Ursula von der Leyen, la riconferma inizia con un’ecotassa di 3mila euro l’anno fino al 2050

Ursula von der Leyen, la riconferma inizia con un’ecotassa di 3mila euro l’anno fino al 2050

Un rapporto dell’Institut Rousseau, think tank francese, indica un conto salato di circa 40mila miliardi di euro da qui alla metà del secolo per decarbonizzare l’economia europea

Il secondo mandato di Ursula von der Leyen è ufficialmente iniziato, avendo ottenuto l’avallo del Parlamento europeo, grazie al voto della solita accozzaglia che si mette insieme per fermare gli euroscettici. Peraltro, la Ursula era l’unica candidata. Roba da Unione sovietica, del cui pericoloso ritorno oggi proprio l’Ue vuole metterci in guardia.

Tra i primi atti non poteva mancare una tassa green, che, stando a diversi calcoli dovrebbe costare 3mila euro a contribuente italiano.

Quanto ci costa il Green Deal voluto da Ue

Come riporta Il Giornale, Bruxelles stima che l’implementazione del Green Deal necessiterà di investimenti annui dell’ordine di circa 1.285 miliardi all’anno, pari all’8% del Pil europeo. Le risorse da mettere in campo saliranno a 1.500-1.600 miliardi annui tra il 2031 ed il 2050.

Un rapporto dell’Institut Rousseau, think tank francese, indica un conto salato di circa 40mila miliardi di euro da qui alla metà del secolo per decarbonizzare l’economia europea, una somma pari al 10% dell’intero Pil del blocco e pari a 1.520 miliardi ogni anno.

Considerando che il nostro Paese è il terzo contributore Ue con circa il 12% delle risorse, il salasso teorico è di quasi 3mila euro l’anno per ognuno dei 42 milioni di contribuenti italiani.

Le aziende sono già sul piede di guerra. Il presidente di Confindustria Emanuele Orsini ha avvertito come una transizione green a marce forzate, a partire dal taglio delle emissioni di CO2 del 90% al 2040, rischia di penalizzare ulteriormente la competitività delle imprese. Già impegnate ad affrontare un processo di decarbonizzazione che solo all’Italia costerà circa 1.100 miliardi nei prossimi dieci anni.

Il peso green sull’automotive

A rischio poi l’automotive: la direttiva Ue prevede lo stop alla produzione e alla vendita di vetture dotate di motori endotermici, quelli insomma a combustione, alimentati a benzina, diesel o gasolio.

Uno studio dell’Acea, l’associazione europea dei costruttori di auto, indica in totali 3.500 miliardi di euro il costo totale per la transizione verso veicoli a emissioni zero.

Di questi, circa 2.000 miliardi sarebbero a carico degli automobilisti tra maggiori costi dell’auto, costi per le infrastrutture di ricarica. L’Acea stima un 20-30% medio di maggior costo delle auto elettriche/ibride rispetto alle auto a benzina e diesel.

Poi c’è la questione case Green

Infine, la mannaia Green dell’Unione europea riguarderà anche la casa. Tra gli obblighi più stringenti spicca il divieto, a partire dal 2040, di installare caldaie a gas. La direttiva demanda agli Stati membri la predisposizione di finanziamenti e misure di sostegno al fine di realizzare gli investimenti necessari per trasformare il loro parco immobiliare in edifici a emissioni zero entro il 2050.

Deloitte stima, in base ai dati Istat, un conto molto salato tra gli 800 e i 1.000 miliardi di euro, ossia circa quattro Pnrr. L’Italia paga l’alta percentuale di immobili in classe energetica F e G, pari al 63% del totale (45% in Germania, 21% in Francia). Se andiamo a guardare il costo per singola abitazione, le stime diffuse dal Codacons parlano di un range tra 35mila e 60mila euro per adeguare gli edifici.

Ma indignarsi e scandalizzarsi serve a poco se poi, ormai cronicamente, la metà degli italiani preferisce non andare più a votare anziché dare sostegno ai partiti e movimenti anti-sistema. Bene ha fatto Fratelli d’Italia a non aver appoggiato la von der Leyen.

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Pubblicato da Carlo Brigante

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