Vediamo perché l’amministrazione Trump ha dichiarato guerra ad alcune università americane tra le quali Harvard.
Donald Trump ha dichiarato guerra alle Università americane progressiste, quelle che sono facoltose e private, ma che non disdegnano di ricevere congrui fondi statali. Tra queste anche Harvard, forse la più prestigiosa di tutte. Di sicuro la più antica, fondata nel 1636 da John Harvard.
La Segretaria all’Istruzione, Linda McMahon, in una lettera inviata al rettore di Harvard e pubblicata anche online (con Harvard che ironicamente ha sottolineato col rosso alcuni errori grammaticali) ha spiegato che l’università
non dovrebbe piu’ richiedere Borse di studio al governo federale, poiché non ne riceverà alcuna
aggiungendo poi che Harvard
non ha rispettato i suoi obblighi legali, i suoi doveri etici e fiduciari, le sue responsabilità in materia di trasparenza e qualsiasi parvenza di rigore accademico
Tutto è partito, come spiega Open, dal fatto che Harvard non ha accettato la supervisione governativa sulle sue ammissioni, sulle procedure di assunzione e sulle sue inclinazioni politiche. L’amministrazione aveva già congelato circa un mese fa 2,2 miliardi di dollari di finanziamenti federali. Inoltre, ha già fatto sapere che il totale previsto, ovvero 9 miliardi, saranno in fase di revisione.
Di sicuro, Harvard non si dispererà, poiché, si legge sempre nella lettera, un patrimonio stimato in 53,2 miliardi di dollari nel 2024. L’Università paga anche le sue posizioni contro Israele, favorendo posizioni Pro Palestina.
Ma c’è anche dell’altro. Il governo Trump vuole vietare esperimenti biologici pericolosi, di quelli che sarebbero anche alla base della nascita del Covid-19. E discriminazioni razziali inverse che si perpetuano all’interno dell’Ateneo.
Harvard come laboratorio di virus
Andando nei particolari, tra le misure annunciate c’è la fine dei finanziamenti federali statunitensi per alcuni programmi di ricerca all’estero che includono la cosiddetta ricerca “gain-of-function“, basata sulla modifica deliberata di agenti patogeni. Queste pratiche nascono ufficialmente con l’intento di studiare l’evoluzione dei virus rendendoli così artificialmente più virulenti o trasmessibili, per prevenire future pandemie e sviluppare vaccini.
Tuttavia, secondo l’amministrazione Trump, che vede alla sanità Bob Kennedy jr., già famoso per la sua battaglia contro i vaccini anti-covid e il Green pass, il rapporto rischi-benefici sarebbe sconveniente. Avallando così la teoria che il virus che ha tenuto in scacco il mondo tra il 2020 e il 2022 fosse nato proprio da uno di questi laboratori. In particolare, l’Istituto cinese di virologia di Wuhan.
Del resto, il vento è cambiato anche in seno alla Food and Drug Administration (FDA), l’agenzia che si occupa di avallare la messa in commercio di farmaci o l’attuazione di pratiche al grande pubblico. Ma che spesso partorisce anche futuri dirigenti di colossi farmaceutici. Infatti, il nuovo direttore Marty Makary, ha dichiarato:
Questo incubo è probabilmente il risultato della manipolazione di Madre Natura da parte di alcuni scienziati in laboratorio, utilizzando tecnologie esportate dagli Stati Uniti
Perché Trump è contro Harvard?
In realtà i media italiani mainstream riportano solo verità parziali sull’argomento. Facendo passare il provvedimento dell’amministrazione Trump come un attacco alle università e al diritto allo studio.
Le spiega molto bene, invece, il sociologo Luca Ricolfi su Il Messaggero, riassumendole in 4 punti:
- I criteri di reclutamento di studenti e professori sono diventati sempre più politici e meno meritocratici;
- Sono stati aperti appositi sportelli (BRT, o Bias Response Teams) per permettere non solo la denuncia (sacrosanta) di abusi, violenze, intimidazioni, ma anche quella di qualsiasi violazione dei codici woke in materia di linguaggio o espressione delle proprie idee e sentimenti. Con conseguente instaurazione di un clima di paura e di autocensura (chilling effect);
- Si sono diffuse e ampliate le pratiche volte a togliere la parola agli studiosi considerati politicamente scorretti o portatori di idee non gradite all’establishment progressista. Innescando fenomeni come: campagne di delegittimazione o boicottaggio, pressioni a non concedere la parola a determinati relatori (deplatforming), cancellazioni di inviti (disinvitation), azioni collettive volte a impedire materialmente di parlare;
- Si sono moltiplicati i tentativi (per lo più riusciti) di ottenere licenziamenti e sanzioni nei confronti di professori per le idee che avevano espresso. Si stima una crescita superiore al 30% all’anno.
Una situazione iniziata negli anni ’10 del 2000, quando l’ideologia Woke, alimentata dall’amministrazione Obama prima e Biden poi, si è diffusa in molti atenei.
Inoltre, è paradossale come la verità sia sempre detta parzialmente quando sconveniente. Se Harvard rivuole i finanziamenti, ricorda sempre Ricolfi, dovrà abbandonare politiche di reclutamento che discriminano in base a “razza, colore della pelle, religione, sesso, origine nazionale”. Inoltre, dovrà rinunciare alle politiche di ammissione (degli studenti) e di assunzione (dei docenti) che discriminano sulla base dell’orientamento politico-ideologico. Cercando, di contro, di promuovere il pluralismo delle idee (la cosiddetta viewpoint diversity).
Fonte immagine: Pixabay
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