Tredici vite, una storia di eroi ‘umani’

Tredici vite, una storia di eroi ‘umani’

Su Amazon Prime è disponibile il film Tredici vite, di Ron Howard. Ottimo regista, conosciuto al grande pubblico anche per aver interpretato l’imbranato Richie Cunningham nella popolarissima serie Tv Happy Days.

Il film narra una vicenda realmente accaduta: il salvataggio disperato di una squadra di calcio e il loro allenatore rimasti intrappolati nella grotta thailandese di Tham Luang, complice i monsoni arrivati in anticipo. La loro vicenda, così drammatica, distrarrà il mondo intero dai Mondiali di calcio in pieno svolgimento in Russia.

Di seguito vediamo trama e recensione di Tredici vite, film che, almeno che non si sia claustrofobici, vale senz’altro la pena vedere per la forza della storia e come viene raccontata.

Tredici vite: trama

Il 23 giugno 2018, mentre si stanno svolgendo i mondiali in Russia, poi vinti dalla Francia, in Thailandia 12 ragazzini di età compresa tra i 12 e i 17 anni, componenti una squadra di calcio e il loro allenatore 25enne, dopo gli allenamenti, si recano nella grotta di Tham Luang. Inserita nella montagna soprannominata della principessa che dorme, poiché da lontano dà quell’effetto ottico.

Una meta turistica, che però diventa impervia a causa delle improvvise piogge monsoniche che finiscono per allagarla e bloccarli dentro.

Così, per cercare di salvarli, vengono mobilitati i Navy Seals locali (una sorta di marines americani), oltre diecimila volontari provenienti da tutto il mondo. Ma soprattutto, un team di esperti sommozzatori di cui fanno parte Richard Stanton e John Volanthen. Saranno questi ultimi a liberarli, anche grazie all’aiuto dell’anestestista Richard Harris. Il quale proporrà di sedarli così da farli uscire da quella trappola d’acqua mentre dormono ed evitare gesti inconsulti dovuti dal panico. Come accade ad un volontario all’inizio della tragedia.

Non mancheranno dubbi delle autorità locali e qualche contrattempo

Tredici vite: recensione

Ron Howard è un regista di talento, che vede nella commedia sentimentale “Splash – Una sira a Manhattan” il film della consacrazione. Ed è proprio all’acqua che torna, questa volta per raccontarci un fatto di cronaca realmente accaduto.

Il suo cinema è apprezzabile perché senza fronzoli, romanzati e spettacolarizzati il minimo indispensabile. Il film è concreto, limitandosi a raccontare i fatti realmente accaduti, ma anche emozionante ed avvincente. Esalta l’umanità e la forza che trae dalla collaborazione. In un’epoca che ci vuole egoisti ed individualisti.

Importante però anche la scrittura di William Nicholson, sceneggiatore tra gli altri de Il gladiatore. Forse non scelto a caso, visto che, come riporta MyMovies, aveva scritto con altrettanta concretezza il film sulla storia della spedizione sull’Everest mostrata dal film diretto da Baltasar Kormákur del 2015.

Ottimo anche il cast, dove spiccano, come sovente accade quando sono chiamati in causa, Colin Farrell e Viggo Mortensen.

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