Meloni, Salvini, Berlusconi), e il Movimento della Libertà (che si rivolge anche nel programma solo ai cittadini residenti all’estero). Alla Camera a questi sei simboli si aggiungono quelli di Sinistra italiana/Verdi e più Europa.

Mancano dunque forze come Italexit, Italia Sovrana e Popolare, Unione popolare, Vita e Alternativa per l’Italia. Quelle cioè che più intendono battersi per avere giustizia rispetto a quanto fatto negli ultimi due anni.

Anche per le circoscrizioni estere valgono le stesse esenzioni dalla raccolta firme in vigore per i collegi italiani (che abbiamo spiegato qui). Solo l’Italia applica regole così stringenti. In Francia non è richiesta alcuna firma. Nel Regno Unito poco più di 6 mila firme per 46 milioni di elettori, circa quindici volte meno che in Italia. Il rapporto tra firme richieste e elettori nel nostro Paese è oltre il doppio di quello della Spagna e della Germania, dove le firme raccolte non vanno autenticate e quindi possono essere raccolte dovunque e da chiunque.

Per chi votano italiani all’estero?

Ad onor del vero, sono ancora pochi gli italiani che votano all’estero. Sarà che sono indignati per aver lasciato il proprio paese, per cui sono disinteressati delle sue sorti politiche. Certi che tanto non cambierà nulla.

Sarà che ad ogni tornata elettorale si sentono e leggo le ormai puntuali notizie su brogli e disorganizzazione. Per cui molti ci rinunciano a priori. E così gli italiani all’estero che votano sono solitamente poco più del 20%. Del resto, i loro connazionali stessi ancora in Italia votano sempre meno, spesso non superando neppure il 50 percento.

Alle elezioni del 2018 sono andati meglio di tutti Movimento cinque stelle e Partito democratico. Partiti che trovano discreti consensi anche tra giovani e comunità LGBTQI+. Sebbene a questo giro molti potrebbero optare per la Meloni, ritenuta anti-sistema e ideale per un voto “di rabbia“. Sebbene dai suoi discorsi lasci intendere che il suo sarà un governo di continuità.

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