Nella giornata di lunedì non si è parlato del Covid-19 come prima notizia, ma della Superlega. Il che è già una prima vera rivoluzione, non vi pare?
In fondo, è risaputo quanto il calcio sia importante per le masse. Un “oppio dei popoli” come un tempo era per Marx la religione, capace di scatenare, soprattutto in Italia, rivolte più che problemi come disoccupazione o sottrazione dei diritti civili.
In molti hanno usato la solita frase: “è la morte del calcio!”. Un po’ come quando si diceva che il rock fosse morto, sebbene uno come Jim Morrison lo facesse già nel 1969 (o ’70).
Nel caso del calcio, la morte è arrivata nel 1995, con la sentenza Bosman. La quale ha liberalizzato questo amatissimo sport, fatto atterrare famelici avvoltoi come i procuratori e dato ai calciatori il diritto di vita o di morte sui club. Dando altrettanto vita ad un innalzamento delle cifre costante e irrefrenabile.
Dunque, chi ha seguito il calcio con passione negli anni a venire, ha accettato questa situazione. E ora non si scandalizzi.
Vediamo cos’è la Superlega, come funziona la Superlega, quali conseguenze avrà, chi ne farà parte, ecc.
Superlega cos’è
Cos’è la Superlega? Come chiarisce La Repubblica, si tratta di nuovo campionato a 20 squadre, che raccoglie praticamente diverse Big europee. In particolare, sarebbe così suddiviso:
- 15 membri fondatori, qualificati di diritto
- 5 club ammessi a rotazione in base ai risultati sportivi
Superlega come funziona
Come funziona la Superlega? Le 20 squadre sarebbero ripartite in 2 gironi da 10 squadre ciascuna: le prime 3 di ciascun gruppo accedono direttamente ai quarti di finale (non sono previsti ottavi), insieme alle due vincenti degli spareggi fra quarta e quinta classificata.
Dai quarti di finale le 8 squadre disputerebbero gare di andata e ritorno, poi una finale che invece è in una partita unica.
Quali squadre compongono la Superlega?
Per ora, le squadre aderenti sono 12:
- 6 squadre inglesi: Manchester United, Manchester City, Arsenal, Chelsea, Liverpool, Tottenham
- 3 spagnole: Real Madrid, Barcellona, Atletico Madrid
- 3 italiane: Juventus, Inter e Milan
Per ora, le grandi assenti sono invece Psg, Bayern Monaco e Borussia Dortmund.
Superlega quando parte
I club non vogliono perdere tempo e si potrebbe già partire ad agosto 2022, giocando in settimana proprio come le coppe europee.
Perché nasce la Superlega
I grandi club si lamentano dei pochi introiti rispetto alla loro importanza. Vogliono gestire direttamente (e moltiplicare) gli incassi di sponsor e diritti televisivi senza mediazioni. Sono anni che si parla di una Superlega e la crisi economica che ha travolto anche il calcio causa Covid-19, ha accelerato questa decisione.
In effetti, le cifre sono già da capogiro. I club fondatori avranno 3,5 miliardi come contributo una tantum a supporto dei loro piani di investimento. La torta dei diritti tv sarà di circa 4 miliardi. Un singolo club potrebbe incassare fino a 350 milioni a stagione.
Per capire le differenze con quanto accade oggi, basti pensare che il Bayern Monaco, vincitore della massima competizione europea la scorsa stagione, ha incassato meno di un terzo: 100 milioni.
Il progetto prevede anche contributi di solidarietà al calcio europeo in misura maggiore alle cifre stanziate al momento: l’obiettivo è di raccogliere 10 miliardi.
In molti non hanno mancato di sottolineare come i club fondatori siano tutti pesantemente indebitati e quindi hanno scelto il denaro di fondi americani e sauditi per salvarsi.
Superlega sostituisce Champions league?
No, perchè si tratta di un campionato privato organizzato e gestito direttamente dai club. Solo che non giocheranno più in Champions, mentre lo faranno ancora nei campionati nazionali.
Anzi l’Uefa è contraria al progetto e minaccia sanzioni. Oltre al divieto ai giocatori dei club aderenti di giocare nelle proprie nazionali (ma ormai da tempo per loro la convocazione sembra più un fastidio). Inoltre, le leghe nazionali potrebbero decidere di squalificare i club che ne fanno parte.
Superlega conseguenze
Quali sono le conseguenze della Superlega? In primis, la Champions league perderebbe enormemente di valore ed interesse senza quei club. Quindi, finirebbe per ottenere molti meno introiti pubblicitari rispetto ad oggi. Ed è ciò che più preoccupa l’Uefa, che vuole mantenere le mani sulla marmellata.
