Non è casuale neppure il mese: marzo. Dato che Ligabue pubblica i suoi nuovi dischi di inediti generalmente a marzo o a settembre. Mesi nei quali iniziano due stagioni di transizione: autunno e primavera. Nulla viene lasciato al caso, almeno discograficamente. L’industria che muove è ben collaudata e guidata dal manager di una vita: Claudio Maioli.
Il quale da un lato ha avuto il merito di credere in lui quando in pochi lo avrebbero fatto. Ma dall’altro, anche il demerito di aver trascinato il suo assistito in un vortice di incessanti uscite discografiche e trovate commerciali.
Ma torniamo al disco. In concomitanza con l’uscita di START, è arrivato anche il secondo singolo: Certe donne brillano. Scelta di marketing evidente, ancor di più considerando che il brano fa da colonna sonora a uno spot della Vodafone. Il che potrebbe far storcere il naso ai fan della prima ora. Ma fino ad un certo punto. Ormai il Liga (come loro lo chiamano, mentre tra i nuovi fan si sta propagando un meno riconoscibile Capo) ci ha abituati ad una certa vena Pop e commerciale fin dai primi Duemila. Anzi, sempre per Vodafone fu usato un suo brano: Happy Hour. Utilizzato al posto degli squilli, come Come stai? Di Vasco Rossi.
Il singolo che ha invece lanciato l’album è Luci d’America. Il quale ha già fatto capire dove START andasse a parare. Ma vediamo di seguito le tracce di START e la recensione di [sta_anchor id=”start”]START[/sta_anchor].
START tracce
Ecco le tracce di START:
- Polvere di stelle
- Ancora noi
- Luci d’America
- Quello che mi fa la guerra
- Mai dire mai
- Certe donne brillano
- Vita morte e miracoli
- La cattiva compagnia
- Io in questo mondo
- Il tempo davanti
START brani
Passiamo al setaccio brano per brano.
Polvere di stelle
Ad aprire l’album è Polvere di stelle, traccia dal sound e dal testo pienamente legato al mondo musicale del Liga da Fuori come va? in poi. Un modo per tranquillizzare buona parte dei fan, che amano la musica e i testi del rocker di Correggio. Una esortazione al conoscersi davvero in profondità, al di là delle apparenze e delle maschere che si indossano tutti i giorni.
Ancora noi
Ancora noi è una chiara dedica di Ligabue agli amici di sempre. Che Luciano rivede ogni venerdì in un Barmario costruito ad hoc come luogo di ritrovo. Nel brano descrive il loro rapporto, rimasto invariato malgrado l’incedere del tempo e l’invecchiamento inevitabile esteriore.
Luci d’America
Luci d’America è stato, come detto, il singolo scelto per lanciare il disco. Il tema che torna è la metafora del viaggio come evasione, già utilizzata in passato da Ligabue in brani come Urlando contro il cielo o Il centro del Mondo. Sebbene, purtroppo, questa traccia somigli più al secondo (ma anche ad un altro brano alquanto Pop commerciale, uscito nello stesso periodo: Un colpo all’anima). Si legge tra le righe anche un complimento per la positività della propria compagna di viaggio. Perché mentre lui vede “fumo sulle macerie” lei guarda “nello stesso punto e sorride”. La contrapposizione è tra l’artificiosità delle luci americane e la naturalezza delle stelle africane.
Quello che mi fa la guerra
In questo brano troviamo un Liga introspettivo. Che ci racconta la sua guerra interiore, con la quale noi tutti conviviamo ogni giorno.
Mai dire mai
Questa traccia è una dedica alla propria compagna. Le prime volte insieme, le difficoltà del rapporto, qualche arrabbiatura. Chiude il pezzo un assolo, l’unico in tutto l’album, suonato da Fede Poggipollini. Chitarrista di Luciano dei live.
Certe donne brillano
Come detto, il secondo singolo dell’album, uscito furbamente l’8 marzo. Palesemente commerciale e filo-radiofonico, rievoca un altro brano del passato: Le donne lo sanno. Luciano nel video è circondato da belle donne. Altra chiara raffigurazione della indole patinata che il cantante ha ormai da tempo.
Vita morte e miracoli
Vita morte e miracoli è una ballad in cui si tenta di allargare la visione del mondo attraverso l’amore e lo sguardo della persona che amiamo. Si prosegue, insomma, quanto detto in Luci d’America. Il ritmo è però più soft, come la durata: solo 3:02 minuti.
La cattiva compagnia
Come il precedente, anche La cattiva compagnia prosegue il discorso di Quello che mi fa la guerra. Sebbene con un sound molto più aggressivo. Specie nel finale, quando a raddoppiare la batteria ci pensa Lenny, il figlio di Luciano.
Io in questo mondo
In Io in questo mondo Ligabue ci racconta cosa si prova ad essere una Pop star. Da quando una macchina lo viene a prendere fino a quando ha un pubblico di fronte.
