Commissione esteri: quando Stefania Craxi parlava bene di Putin

Introduzione

Il Movimento cinque stelle perde pure la Commissione Esteri del Senato. Dopo l’uscita del presidente in quota pentastellata Vito Petrocelli, per le sue posizioni bollate come filo-putiniane. Ormai il mantra è quello e chi prova a dire qualcosa di diverso rispetto al pensiero dominante viene fatto fuori. Anche pensieri di buon senso, ragionati, con tanto di prove e argomentazioni. Ma tant’è.

Il M5S è sempre più marginale all’interno della maggioranza. E, ironia del destino, a sotterrarlo è un cognome che rievoca la Prima Repubblica e un certo tipo di politica: Craxi. Nella fattispecie, Stefania, figlia di Bettino.

Ad essere bocciato è colui che i Cinquestelle avevano proposto: Ettore Licheri, battuto per 9 a 12 voti. Mentre un parlamentare si è astenuto. Per Giuseppe Conte si tratta dell’ennesima sconfitta, dopo una serie da quando è il leader di un movimento in dissoluzione.

Certo, la Craxi, discendenza a parte, non è proprio l’ultima arrivata: come riporta l’ANSA, dopo essere stata deputata, è approdata al Senato nel 2018. E’ stata vicepresidente della commissione Esteri fino alla precedente composizione. Sotto il quarto governo Berlusconi è stata nominata sottosegretario agli Esteri, incarico che ha ricoperto dal 2008 al 2011.

Tuttavia, Stefania Craxi ha in passato già espresso posizioni di elogio verso Putin. Ecco cosa diceva sul Presidente russo nel 2016.

Quando Stefania Craxi parlava bene di Putin

Come riporta Il Fatto quotidiano, alla presentazione del libro del direttore del Tg2, allora vice del Tg1, Gennaro Sangiuliano, dal titolo “Putin, vita di uno Zar”, nel 2016, la senatrice di Forza Italia, parlava di Putin come di un

leader che nasce dal nulla, un outsider che si afferma dopo un lungo travaglio”, sottolineando che, a lei, l’attuale presidente russo “piace”

Quello che mi piace di Putin è il suo proporre un moderno alternativo alla globalizzazione imperante, tentando anche di imporre schemi differenti agli attuali modelli di uniformità culturale – diceva – Che strano e bello un leader che parla di valori di orgoglio nazionale, di sentimenti

Parlando della Crimea, che nel 2016 era già stata annessa alla Russia da due anni, Craxi diceva:

Certamente le azioni di forza vanno condannate, però la vicenda della Crimea e dell’Ucraina non sono frutto di un’aggressione russa tout court ma di un’aggressione fatta da parte dell’occidente che pretendeva che l’Ucraina diventasse un avamposto dell’occidente e addirittura aderisse al Patto Atlantico. Era ovvio che ci sarebbe stata una reazione

Infine, secondo la senatrice, Putin andava visto come una

guida autorevole, capace di risollevare in Russia sentimenti patriottici. Ha plasmato anche un’identità nazionale nuova, tenendo insieme lo stemma e il nastrino zarista, l’inno nazionale russo però con nuove parole, la bandiera che fu quella di un breve periodo democratico. Quindi una nuova definizione di un’identità russa però molto forte

In realtà Stefania Craxi era in linea con l’idea di papà Bettino, che da Premier spingeva sul fatto che l’Italia doveva perseguire una politica estera atlantista ma non assoggettata agli americani. Dunque, variegata nei suoi rapporti diplomatici. Che vedesse l’Italia testa del Mediterraneo e non coda dell’Europa.

Come si cambia per non morire“. Politicamente parlando.

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