Per i contribuenti che adeguano la propria dichiarazione dei redditi agli studi di settore, è prevista una maggiorazione dei versamenti pari al 3% della differenza tra i ricavi (o compensi). Il Governo Renzi sta procedendo verso un suo superamento tramite la Legge di Bilancio 2017. Ecco dunque come dovrebbero cambiare, vedendo però prima nel dettaglio cosa sono.
Cosa sono gli studi di settore
Come ricorda Forexinfo, Gli studi di settore sono uno strumento di accertamento fiscale che viene utilizzato dall’Agenzia delle Entrate per riconstruire, attraverso un insieme di dati, il reddito prodotto dal contribuente. Gli studi di settore sono suddivisi in quattro aree cui corrispondono i settori principali del sistema economico italiano (tra parentesi i primi due caratteri della serie che consente di raccordare ciascun codice delle attività economiche allo studio di settore relativo):
- Servizi (TG, UG, VG);
- Commercio (TM, UM, VM);
- Manifatture (UD, VD);
- Professionisti (TK, UK, VK).
Gli studi di settore dividono pertanto le imprese in gruppi omogenei, definiti «cluster», in base ad una pluralità di fattori quali l’organizzazione, l’area di mercato, il tipo di clientala, ecc. Sulla base dei dati derivanti da tale elaborazione, gli studi di settore consentono l’individuazione di una relazione matematica tra le caratteristiche dell’attività e il livello presunto di ricavi o compensi.
Studi di settore, quali obblighi per imprese e professionisti
Ecco i tre adempimenti principali che imprese e lavoratori autonomi devono effettuare in materia di studi di settore:
- individuare il proprio cluster di appartenenza;
- indicare se i ricavi o compensi dichiarati sono «congrui», ovvero rientrano nel cosiddetto «intervallo di confidenza parametrale»;
- individuare la «coerenza» ovvero l’appartenza degli indicatori economici rilevati la range di valori assunti come normali per il cluster cui l’impresa appartiene.
Studi di settore, quali problemi insorgono per imprese e professionisti
Qualora l’Agenzia delle Entrate riscontrasse dei redditi dichiarati non corrispondenti alle risultanze degli studi di settore, si attiverà il contraddittorio obbligatorio con il contribuente.
Da questo punto di vista è importante sottolineare come il legislatore fiscale abbia esplicitamente escluso che l’Agenzia delle Entrate possa procedere con accertamenti di tipo automatico ovvero basati esclusivamente sull’applicazione degli studi di settore. Al contribuente è anche data la possibilità di «adeguarsi» agli studi di settore ovvero indicare in dichiarazione i maggiori ricavi risultanti dagli studi (rispetto alla dichiarazione dei redditi) e pagare una maggiorazione del 3%.
Come cambieranno gli studi di settore con Legge di Bilancio 2017
Fatta un doveroso escursus su cosa siano gli studi di settore, vediamo cosa potrebbe cambiare dal 2017. Come riporta l’Ansa, il primo pilastro della riforma è, appunto, il superamento degli studi di settore che non potranno essere più usati per l’accertamento. Al loro posto arriveranno degli indicatori di compliance, messi a punto analizzando i dati su più anni (da 1 a 8), con un modello di stima, come aveva indicato anche il ministero dell’Economia annunciando le prime sperimentazioni, che coglierà l’andamento ciclico senza dove introdurre correttivi, come quelli anticrisi, ex post.
Il meccanismo sarà affiancato dal sistema premiale per chi risulterà più fedele (in una scala da 1 a 10). Il sistema sarà inoltre molto semplificato perché saranno sempre meno, grazie agli incroci, i dati che verranno chiesti al contribuente. Diverse categorie di professionisti, a partire dagli avvocati, usciranno completamente dal sistema studi di settore. Saranno infatti eliminati quelli inutili o inefficaci, come quelli per categorie che ”strutturalmente hanno un andamento anomalo” dei ricavi.
Obiettivi delle novità studi di settore
Il pacchetto fisco per le imprese, ha ricordato Casero, comprende anche l’annunciata Iri, la flat tax al 24% come l’Ires, ma anche l’addio ad alcuni strumenti di controllo come lo spesometro grazie all’introduzione del principio di ‘cassa’ (pago le tasse su quanto effettivamente incassato) per i ‘piccoli’ in contabilità semplificata, che secondo calcoli Cna riguarderà il 57% delle imprese italiane e le nuove scadenze per le dichiarazioni Iva (ogni tre mesi, come i versamenti), pensata per combattere “l’evasione da riscossione” dell’imposta sul valore aggiunto. Dalla misura ci si aspetta un recupero di circa il 10% di questo tipo di evasione stimata (tra gli 8 e i 10 miliardi).
Vedremo se davvero ci sarà questo tanto atteso cambiamento o ci ritroveremo dinanzi al solito spot di Renzi, come quello dell’abolizione di Equitalia. Tanto per restare in tema di Legge di Bilancio 2017. Infatti, il tanto odiato ente preposto alla riscossione dei tributi alla fine muterà solo di nome. E, per di più, assisteremo anche all’ennesimo condono fiscale. Del quale potrebbero beneficiare anche maxi-evasori alla Corona e Maradona.