Non è bastata la profonda riforma della Champions league in programma per convincere le Big a restare. L’Uefa vuole portare il torneo da 32 a 36 squadre, con un girone unico, in cui ogni club gioca solo 10 partite (5 in casa, 5 fuori). Le prime 8 accedono agli ottavi direttamente. Le squadre dal nono al ventiquattresimo posto accedono ai play-off che qualificano altre 8 squadre.
La riforma sarebbe prevista dal 2024.
Superlega: perché Bayern Monaco e Paris-Saint Germain non ci sono
Come spiega Goal, le grandi assenti per ora non aderiscono per ragioni diverse.
Per quanto riguarda la tedesca, la ragione risiede nel fatto che in Bundesliga vige la ‘regola del 50+1’, una clausola che garantisce come a mantenere il controllo delle singole società siano sempre i soci dello stesso club. Quindi una Superlega cozzerebbe con i principi societari dei club tedeschi.
Il PSG, invece, ritiene che una competizione europea debba comprendere anche club rivelazione come Ajax, Atalanta o Leicester. Ma a parte questa questione morale, c’è dell’altro: il presidente del PSG, Al-Khelaifi, è stato recentemente eletto come membro del Comitato Esecutivo dell’UEFA e dunque ha preferito evitare la rottura. Ma, come vedremo, non c’è solo questo.
Superlega ribellione alla Mafia del calcio
Maradona parlava della Fifa come Mafia del calcio. E l’Uefa può essere paragonata alla Camorra.
Riguardo proprio al Paris Saint-Germain, occorre per esempio aggiungere che il presidente Nasser Al-Khelaïfi è coinvolto nell’assegnazione dei prossimi mondiali al Qatar. Dove sono ancora latitanti diritti civili che in Europa diamo per scontati e dove per garantire il completamento dei lavori muoiono 2 operai al giorno. Tanto che a 10 anni dall’assegnazione, come riporta Il Riformista, oltre 6.500 operai hanno perso la vita nei cantieri. Ma nessuno si scandalizza.
Per non parlare della corruzione messa in moto dai petroldollari per vedersi assegnati quei mondiali.
Inutile farne un discorso di morale, visto che nell’ultimo quarto di secolo il business è stato il vero olio che ha mosso gli ingranaggi del calcio. Solo che ora i grandi club hanno deciso di gestirsi i soldi da soli e ai grandi investitori interessa solo vedere giocare esclusivamente grandi campioni.
E sempre nell’ultimo quarto di secolo, quante sono state le favole calcistiche che abbiamo visto? In Italia dobbiamo risalire al 2001 per vedere uno scudetto non vinto dalle tre big che ora vogliono lasciare l’Uefa. E parliamo comunque dei due club della Capitale, spesso più vittime di se stesse che del “vento del Nord“, come lo chiamava Sensi.
E dobbiamo andare ancora più indietro di altri 10 anni per vedere lo scudetto di una Sampdoria o del Napoli (e anche qui parliamo comunque di metropoli come Genova e Napoli). Mentre l’ultima vera favola risale al 1984-85, quando a vincerlo fu il Verona.
Lo stesso discorso vale per le altre nazioni: in Spagna dominano Barcellona e Real Madrid, in Francia il Psg, in Germania il Bayern Monaco, in Premier league la situazione è un po’ più spalmata tra 4-5 squadre, in Portogallo Benfica e Lisbona, in Olanda l’Ajax, e così via.
Certo, si verrebbe a creare una ulteriore crepa tra le big della superlega e gli altri club nazionali. Ma la musica sarebbe sempre quella anche senza. Quanto meno, in Italia tornerebbero campioni non più solo sul viale del tramonto, ma all’apice della loro carriera. Come accadeva negli anni ’80 e ’90.
AGGIORNAMENTO
Alla fine, il progetto è fallito miseramente. Le prime a staccare la spina sono state le squadre inglesi, alla luce delle proteste veementi e bipartisan delle tifoserie. Poi sono seguite le milanesi.
Le più agguerrite restano Juventus e Real Madrid, che ancora ci credono. Io però ho sempre sospettato che fosse più un modo per testare il terreno e far spaventare la Uefa. La quale, potrebbe essere spinta ad una riforma diversa da quella che aveva pensato.
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Beh l’Antitrust dovrebbe multare anche Cargalss, visto che fa pubblicità ingannevole perchè i parabrezza cambiati, non sono originali, ma compatibili e molto scadenti, ma nessuno fa nulla, le Compagnie Assicurative a loro danno
un premio più alto per la sostituzione, incollano tutto senza smontare nulla ……..e tutti stanno zitti.