Vitamina D, stretta su prescrizioni solito taglio a danno dei pazienti?

Vitamina D, stretta su prescrizioni solito taglio a danno dei pazienti?

Next stop: Vitamina D. A quanto pare, le lunghe forbici dello Stato questa volta taglieranno come stoffa nelle mani di un sarto anche le prescrizioni di Vitamina D in caso di fragilità ossea negli adulti sani. Confermando ancora una volta che il detto “prevenire è meglio che curare” è ormai sempre più solo lo slogan pubblicitario di una nota marca di dentifrici.

Infatti, l’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) ha rivisto i criteri di appropriatezza in base a nuove evidenze scientifiche che specificano anche la mancanza di benefici contro il Covid. Gli endocrinologi sono però scettici a riguardo.

Vitamina D: cosa dice AIFA

Come riporta Il Sole 24 Ore, più precisamente il punto riguarda la supplementazione con vitamina D e suoi analoghi (colecalciferolo, calcifediolo), per la prevenzione e il trattamento degli stati di carenza nell’adulto.

La determina dell’Aifa (n. 48/2023) è stata pubblicata il 22 febbraio 2023 in Gazzetta ufficiale, come aggiornamento della Nota istituita nel 2019, a seguito di “nuove evidenze scientifiche che hanno ulteriormente chiarito il ruolo della vitamina D in assenza di concomitanti condizioni di rischio“.

Quali sarebbero queste evidenze scientifiche? L’Agenzia fa riferimento in particolar modo a 2 studi scientifici: lo studio americano Vital (Nejm 2022) e lo studio europeo Do-Health (Jama 2020).

Entrambi – ricorda l’agenzia – hanno concluso che la supplementazione con dosi di vitamina D più che adeguate (2000 UI die di colecalciferolo) e per diversi anni (oltre 5 anni nel primo studio e 3 anni nel secondo) non è in grado di modificare il rischio di frattura nella popolazione sana, senza fattori di rischio per osteoporosi.

Questi risultati si sono confermati anche tra i soggetti con livelli più bassi di vitamina 25(OH)D.

Occhi puntati poi sul presunto ruolo preventivo che la Vitamina D avrebbe sul Covid, notizia rimbalzata durante la Pandemia e che aveva portato molti a procurarsela in Farmacia o sul web. Secondo AIFA: «non ha dimostrato alcun beneficio della vitamina D anche in questa condizione»

Prescrizione Vitamina D: cosa cambia

Cosa cambia dunque nel concreto? Sara innanzitutto introdotta una nuova categoria di rischio ”persone con gravi deficit motori o allettate che vivono al proprio domicilio“. Ci sarà poi la riduzione da 20 a 12 ng/mL (o da 50 a 30 nmol/L) del livello massimo di vitamina 25(OH)D sierica, in presenza o meno di sintomatologia specifica e in assenza di altre condizioni di rischio associate, necessario ai fini della rimborsabilità.

Ed ancora, specificazione di livelli differenziati di vitamina 25(OH)D sierica in presenza di determinate condizioni di rischio (ad es. malattia da malassorbimento, iperparatiroidismo) già presenti nella prima versione della Nota. Un aggiornamento del paragrafo relativo alle evidenze più recenti sopracitate e inserimento di un breve paragrafo dedicato a vitamina D e Covid-19.

Infine, sarà introdotto un nuovo paragrafo sui potenziali rischi associati all’uso improprio dei preparati a base di vitamina D.

Lo scetticismo degli endocrinologi

Gli endocrinologi sono scettici su questa stretta, giacché ritengono che sia più mossa dettata da una logica economica non clinicamente valida.

Annamaria Colao, presidente della Società italiana di endocrinologia (Sie) non nasconde il suo disaccordo:

Studi sperimentali mostrano quanto sia importante per tantissimi apparati, da quello immunitario a quello scheletrico. Varrebbe la pena studiare meglio questo ormone, con studi clinici ampi e complessi, che ne valutino l’impatto sullo stato di salute generale della persona

La vitamina D è da sempre usata per fratture dovute a osteoporosi, ma viene anche prescritta a donne in gravidanza per evitare deformazioni del feto, ai neonati nei primi mesi di vita, ai bambini durante la crescita per potenziare apparato immunitario.

La Colao mette in guardia sui rischi di una carenza di Vitamina D:

È un composto che ha recettori in tutte le cellule, il suo deficit è correlato allo sviluppo tumori, al peggioramento di obesità e diabete, all’aumento dell’ipertensione

Anche perché oggi assorbiamo molta meno vitamina D rispetto a decenni fa, soprattutto perché da bambini si era molto più esposti al sole, visto che i bambini giocavano molto di più all’aperto e si stava anche più tempo al mare. Anche per tutti i tre mesi estivi. Chi non poteva permetterselo poteva usufruire per esempio delle colonie, di fatto ormai sparite.

La dottoressa Colao aggiunge poi che le ricerche mostrano che da sola la vitamina D non previene le fratture, ma ciò in quanto la fragilità ossea negli anziani può esser dovuta anche a carenze nutrizionali nel corso di tutta la vita e ad altre patologie. Fattori che la ricerca non prende in considerazione.

Infine, riguardo il Covid-19, Annamaria Colao ribadisce la bontà della vitamina D per quanto concerne la prevenzione ma non serve a curare il virus.

Nel 2021, come riporta LaRepubblica, si sono spesi oltre duecento milioni di euro per prescrivere l’ormone (la vitamina D è un ormone). Tuttavia, più che di una demonizzazione, bisognerebbe parlare di razionalizzazione.

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Pubblicato da Vito Andolini

Appassionato di geopolitica e politica nazionale.

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