Ripercorriamo la carriera di Totò Schillaci, dalle umili origini palermitane fino a diventare il primo calciatore italiano in Giappone.
Il mondo del calcio piange Totò Schillaci, scomparso lo scorso 18 settembre a 59 anni (ne avrebbe compiuti 60 il prossimo primo dicembre). Ricordato soprattutto per i gol con la maglia della Nazionale ai Mondiali di Italia ’90 (fu capocannoniere del torneo con 6 reti e finì anche secondo al Pallone d’oro di quell’anno, consegnato al centrocampista dell’Inter Lothar Matthäus), quelle stesse reti finiranno anche per scandire come dolci e nostalgiche note, anche l’ultima “estate italiana“.
Di lì a poco, infatti, il paese sarà stravolto dal punto di vista politico-istituzionale, sotto i colpi di Mani pulite ma anche per le vicende storiche che misero in crisi le ideologie. Ma sarà anche gradualmente smembrato dal punto di vista economico-finanziario, sacrificato sull’altare dell’Unione europea. Per una liquidazione fallimentare annunciata da Mario Draghi sul Britannia. Quello stesso Draghi che ancora oggi è influente e che, proprio ieri, ha incontrato la nostra Premier Giorgia Meloni. Probabilmente, per consegnargli l’agenda di governo dei prossimi 3 anni a Palazzo Chigi.
In realtà, dopo Italia 90, a cambiare sarà profondamente anche il resto dell’Europa (ne parlammo qui). Nonché il calcio stesso, poiché arriveranno i miliardi delle televisioni ad inquinare uno sport che non sarà più definibile tale.
Ma torniamo a Totò Schillaci e ripercorriamo brevemente la sua storia.
La storia di Totò Schillaci
Le umili origini e l’esplosione a Messina
Salvatore Schillaci nasce a Palermo il primo dicembre 1964, crescendo in un quartiere molto popolare, San Giovanni Apostolo, dove è facile prendere strade sbagliate. Ma Totò ha un grande talento: sa giocare bene a calcio e così gioca nelle giovanili dell’AMAT Palermo e si fa notare al punto che il Palermo vorrebbe ingaggiarlo. Ma non se ne fece niente per le alte richieste della società.
E così approda a Messina, nel 1982, allenato da due grandi maestri del calcio: Franco Scoglio e Znedek Zeman. Non a caso, in 7 anni realizzerà 61 reti in 219 partite, tra la serie C e la serie B.
Gli anni vincenti ma anche tormentati alla Juventus
Lo nota la Juventus, che lo ingaggia per 6 miliardi di lire. Qui segnerà 15 gol in 30 partite, vincendo Coppa Italia e Coppa UEFA. Di qui la convocazione ai mondiali, dove arrivò in semifinale, diventando capocannoniere del torneo.
Il post-mondiale però segnò un declino delle sue prestazioni. I due restanti anni alla Juventus furono complicati, anche per i cori discriminatori degli stessi tifosi bianconeri, che rimarcavano le sue origini meridionali. Segnerà solo 11 reti nei due restanti anni e la società lo cedette all’Inter per 8,5 miliardi di lire, anche a causa della separazione dalla moglie che il club non digerì.
Gli anni poco incisivi all’Inter
L’Inter era quella del post-scudetto con Trapattoni e degli ultimi anni dell’era Pellegrini, quando il club rischiò perfino la retrocessione. Schillaci, oltretutto, subì diversi infortuni, siglando in totale 11 gol in 30 partite. Non vedrà neppure la Coppa Uefa che il club nerazzurro vincerà nel 1994, dato che lasciò la società già ad aprile.
Dimenticato in Patria ma mito in Giappone
Si trasferì in Giappone nelle file dello Júbilo Iwata, primo calciatore italiano in terra nipponica. Dimenticato in patria, qui era ancora un mito, quello delle “notti magiche di Italia ’90“. Non a caso, il club gli offrì un ottimo ingaggio, un interprete, un autista personale 24 ore su 24 e una bella abitazione. Nel club giapponese finì anche Dunga, centrocampista della nazionale brasiliana.
Con la maglia del Júbilo Iwata segnò in totale 56 gol in 78 partite, vincendo anche un campionato. Ma un grave infortunio pose di fatto fine alla sua bella esperienza. In totale, saranno 86 le presenze e 58 le reti.
I reality
Nel post-calcio sarà ricordato soprattutto per le sue simpatiche partecipazioni ai reality show, come l’Isola dei famosi e Pechino Express.
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