L’Upgrade di Google di ottobre 2023 ha penalizzato ingiustamente molti siti, senza fornire spiegazioni sui criteri utilizzati.
Google periodicamente effettua l’Upgrade del proprio motore di ricerca, rinnovando algoritmi e criteri per migliorare, almeno sulla carta, la qualità dei risultati offerti. Per consentire agli utenti di avere sempre contenuti attinenti alle proprie reali esigenze e a ciò che stavano cercando.
Decidendo, anche arbitrariamente, a colpi di freddi algoritmi cosa sia una fake news, un contenuto scadente, di scarso valore e così via.
Tuttavia, nel 2023 ci sono stati due Upgrade molto importanti, a marzo e a ottobre, che hanno inciso pesantemente sul posizionamento dei siti indicizzati sul motore di ricerca. Detto in parole povere, appannaggio di quanti sono poco avvezzi sulla questione, ha penalizzato molti siti che prima risultavano tra i primi risultati della ricerca.
Soprattutto l’Upgrade di ottobre è stato molto incisivo, abbattendo molti siti tra cui il presente. E la cosa peggiore è che lo abbia fatto senza criteri precisi. O, quanto meno, non abbia mai detto ufficialmente come sia avvenuta questa selezione darwiniana dei contenuti.
Ha rimescolato le carte e, in molti casi, penalizzando pesantemente in maniera ingiusta siti curati favorendo invece siti che addirittura hanno scopiazzato proprio da quei siti.
Upgrade ottobre 2023 di Google: l’Apocalisse del motore di ricerca
Probabilmente, ottobre 2023 può essere considerata la data “zero” del motore di ricerca Google. Una sorta di Apocalisse che non ha guardato in faccia nessuno, mettendo da parte la meritocrazia. E’ come se, usando una metafora religiosa, il Dio cristiano distribuisse le persone tra Paradiso, Purgatorio e Inferno in modo casuale. Senza considerare il percorso di ciascuno. Anzi, quasi tendendo a mandare in Paradiso quanti non lo meritassero e all’Inferno chi avesse osservato più o meno con continuità i 10 Comandamenti.
Addirittura, come spiega un utente sul forum di supporto di Google, può capitare che, per alcune query di ricerca, i risultati che hanno preso il posto di determinate pagine, abbiano all’interno informazioni prese proprio dal sito penalizzato, magari pure linkandolo.
Sempre nel Topic si legge di un caso clamoroso:
una guida per scaricare documentazione di un famoso istituto di credito, usata fino al 5 ottobre da centinaia di persone ogni giorno, oggi si vede sostituire da articoli che parlano persino di un altro istituto di credito
Infatti, alcune query di ricerca portano tra i primi risultati contenuti che non c’entrano nulla. E non viene neppure premiato spesso un sito ottimizzato per i dispositivi mobili (da dove ormai proviene il grosso delle visite), cioè più veloce e responsive.
Insomma, Google pare proprio che abbia deciso di tagliare le gambe a tutta una serie di siti e per ragioni davvero incomprensibili. Forse Google potrebbe penalizzare i siti che mostrano annunci di Google Adsense, che magari per esso comportano più un costo che un’entra. Insomma, quanti cercano di monetizzare seppur sempre col servizio fornito dalla stessa Big G.
O chissà, magari Google ha fatto un pasticcio e non lo dichiara ufficialmente. Fatto sta che sono trascorsi 7 mesi e nulla è cambiato, anzi, il tracollo prosegue. Come mostra il grafico riferito a questo blog.
Come risolvere crollo posizionamento su Google dopo Upgrade
Gli unici consigli che gli esperti di SEO stanno fornendo, dato che anche essi brancolano nel buio, è di continuare a produrre contenuti di valore, unici, che rispettino le principali regole SEO.
Mentre per quelli penalizzati dall’Upgrade di ottobre o da quelli precedenti e successivi, è quello di aggiornarli, cercando di capire come riportarli più in alto, magari rielaborandoli con query maggiormente apprezzati da Big G.
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