Terremoti, arriva app che ci avvisa: come funziona

I sismologi ci hanno sempre detto che prevenire i terremoti sia impossibile. Sebbene l’Istituto nazionale italiano di geofisica e vulcanologia (Ingv) abbia avanzato la possibilità che sarà possibile in futuro farlo osservando il movimento dei fluidi prima di una forte scossa.

L’Italia, purtroppo, è anche un paese altamente sismico. Posto com’è tra l’Africa che pressa dal basso e la distensione degli appennini verso la ex Jugoslavia. Nell’ultimo secolo, per esempio, si ricordano eventi sismici come quello di Messina, in Friuli, in Irpinia, nella provincia de L’Aquila.

Solo negli ultimi 30 anni sono stati registrati dalla rete Sismica Nazionale più di 190mila eventi. Con un quinto tra essi che hanno fatto inferto notevoli alle zone colpite.

La tecnologia, e in particolare gli smartphone ai quali siamo incollati per ore al giorno, possono però dare il suo contributo. Infatti, è stata ideata ShakeAlert, sistema di allerta rapida terremoti. Ecco come funziona.

App che avvisa in caso di terremoti

app terremoti

Come riporta Il Fatto quotidiano, ShakeAlert identifica e la caratterizza un terremoto pochi secondi dopo che si è verificato. Calcolandone la possibile intensità. Dopodiché manda subito un allarme a quanti si trovano nella zona interessata.

Per ora, la app che avvisa in caso di terremoti, è stata lanciata in via sperimentale nella costa occidentale degli Stati Uniti. Dove abitano 50 milioni di persone.

Si avvale di una rete di 700 sismometri, in grado di registrare le onde P generate dal sisma. Le onde P sono onde di compressione, generano variazione di volume lungo la direzione di propagazione e viaggiano fra i 6,0 e gli 8,8 km/s (chilometri al secondo).

Le onde S sono invece onde di tipo trasversale, che provocano variazioni di forma nelle rocce e oscillano dal basso verso l’alto. La loro velocità di propagazione è compresa fra i 3,6 e i 4,7 km/s.

Le onde L e R sono onde di superficie e sono quelle che scuotono il terreno, provocando danni e distruzioni. Le prime hanno una velocità di propagazione compresa fra i 2,0 e i 4,5 km/s e scuotono lungo il piano orizzontale. Le onde di Rayleigh, R appunto, si muovono lungo la direzione di propagazione e lungo il piano verticale. Sono circa il 10 per cento più lente di quelle di Love.

Alla luce di ciò, le onde P sono, anche se di poco, quelle più veloci e “arrivano” per prime ai sismografi. Parliamo comunque di pochi secondi. E, ovviamente, più si è lontani da un epicentro e più l’allerta sarà efficace. In quanto ci sarà maggiore tempo.

ShakeAlert non può dunque dirci che sta per arrivare un terremo. Ma può dirci che una scossa è in corso o che è appena avvenuta. Quindi, può dare il tempo di scappare, far fermare un treno, un aereo, sospendere una operazione chirurgica, chiudere una ascensore e così via.

Certo, l’Italia sta ancora messa male riguardo le esercitazioni in caso di terremoto. Quindi qualcosa del genere potrebbe creare panico e rendere la massa irrazionale. Quindi, una simile tecnologia va studiata al meglio prima di essere resa effettivamente operativa.

Anche perché, avrà sempre un margine di errore. Cosa succede se lancia l’allarme per qualcosa che di fatto non si è verificato? Anche perché, se ci avete fatto caso, i terremoti avvengono spesso proprio di notte. Qui ho illustrato i possibili motivi.

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