Von der Leyen minaccia Italia se esito elezioni sgradito a Ue

Fin da quando è stata istituita la democrazia in Italia con il suffragio universale, il voto è sempre stato influenzato dalle potenze internazionali. Per decenni furono Usa e Urss, poi, caduto il muro, è rimasta solo l’America coadiuvata dalla Germania. Sebbene si parli anche di ingerenze russe.

Finita l’era Merkel, Berlino ha perso forza, anche perché sfiancata dalla crisi energetica che ha messo in ginocchio il suo sistema industriale.

Ma l’Unione europea, malgrado ciò, è ancora viva e vegeta nel dire la sua. Soffiata alle spalle da Washington. Ed ecco che Ursula Von der Leyen – presidente della Commissione europea – è entrata a gamba tesa sulle elezioni di domenica con quella che è una minaccia neanche troppo velata.

Le dichiarazioni della Von der Leyen sulle elezioni di domenica 25 settembre

Come riporta Ansa, incalzata a Princeton sul possibile risultato delle elezioni in Italia, dove sarebbero presenti figure vicine a Putin, ha affermato:

Vedremo il risultato del voto in Italia, ci sono state anche le elezioni in Svezia. Se le cose andranno in una direzione difficile, abbiamo degli strumenti, come nel caso di Polonia e Ungheria

Poi, dopo aver ammesso la necessità di dialogare con tutti quelli che si professano democratici e ammettendo la lentezza dell’Ue, si rivolge agli italiani, confidando nel loro “buon senso” nel votare persone gradite all’Unione europea:

vedremo come vanno queste elezioni: anche le persone, a cui i governi devono rispondere, giocano un ruolo importante

Le minacce della Von der Leyen: vuole farci fare la fine di Polonia e Ungheria

Basta guardare cosa è accaduto a Polonia e Ungheria, paesi governati da partiti euro-scettici, o comunque fortemente critici nei confronti dell’Ue. L’Ungheria, in particolare, viene tacciata di non essere un paese democratico, che viola sistematicamente i diritti civili, ecc.

La verità è che il paese di Orban spesso non si è allineato ai diktat di Bruxelles. Come quando chiuse i confini ai profughi o ha sempre criticato i dazi alla Russia, rifiutando anche il passaggio sul proprio territorio di armi destinate all’Ucraina. Ma l’attuale Premier ungherese viene eletto ormai da un ventennio, confermato anche di recente.

Il risultato però è che all’Ungheria sono stati tagliati i fondi europei lo scorso giugno, così come alla Polonia. Nonostante il fatto si stia facendo carico dei profughi ucraini essendo confinante col paese invaso dalla Russia e sia l’avamposto dell’Unione europea rispetto alla Russia. Ma tant’è. L’Unione europea non ne vuole sapere e colpisce chi non si allinea del tutto.

Questo è il modo in cui, insomma, a Bruxelles trattano i paesi membri. L’Ucraina ci pensi bene.

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