Un Eco per Umberto e quel silenzio sugli intellettuali di destra

LA MORTE DEL GRANDE INTELLETTUALE ALESSANDRINO METTE ANCORA UNA VOLTA IN RISALTO LA DISPARITA’ DI TRATTAMENTO TRA INTELLETTUALI DI DESTRA E DI SINISTRA
Tessere lodi a Umberto Eco anche in questa sede sarebbe cosa inutile. Giornali, tv e web lo stanno facendo abbondantemente da due giorni. E a ragione. L’intellettuale, scrittore e professore alessandrino ha sfornato fior fior di bestseller, sebbene venga ricordato soprattutto Il nome della rosa, con le sue 12-14 milioni di copie vendute. E’ stato probabilmente il più erudito ed enciclopedico tra gli intellettuali italiani. Semiologo di formazione, innovatore negli anni in cui il mondo cambiava pelle e gli intellettuali si immergevano nel fiume in piena della ribellione. Ha saputo dare perfino ai fumetti, relegati per decenni a qualcosa destinato all’ozio, alla fanciullezza, alla spensieratezza, una valenza  letteraria.

ECO A SINISTRA FORSE PER OPPORTUNISMO – Ma l’eco – e scusatemi il gioco di parole – dato alla sua carriera, evidenzia anche un altro fatto: che in Italia la cultura sia sempre stata considerata “roba di sinistra”. Umberto Eco è stato bravissimo nella scelta di campo utile a portarlo sull’Olimpo. Pur essendo stato cattolico all’inizio della carriera, non ha esitato a diventare miscredente e a schierarsi a sinistra in tempi in cui i cristiani erano democristiani, cioè gentucola conformista, mentre i laici erano comunisti e quindi degni della massima stima. Con ciò non si vuol dire che sia saltato da una sponda all’altra per opportunismo. Probabilmente si è limitato a seguire la propria indole di uomo del giorno. Ma il sospetto rimane, visto che il passaggio da qui a là gli ha giovato parecchio in termini di consenso e di incasso. I laici progressisti negli ultimi 60 anni hanno goduto di grandi agevolazioni: porte aperte, buona stampa, elogi sperticati della corporazione dei cosiddetti intelligenti.
Eco, a differenza degli intellettuali di destra, seppe inserirsi nel filone giusto riuscendo a suscitare l’attenzione e l’approvazione nei contemporanei affascinati dall’eurocomunismo inventato da Luigi Berlinguer, una teoria fantasiosa eppure in grado di sedurre circa la metà della beota popolazione italiana. Fu bravo a intuire la strada da percorrere per giungere in vetta al gradimento dei cittadini sedicenti illuminati. Ciò non toglie alcun merito allo scrittore alessandrino, anzi accresce la misura della sua abilità di intellettuale (quasi) organico.
GLI INTELLETTUALI DI DESTRA DIMENTICATI – Peccato che il mondo della cultura italiana – semmai esista ancora – abbia dimenticato presto altri intellettuali, non meno validi, che rispetto ad Eco hanno solo avuto il torto di non essere di sinistra. Si pensi a Giuseppe Berto, grande scrittore che negli anni Sessanta vinse per sbaglio il Campiello con il Male oscuro, romanzo contro la psicoanalisi. Ma che fu dimenticato (e schifato) in fretta, perché genericamente di destra, ossia ostile alle ideologie correnti e di maggior presa nel periodo in cui i suoi libri erano in commercio. Quando tirò prematuramente le cuoia non fu celebrato adeguatamente. Lo stesso dicasi per Giuseppe Prezzolini, snobbato poiché conservatore dichiarato, eppure forse il più grande giornalista italiano in assoluto. E cosa dire di Leo Longanesi, il cui cognome è oggi evocato solo per la casa editrice che porta il suo nome, ma neppure di primissimo livello. Longanesi è stato un grande giornalista; ha anticipato la grande stagione dei rotocalchi con il settimanale Omnibus nel 1932; era dotato di satira pungente producendo aforismi ancora oggi attuali sui vizi e difetti italiani e scrivendo libri in cui fotografava in chiave ironica e lungimirante l’Italia del tempo e del prossimo futuro; fondò negli anni ’50 Il borghese, autentica scuola per tanti giornalisti diventati famosi o in cui collaborarono altri già affermati.
Longanesi andrebbe commemorato con tanto di anniversario ogni anno (morì il 27 settembre 1957, nel suo ufficio a Milano, dimostrando di essere lungimirante anche in questo, dato che il 16 dello stesso mese aveva scritto: «È un peccato vivere, quando tanti elogi funebri ci attendono»). Andrebbe studiato nelle scuole e nelle università, gli andrebbe intitolato un premio letterario, istituti scolastici. Invece niente. Dimenticato.
E’ scampato a questo oblio, invece, Indro Montanelli. Ma giusto perché si è aggraziato la sinistra italiana con l’anti-berlusconismo dei suoi ultimi dieci anni di vita.
Non ho letto nulla di Umberto Eco e non ne faccio un vanto. Ma non credo che lo farò ipocritamente dopo la sua morte. La sua morte e la nomina di Daria Bignardi a direttrice di Raitre, ci dicono che per la cultura italiana non è proprio un buon momento. Ma di questo parlerò domani.
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Pubblicato da Vito Andolini

