Scopriamo cos’è la via del cotone, progetto americano alternativo alla via della seta cinese.
Tanto tuonò che piovve. La guerra tra Israele e Palestina si è allargata anche al Libano e all’Iran. Ciò conferma quanto avevamo già scritto: il “7 ottobre” israeliano corrisponde all’11 settembre americano. Eventi traumatici auto-inflitti scatenati per giustificare l’avvio di operazioni più grandi.
Se la tragedia americana è servita per consentire all’amministrazione Bush di invadere Afghanistan e Iraq, l’operazione dello scorso anno è servita a Israele per scatenare il genocidio in corso a Gaza, provocare la reazione di Hamas e di Hezbollah e quindi fare guerra pure a Libano e Iran.
Per fare questo, come in Ucraina, a Washington serviva un personaggio facilmente manipolabile, come “Sleepy” Joe Biden.
E proprio come per le operazioni americane, anche quelle israeliane hanno un fine ultimo commerciale. Si chiama Via del cotone. Ecco in cosa consiste.
Cos’è la Via del cotone in Medioriente
A spiegare bene questo progetto è sul proprio profilo Twitter, il giornalista Gilberto Trombetta.
Si tratta di una guerra che era implicita nei patti di Abramo e nella via del cotone, l’alternativa americana alla via della seta (quella promossa dalla Cina, che i governi Draghi e Meloni hanno distrutto, in nome della liquidazione fallimentare di questo paese in corso da trent’anni), che prevede l’unione dei porti dell’India agli Emirati per trasferire gas, petrolio e merci su rotaia fino alla costa mediterranea di Israele.
Per fare ciò occorre il controllo di Gaza e dunque, liberarsi di Hamas e, soprattutto, di Hezbollah. Del resto, a largo delle coste libanesi sono anche anche stati scoperti importanti giacimenti petroliferi, alla faccia delle auto elettriche e de futuro ecosostenibile che tanto vogliono imporci.
Si tratterebbe, spiega Trombetta, di una strategia geopolitica americana (che unisce Biden/Harris e Trump), concordata con i Paesi europei e in favore dei Paesi sunniti del Golfo. La responsabilità ricade, conclude, su tutti gli attori coinvolti, USA e Paesi europei in primis.
Anche l’Italia partecipa alla via del cotone
Come ricorda Maurizio Blondet, anche l’Italia ha aderito alla via del cotone, in ossequio ai desiderata americani. Il patto è stato stretto a New Delhi, a margine del G20, con la firma da parte della premier Giorgia Meloni del memorandum d’intesa per un corridoio India-Medio Oriente-Europa (IMEC) sottoscritto anche dai leader di Stati Uniti, India, Arabia Saudita, Emirati, Francia, Germania, Unione europea.
Si tratta di due collegamenti:
- uno ferroviario tra l’Europa e il Golfo (Emirati, Arabia Saudita, Israele, Giordania);
- l’altro portuale tra India e Golfo.
Ma prevede anche cavi per la trasmissione dei dati e dell’elettricità e tubature per l’idrogeno verde. Il progetto è stato adottato dalla Partnership for Global Infrastructure and Investment (PGII), un’alleanza creata dal G7 nel 2022, e dal Global Gateway dell’Ue, che ha destinato una spesa fino a 300 miliardi di euro per investimenti sulle infrastrutture all’estero tra il 2021 e il 2027.
Resta poi l’ambiguità dell’India, che tiene un piede nei BRICS e uno con gli occidentali. Chissà che un giorno non si spezzi divaricando troppo le gambe…