Telecom, una Matrioska nei fatti già straniera: eppure è fondamentale per più aspetti
LE AZIONI PRINCIPALI SONO IN MANO A PROPRIETARI STRANIERI
Telecom sempre più straniera. Qualcuno dirà: è la dura legge della globalizzazione. Sarà, ma non stiamo parlando di una qualsiasi compagnia di bandiera. Stiamo parlando di un asset strategico come la rete fissa delle telecomunicazioni, infrastruttura su cui passa il traffico Internet e le telefonate dei cittadini, ma su cui viaggiano anche le comunicazioni “riservate” dei ministeri e di altri centri del potere italiano. Compresi i dispositivi per le intercettazioni telefoniche gestite dalla magistratura. Telecom non è una semplice compagnia telefonica. E’ parte integrante delle istituzioni italiane.
LA SCALATA FRANCESE – E’ in corso un’autentica “scalata francese” anche a Telecom. Un magnate parigino dei media e del web, Xavier Niel, azionista di controllo di un gruppo di tlc – Iliad – ha “prenotato” oltre il 15% della compagnia. Una spregiudicatissima operazione finanziaria, sebbene occorra specificare che non c’è ancora un acquisto, ma solo la prenotazione con l’esercizio dei diritti per rilevare effettivamente le azioni posposto a metà del 2016.
Persino IlSole40Ore è rimasto stupito dell’indifferenza del governo Renzi davanti a un’operazione che porta (porterebbe, se a scadenza Niel esercitasse il diritto di acquisto) la quota azionaria francese ad oltre il 35%. Un altro 20% è infatti in mano a Vincent Bolloré, patron di Vivendi (che smentisce un’azione di concerto con il connazionale), più un 3,6% in mano a JpMorgan (banca d’affari statunitense) e il 2,07% in mano a Bank of China. Ovvero un 60% complessivo. Il resto delle azioni sono “flottanti” sul mercato, e infatti il valore delle azioni sta correndo in borsa dopo anni di quotazioni depressive, raggiungendo livelli mai più visti dal 2008.
LE DIFFERENZE CON L’ARGENTINA– Si noterà facilmente come nessun azionista italiano ha oltre il 2% dei titoli, soglia ritenuta dalla Consob per essere considerati “azionisti rilevanti”. L’azienda è insomma già “straniera”, nei fatti e nell’incameramento dei profitti. E il governo Renzi non se ne occupa minimamente. Eppure in Argentina il Governo si è mosso alquanto diversamente. Come scrive sempre IlSole: “Per molto meno l’Argentina si è mossa a bloccare il passaggio del controllo di Telecom Argentina, un’operazione già conclusa tra venditore (Telecom Italia) e compratore (il fondo Fintech di David Martinez). Per molto meno, l’Authority argentina delle tlc – un organo, è vero, nominato dalla politica – ha bloccato una transazione già stata “pagata” in anticipo: non si può consegnare le redini del secondo gruppo di tlc del Paese alla finanza, non si può assoggettarne le politiche industriali alle logiche di investitori finanziari”.
Sbandieriamo tanto il Made in Italy, ma non lo definiamo realmente. Ma qui la questione va ben oltre il semplice patriottismo. Ne va della nostra privacy e del lavoro della già martoriata Magistratura italiana.
Telecom deve essere, a forza, ricondotta al rispetto dei diritti della collettività, deve rispettare e non coercire i suoi clienti! Perché una bollettazione mensile? Cambierò presto gestore telefonico!