Caso Baldwin: perché sui set italiani non accade

Introduzione

Hollywood, e non solo, sotto shock per quanto accaduto giovedì scorso ad Alec Baldwin, noto attore e produttore, che ha premuto il grilletto di una pistola di scena che avrebbe dovuto essere caricata a salve.

Uccidendo la 42enne direttrice della fotografia Halyna Hutchins e ferendo gravemente il 48enne regista Joel Souza durante le riprese al Bonanza Creek Ranchel, Che si stavano tenendo nel New Mexico per il film western ‘Rust‘.

Il regista è stato portato in ambulanza al Christus St. Vincent Regional Medical Center di Santa Fe in condizioni critiche.

L’attore si è detto sconvolto, convinto che la pistola fosse caricata a salve.

Intanto, cominciano a trapelare le prime informazioni a riguardo, che vedremo di seguito.

Così come vedremo perché in Italia tali drammi non sono mai accaduti, eppure di sparatorie finte ne vengono girate molte.

Sparatorie nei film in Italia come sono girate

Il Corriere della sera ha intervistato telefonicamente Luca Ricci, impegnato in Romania sul set di Django, la serie diretta da Francesca Comencini. Si tratta di uno dei più conosciuti armieri del cinema italiano, figlio d’arte: dagli anni Cinquanta, infatti, la sua famiglia è un punto di riferimento per ciò che riguarda esplosioni e armi di diverse epoche, nonché di effetti speciali.

La sua filmografia non scherza: Nirvana, Gomorra, Il partigiano Johnny, Acab, Romanzo criminale, Suburra, Zero zero zero, ecc.

Ecco perché, secondo Ricci, quanto accaduto a Baldwin in Italia non potrebbe mai succedere:

Perché in Italia, come in Europa, i controlli sono rigorosi e infatti non è mai successo nulla di grave. Le armi che si usano nel nostro mondo sono modificate , hanno delle occlusioni, viene inserita una spina passante che impedisce la fuoriuscita del proiettile. E prima di portarle sui set devono passare l’esame del Banco nazionale di prova, una struttura che ha sede a Brescia e regola la conformità delle armi in Italia, anche le nostre

Per quanto riguarda i proiettili

Sono cartucce a salve, diverse anche visivamente, con una chiusura a stella, priva della parte terminale di quelle vere, che è quella che ferisce e uccide. E a noi armieri è richiesto di avere una licenza

Non serve un porto d’armi, ma una abilitazione ad hoc, facciamo esami in questura per il maneggio e l’uso delle armi sceniche

Poi spiega in sintesi il loro lavoro per la realizzazione di una pellicola:

Affittiamo le armi, anche d’epoca, a seconda dell’ambientazione, le portiamo sui set, le carichiamo, se occorre, le consegniamo a attori o stuntmen prima delle scena e li istruiamo, spieghiamo il funzionamento di pistole, fucili, pugnali. Ci raccomandiamo di maneggiarle con attenzione, puntarle verso terra appena possibile. E le recuperiamo alla fine delle riprese

E sul fatto che non si usino pistole a giocattolo

L’effetto è diverso, si vede quando è finta. Gli attori stessi recitano in modo non altrettanto veritiero

Quali sono i rischi maggiori:

Il massimo che può succedere è qualche piccola abrasione. Lavoriamo in sicurezza. Ma, intendiamoci, occorre attenzione anche quando le controfigure corrono in macchina o si arrampicano (…) Riguardo l’incidente in cui morì Jon-Erik Hexum, che si uccise giocando una 44 Magnum lasciata incustodita, non si può definire un incidente. Una follia lasciare armi incustodite

Infine, la sua idea su quanto accaduto sul set di Rust

Non è ancora chiaro cosa sia successo sul set di Rust, ma mi pare anche in questo caso si vada al di là dell’incidente, non riusciamo a comprendere. A quanto so le regole sono diverse, ma anche se non hanno una legislazione rigida come la nostra, sono persone di grande esperienza. Non è un Far West

Alec Baldwin: cosa è successo

Come riporta l’Ansa, ad Alec Baldwin era stata consegnata un’arma carica da un assistente alla regia che gli aveva indicato fosse sicura, chiamandola in gergo “cold gun“.

Lo rivelano i primi documenti sull’indagine diffusi dai media americani. Secondo gli investigatori, comunque, l’assistente alla regia, David Halls, non sapeva che l’arma avesse proiettili veri prima di consegnarla a Baldwin.

La responsabile del controllo armi sul set era una giovane di vent’anni al primo incarico: Hannah Gutierrez Reed. La pistola di scena, con cui Baldwin ha ucciso Halyna Hutchins, conteneva un “live single round“, ossia un solo colpo, secondo un’e-mail inviata dall’International Alliance of Theatrical Stage Employees ai suoi membri.

I protocolli standard di sicurezza, inclusi i controlli sulla pistola, non erano rispettati in pieno sul set di ‘Rust’ e già nei giorni precedenti all’incidente in cui ha perso la vita Halyna Hutchins almeno un operatore si era lamentato con un manager di produzione sulla sicurezza delle pistole sul set. Già l’altro sabato la controfigura di Alec Baldwin aveva sparato accidentalmente due colpi dopo che gli era stato detto che la pistola non aveva alcuna munizione, neanche a salve.

Carica o no, un’arma anche se di scena non si punta mai contro un altro essere umano“. Lo afferma l’esperto di armi sui set Bryan Carpenter con il New York Post, sottolineando come Alec Baldwin ha violato la regola numero uno sulla sicurezza per le pistole sui set. L’attore aveva “ovviamente puntato l’arma contro un altro essere umano“, ha aggiunto.

Quando la Halls ha consegnato la pistola a Baldwin urlando “cold gun”, quest’ultimo ha colpito il direttore della fotografia Halyna Hutchins al petto, uccidendola. Mentre il regista Joel Souza, che si trovava dietro di lei, è rimasto ferito.

In realtà, a quanto pare diversi membri della troupe avevano già abbandonato la produzione a causa di preoccupazioni sulle condizioni e sui problemi di sicurezza, comprese le procedure di sicurezza delle armi, e sui protocolli Covid non seguiti prima delle riprese. Presagio di un epilogo tragico.

Conclusioni

Dunque, una tragedia sicuramente evitabile, frutto di negligenza già lamentata dalla troupe nei giorni precedenti la tragedia, certo, ma anche di un comportamento poco professionale dell’attore.

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