Il tempo d’avanti
Il tempo d’avanti è la traccia che chiude l’album. Come in Per sempre, decima traccia di Mondovisione, Ligabue sfoglia ancora una volta l’album dei ricordi. Rivedendo in modo nostalgico e commovente, le foto del padre e della madre. Ricordi nei quali in tanti possiamo rivederci. Come da tradizione, anche START viene concluso con un pezzo lento, speranzoso, che apre al futuro, pur tenendo solide le radici del passato.
START recensione
Questo album presenta alcune novità. Intanto consta di soli 10 brani ed è relativamente breve. Durando di fatto 39 minuti e rotti. Non si tratta comunque del più breve in assoluto, come hanno detto in tanti. Questa medaglia spetta infatti a “A che ora è la fine mondo?”, uscito nel 1994. Costituito da 8 brani e lungo 34 minuti e passa. Felice preambolo a quello che sarà il migliore album del Liga: “Buon compleanno, Elvis”, del 1995.
Ma durata a parte, a caratterizzare il nuovo disco di Ligabue è la sua produzione: totalmente americana ma affidata ad un italiano. Il trentenne Federico Nardelli, proveniente dall’Indie. Un genere che ormai ha visto svuotare la propria anima, visto che chi proviene da lì poi finisce per diventare più commerciale degli altri. Nardelli cura la produzione di Gazzelle e Galeffi.
America e Indie. Le premesse c’erano tutte. Ma alla fine, il disco rievoca le ormai consuetudinarie sonorità di Luciano. Da quasi un ventennio a questa parte. E malgrado il fatto che Nardelli abbia prodotto, arrangiato e suonato basso, chitarre elettriche, acustiche e 12 corde, batterie addizionali, pianoforti, sintetizzatori, Farfisa, Moog e cori.
Un ulteriore apporto è stato dato da Giordano Colombo (che ha fatto da tecnico del suono e ha suonato batterie e percussioni), e ovviamente dallo stesso Ligabue.
La band ha partecipato lo stesso alla lavorazione, seppur in maniera marginale: Max Cottafavi ha suonato la chitarra elettrica in Ancora noi e quella acustica ne Il tempo davanti, Federico Poggipollini ha suonato le chitarre in Quello che mi fa la guerra, Ancora noi e Mai dire mai, Niccolò Bossini chitarra in Certe donne brillano, Luca Scarpa pianoforte in Vita morte e miracoli, piano ed Hammond in Mai dire mai.
C’è spazio anche per il figlio di Luciano, Lenny, che ha suonato la batteria sul finale de La cattiva compagnia. Ventunenne, Lenny ama il genere Heavy Metal.
Un’ultima novità riguarda il fatto che Ligabue ci abbia messo la faccia. In tutti i sensi. Visto che sulla copertina c’è un suo primo piano. Come gli chiedeva Maioli da ormai trent’anni.
Il risultato finale è un disco che per molti suonerà familiare, riconoscibile, rassicurante. Un nido sicuro atteso come ogni album del Liga. Sebbene, il precedente Made in Italy, aveva rotto col passato. Essendo un concept album dedicato al difficile tempo che viviamo. Per molti, un disco “politico” di quelli che si facevano negli anni ‘70.
Per altri, invece, START risulterà essere la solita solfa. La solita musica trita e ritrita. Ruffiano e buono per le radio. I “soliti tre accordi” che caratterizzano Ligabue da sempre. E che sono il principale motivo di critiche da parte degli addetti ai lavori. Quelli che fanno recensioni musicali serie e non dettate dal “copia e incolla”. O da giudizi in via amichevole.
Ciò che comunque appare evidente in START è che Ligabue parla principalmente del suo privato. Un po’ come aveva fatto in Arrivederci, mostro!. Anche se lì venivano fuori inquietudini e paure. Qui, invece, serenità e certezze.
Dei suoi stati d’animo, del rapporto con la compagna, di quello con gli amici, del figlio Lenny, dei genitori. Insomma, un Ligabue più introspettivo. Ma che propone come sempre brani buoni per la radio e dalle sonorità come detto familiari.
In fondo, a chi è alla soglia dei 59 anni e dei 30 anni di carriera, che ha pubblicato 12 dischi di inediti e scritto centinaia di canzoni, è difficile chiedere di cambiare. Perchè a cambiarci è la vita stessa. E come cambia il modo di scrivere dei cantanti, cambia il modo di ascoltare dei fan.
Del resto, lo ha detto lui stesso nel brano Ora e allora: “un conto è la rabbia che provi a vent’anni, un conto è la rabbia a quaranta”. Figuriamoci a 60 anni. Evidentemente il buon Luciano è più sereno di quando ha scritto i primi dischi. Ha trovato quella pace interiore che solo la maggiore età ti sa dare. O togliere. A lui, evidentemente, è andata bene.
che prendere seriamente la produzione musicale di Ligabue da Miss Mondo in poi, è una cosa patetica per avere qualche visita in più sui blog.
Bella recensione complimenti
bella recensione, sono d’accordo