Taglio Irpef, Governo Draghi favorisce più ricchi: alcuni esempi

Taglio Irpef, Governo Draghi favorisce più ricchi: alcuni esempi

Introduzione

Che il Governo in carica sarebbe stato autoritario, mosso da logiche finanziarie e di stampo tecnocratico, lo avevamo capito in molti fin dall’investitura di Draghi. Fa piacere che CGIL e UIL si siano svegliate con uno sciopero generale, mentre non sorprende il no della CISL, da sempre un sindacato di stampo padronale.

Il taglio dell’Irpef che il Governo Draghi si accinge a varare conferma quanto sia poco vicino agli interessi reali delle persone e sia un governo capitalista.

Infatti, da alcune simulazioni emerge come il taglio irpef del Governo Draghi favorirà soprattutto chi guadagna di più.

Ecco qualche esempio.

Taglio Irpef governo Draghi come funziona

Il Fatto quotidiano ha ripreso alcune simulazioni de IlSole24Ore. La riforma dell’Irpef in partenza il prossimo anno garantirà i maggiori risparmi a chi guadagna 40mila euro l’anno: i contribuenti in questa fascia pagheranno circa 945 euro di imposta in meno, pari a 78 al mese.

Il lavoratore dipendente medio, che stando ai dati del Tesoro dichiara 24mila euro se ha un contratto stabile, dovrà invece accontentarsi di meno di 98 euro l’anno, 8 al mese. E i redditi da 28-29mila euro non godranno praticamente di alcun beneficio. Al contrario avrà uno sconto di 270 euro chi dichiara 75mila euro l’anno, pari a circa 4mila netti al mese, e oltre quella cifra si scende a 90 euro di sconto annuo.

I dati tengono conto sia della decisione di ridurre le aliquote da cinque a quattro sia dei correttivi alle detrazioni, con l’aumento da 1.880 a 3.110 euro del tetto massimo per lo “sconto” da lavoro dipendente e l’assorbimento del bonus Renzi-Conte. Il bonus, aumentato lo scorso anno a 100 euro, resterà nella forma attuale solo per chi ha un reddito inferiore a 15.000 euro e non potrebbe quindi beneficiare della detrazione.

L’analisi invece non considera il nuovo assegno unico per i figli, che aumenterà al calare del reddito e la riduzione dei contributi a carico dei lavoratori dipendenti che dovrebbe scattare sotto i 35mila euro (contro i 47mila ipotizzati inizialmente) per rispondere ai dubbi di Cgil, Cisl e Uil.

I paradossi del taglio Irpef varato dal Governo Draghi

Dai conti emerge più di un paradosso dal punto di vista della distribuzione dei vantaggi: al salire del reddito il beneficio diminuisce lentamente, di circa 20 euro ogni 1000 euro lordi in più guadagnati, mentre mano a mano che gli introiti scendono i risparmi calano molto più rapidamente.

Qualche esempio? A 44mila euro di reddito la diminuzione di imposta sarà di 862 euro, chi ne guadagna 50mila potrà contare su 738 euro netti in più, a 60mila il vantaggio sarà ancora di 570 euro e a 70mila si assottiglierà a 370 euro. A 75mila euro e oltre i risparmi si fermano a 270 euro l’anno.

Molto più repentino il calo sull’altro versante, quello dei redditi sotto i 40mila euro. A 37mila il beneficio risulta già più che dimezzato: 430 euro all’anno. Che crollano a 260 scendendo a 36mila euro e 87,8 euro a 35mila. Cifra sotto la quale dovrebbe però scattare una piccola riduzione dei contributi a carico dei lavoratori. Nella fascia 28-30mila euro, quella che più aveva beneficiato dei bonus 80 e 100 euro, con la revisione delle detrazioni i vantaggi di fatto si azzerano. A 28mila euro ci sarebbe addirittura un piccolo aumento Irpef, 8 euro, che però si prevede verrà azzerato con un meccanismo di correzioni.

Scendendo ancora, l’impatto torna positivo e i risparmi si vanno intensificando, fino a 335 euro l’anno a quota 15mila euro di reddito. La simulazione non scende sotto quella soglia, ma chi è nelle fasce di reddito più basse manterrà il bonus 100 euro e vedrà aumentare le detrazioni per lavoro dipendente, che raggiungono il valore massimo per i redditi sotto gli 8mila euro. Con la riduzione dei contributi, poi, dovrebbe arrivare un risparmio di 64 euro annui lordi fino a 8mila di reddito, che salirebbero a 280 lordi annui a quota 35mila euro.

Taglio IRPEF governo Draghi per autonomi

Peggio va per chi non è dipendente. Per i pensionati si tratterà, in media, del 6,5% in medio. Per questa categoria scatterà poi un innalzamento della detrazione massima da 1.880 a 1.995 euro e un allargamento della no tax area, a 8.500 euro. Per gli autonomi (la cui no tax area si estende fino a 5.500 euro) il vantaggio fiscale sarà più basso in media del 16,7% – ma va ricordato che fino a 65mila euro di reddito possono optare per la flat tax al 15%.

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