Appassionato di geopolitica e politica nazionale.

9 Risposte a “Un Eco per Umberto e quel silenzio sugli intellettuali di destra”

  1. Temo che ha dx si valorizzi di più il fatto di enfatizzare la dx degradando per forza la sx, dico questo perchè nelle prime due risposte a questo post, pur essendo persone, mi pare , che nelle loro risposte sono non mi pare di dx, stanno valorizzando quel senso di cultura che può essere di coloro definiti scrittori di dx, ciononostante sembra ci siano molti no.

  2. Eco amava la letteratura e non mi sembra che il giusto approccio sia quello di fare le barricate sulle sue idee politiche, come su quelle di Sartre o di Borges, che possono avere visioni del mondo diverse, ma letterati rimangono.

  3. Forse sarebbe più utile ricordare che, l'Intellettualismo di sinistra, magari non esiste più da molto tempo. Sembra diventato un vecchio adagio tipo "rosso di sera bel tempo si spera"! Con questo atteggiamento politico si tende a vivere di rendita per il futuro, un futuro che snaturerà tante "fole"…magari ci vedranno un intellettualismo di sinistra arricchito/svilito da un certo snobismo! Ai posteri…

  4. eco,un radical chich di sinistra….chissa' perchè in italia i registi,produttori,attori e scrittori diventano tutti delle celebrrita'! e puntualmete vanno a presentare il loro ultimo "lavoro" al tempo che fa'….da quei due che "lavorano" per poco…niente…basta la soddisfazione,dicono.

  5. Già, invece di dividere gli intellettuali tra destra e sinistra, li potevamo dividere per appartenenza alla squadra di calcio, così almeno era più simpatico. Prima di parlare di un intellettuale considerato da tutto il mondo (non parlo dell'Italia) quello più importante del nostro paese, sarebbe bene leggerlo, non dico tanto, almeno 2 o 3 opere delle centinaia che ha scritto. Per inciso: Eco ha venduto 50 milioni di libri solo con 1 romanzo, tradotto in 40 lingue ed ha impressionato così tanto, che Hollywood ci ha fatto un film di successo internazionale. Teneva lezioni universitarie in 5 lingue parlate + greco e latino antico. Ha pubblicato una decina di romanzi. Ha pubblicato centinaia di studi. Ha 40 lauree ad honorem Ha una dozzina di riconoscimenti internazionali Statali. Per dire.

  6. non ho seguito ECO perche' seguivo altri filosofi , ma mi basta sapere che ha pronunciato una frase immensa : il calcio e' depravato piu' del sesso mercenario

  7. Dopo post di questo genere,che di letteratura,di cultura,di sapienza,di filosofia non parlano affatto,mentre dovrebbero farlo visto il personaggio e la sua opera,sia didattico-filosofica che da romanziere,ma parlano solo da un punto di vista ideologico,non si può che dare ragione Eco che riguardo ad internet disse:" Internet? La cosa più evidente è che ha dato voce a legioni di imbecilli."

  8. Quanta idiozia messa così sguaiatamente in vetrina. Si attacca Umberto Eco ignorando Umberto Eco, affermando di non averlo mai letto…Come stroncare un film senza averlo mai visto. Ammesso, poi, che si sia letto qualcun altro. A giudicare dai contenuti sicuramente no: solo chi non è andato oltre le parole crociate può dividere gli scrittori in comunisti e democristiani e prendersela con il popolo bue ["beota"], almeno quella metà che ha seguito l'eurocomunismo. Perché quell'altra metà che ha seguito Berlusconi invece sprizza intelligenza da tutti i pori. Per non dire dei riferimenti assolutamente palesi a un certo opportunismo puramente venale o di carriera. Che detto in una cornice dove i banner ti vengono mitragliati a velocità impressionante portandoti addirittura su pagine non richieste presuppone una doppiezza superiore alla faccia tosta. Per cui un tributo a un intellettuale di destra va fatto, per equilibrare la partita. A Marinetti, quello delle "Parole in libertà".

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