Dopo la riunione-lampo e la notizia, alcuni operai si sono messi a piangere alla relazione dei sindacalisti, dando vita a presidi della fabbrica e riunendosi in assemblea permanente.
La holding dell’azienda ha ribadito che l’intervento non è evitabile né rimandabile, ma al contempo dichiara disponibilità ad aprire da subito un tavolo con le organizzazioni sindacali con l’obiettivo di individuare il miglior percorso e le migliori soluzioni in termini di ammortizzatori sociali per i lavoratori coinvolti. E per la produzione di caffettiere, cadute sotto i colpi della concorrenza «low cost», Bialetti Industrie, che ha già chiuso in India e oltre a Coccaglio mantiene stabilimenti anche in Turchia e Romania, spiega di voler perseguire un nuovo modello di business integrato Italia-estero che consentirebbe di mantenere nel Verbano Cusio Ossola solo alcune parti ad alto valore aggiunto rivolgendosi a fornitori strategici già collaudati. Ricerca, design e sviluppo verrebbero concentrati invece nel bresciano.
Il rito del caffè in Italia è sacro, ma ormai sta prendendo sempre più piede l’utilizzo della cialda anziché della moka (segno anche dei ritmi turbolenti e nevrotici che la società contemporanea ci costringe a vivere); oltre poi ad incidere l’annoso problema della pressione fiscale cui sono sottoposte le aziende sul nostro territorio rispetto ai Paesi dell’est europeo. Ma per il Governo le priorità sono il federalismo, il presidenzialismo, la riforma della giustizia e le intercettazioni. Occupazione, sanità, ricerca e sicurezza sono quisquilie e pinzellacchere come diceva Totò.
(Fonte: http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/cronache/201004articoli/53923girata.asp)