Verdi non vogliono M5S nel gruppo europeo: chi più ridicolo?

Ciò che si sta consumando in queste ore tra Verdi e M5S richiama alla mente quanto si verificò nel 2017 con il gruppo ALDE. Cioè quando il Movimento cinque stelle provò ad entrare nel gruppo liberaldemocratico europeo che però li rifiutò. Ora il M5S viene respinto dai Verdi.

In effetti, nel caso dell’ALDE, l’ingresso da parte del M5S appariva una nota stonata, visto che i Cinquestelle si presentavano anche a Bruxelles come un movimento anti-sistema, ma poi cercavano di entrare in un gruppo storicamente filo-europeista e principale alleato del PPE. Partito da sempre al governo dell’Unione europea. Ne parlammo qui.

Ora la vicenda è più grottesca, come insegna del resto la storia quando qualcosa si ripete una seconda volta. Infatti, tra M5S e Verdi non si sa chi sia più ridicolo.

Perché Verdi non vogliono M5S nel gruppo europeo

Come riporta Il Fatto quotidiano, il segretario dei Verdi italiani, Angelo Bonelli e la ex M5s Eleonora Evi, co-portavoce dei Verdi, hanno convocato la stampa per esporre le ragioni secondo cui, per loro, non può esserci alcuna alleanza.

Le ragioni addotte risiedono nel fatto che Conte e il suo M5S abbiano “governato insieme alla destra estrema di questo paese violando i diritti dei migranti”, riferendosi dunque al Conte I quando Salvini, allora Ministro degli interni, impose la chiusura dei porti.

Ma ci sono anche ragioni squisitamente ambientaliste:

sempre il governo guidato dal leader pentastellato ha approvato il piano clima ed energia che è stato bocciato dall’Europa, poi sull’Ilva si sono solo confermate le politiche dei governi precedenti

infine, il terzo motivo per Bonelli riguarda la politica estera:

per non parlare della questione dei rapporti tra Conte e Bolsonaro, rivendicati proprio dall’ex presidente del consiglio

Non ha citato Donald Trump, il quale in occasione delle elezioni politiche dello scorso settembre si chiedeva come stesse andando “il suo Giuseppi“. Comunque, Angelo Bonelli fa una analisi a 360 gradi.

La risposta di Giuseppe Conte non si è fatta troppo attendere, parlando di accuse false e di Bonelli che vorrebbe monopolizzare il tema ambientale e stia pure mal sfruttando il potenziale ambientalista per una grande formazione politica:

Io non ho capito se Bonelli ha più a cuore le sfide ambientali o la difesa di un interesse di partito. Sono tantissimi anni che fa politica, il consenso che raccoglie è modesto. Io penso che lo spazio politico per la tutela dell’ambiente e la difesa della biodiversità sia immenso. Pensare di poter rivendicare un monopolio mi sembra fuori luogo. Quindi tutta questa agitazione, con accuse anche false, non la capisco

Bonelli ha poi contro-replicato riconfermando le accuse e la ferma posizione.

Tra Bonelli e Conte è una bella sfida

In effetti è difficile dire chi abbia ragione. Probabilmente entrambi ed in queste reciproche accuse, tutte vere, confermano entrambi di essere nel torto.

Bonelli guida da anni i Verdi, e benché ormai da tempo il tema ambientalista sia diventato centrale nell’agenda anche economica della politica, i Verdi prendono ancora il 2 percento. E devono pure andare alle elezioni con altri simboli per cercare di farcela. A differenza di altre realtà europee come quella francese o tedesca, per esempio.

Inoltre, sul tema immigrati non può parlare molto, vista la vicenda Soumahoro.

Quanto a Conte, anche lui non è da meno. In effetti ha avallato la politica salviniana dei porti chiusi, ma, ancora peggio, ha rinnegato tutto il giorno dopo la caduta del Conte I. Accusando pure Salvini di essere un mostro. Inoltre, negli anni passati al governo da premier o da principale alleato, non ci sembra abbia fatto mirabilie sul tema ambiente.

Insomma, tra i due è una bella lotta. Che vinca il migliore, o, se preferite, il meno peggio.

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Pubblicato da Vito Andolini

Appassionato di geopolitica e politica nazionale.

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