Soppressione Corpo forestale: cosa cambia e quali rischi corriamo secondo associazioni e attivisti

TANTISSIME SONO LE ASSOCIAZIONI AMBIENTALISTE PREOCCUPATE, MA ANCHE ATTIVISTI COME DON PATRICIELLO
Il già labile sistema ecologico nostrano rischia di subire una nuova mazzata dalla soppressione del Corpo forestale. Un corpo di Polizia che sarebbe così accorpato a quello ordinario, che oggi garantisce la gestione diretta di importantissime aree naturali (le Riserve Naturali dello Stato), la prevenzione (come l’antincendio), la ricerca (come le banche dei semi o la riproduzione delle razze equine murgese e maremmano), la collaborazione nella realizzazioni di progetti finanziati (con particolare riguardo ai progetti Life)”. Tutti servizi che diventerebbero così a rischio. A dirlo numerose associazioni ambientaliste. Ma a invocare che ciò non avvenga è anche Don Maurizio Patriciello, Parroco di Caivano, che da anni si batte contro il disastro ambientale in Campania che sta provocando molte vittime per tumore da anni. Anche tra bambini.

LA RICHIESTA DELLE ASSOCIAZIONI– e associazioni di tutela ambientale hanno inviato una lettera a tutti i Senatori per chiedere di esplorare soluzioni diverse dall’ipotesi di accorpamento della Forestale alla Polizia di Stato.
A chiederlo sono Accademia Kronos, Associazione Ambiente e lavoro, Cts, Fai, Fare Verde, Fiab, Green Cross Italia, Greenpeace, Italia Nostra, Lega per l’abolizione della caccia, Legambiente, Lipu, Mountain Wilderness Italia, Pro-Natura, Sigba, Verdi Ambiente e Società, Wwf Italia. Tutte insieme concordano sulla necessità di una riforma, ma che vada verso un rafforzamento delle funzioni oggi in capo alla Forestale.
Le associazioni chiedono infatti una riforma che garantisca all’Italia una Polizia Ambientale moderna, in grado di operare in prossimità sui territori ad alta valenza naturalistica con il massimo coinvolgimento delle popolazioni residenti (l’appello di Don Patriciello, il prete della terra dei Fuochi ). A preoccupare le associazioni firmatarie è l’intento di procedere a un accorpamento senza l’introduzione di punti fermi che valorizzino al meglio le funzioni e le competenze di salvaguardia delle risorse ambientali, agroalimentari e del rispetto della legalità nei territori rurali e montani, svolte da questa importante istituzione dello Stato.
Un insieme di attività che non sarebbero giustamente considerate nel provvedimento in votazione al Senato, che rispondono a norme specifiche e sono incongrue rispetto al ruolo della Polizia.
Il rischio è il blocco di molte attività – denunciano le associazioni – se non una perdita di servizi o che si debba procedere ad attivare un complesso iter per il trasferimento di questi ad altri soggetti. Molte di queste attività sono inoltre connesse ai Parchi Nazionali, senza che sia possibile a oggi prevederne a questi il trasferimento.
Irrisolti, nell’ipotesi di accorpamento, rimarrebbero le questioni legate alla Riserve Naturali dello Stato gestite dal Cfs; al contratto di lavoro di circa 1.300 operai forestali; agli immobili demaniali che il Corpo Forestale gestisce per conto del ministero delle Politiche Agricole, molti dei quali rientrano in aree naturali protette e sono utilizzati dagli Enti gestori in un rapporto di stretta collaborazione.
Per le associazioni occorre non disperdere il patrimonio di conoscenza e competenza acquisito negli anni non solo dal Corpo Forestale dello Stato, ma anche da altri soggetti come le Polizie Provinciali che potrebbero rappresentare un’importante risorsa in un quadro di ridefinizione dei compiti di polizia ambientale svolti in modo meritorio da molte Istituzioni ed Enti ma che vanno ricondotti a una strategia unitaria e univoca.
L’APPELLO DI DON PATRICIELLO– Così invece ha scritto sul Blog che cura su ilfattoquotidiano.it, don Maurizio Patriciello, Parroco al quartiere Parco Verde in Caivano:
“(…) Ma, per amore di verità, occorre anche dire che accanto alla nostra gente abbiamo sentito la presenza di uomini dello Stato che allo Stato fanno fare bella figura. Tra questi non possiamo non menzionare il Corpo forestale, che con il Comandante regionale, il  generale Sergio Costa, è stato capace di stabilire un rapporto di collaborazione e di vera amicizia con i comitati, le associazioni, i movimenti. Si sono moltiplicati in questi anni incontri, convegni, riunioni, tavole rotonde.
Il Corpo forestale – così come tanti magistrati, tra cui l’indimenticabile Federico Bisceglia, morto tragicamente in un incidente stradale all’inizio del mese di marzo, e altre personalità istituzionali -, è stato sempre presente e attento al dramma dell’inquinamento della nostra terra. Dobbiamo soprattutto a questi uomini se sono stati individuati e sequestrati molti siti altamente inquinati. Mai ho sentito da loro una sola parola per tentare di sminuire la portata del problema. Mai hanno fatto orecchie da mercanti.
Li abbiamo visti all’opera con convinzione, professionalità, rispetto verso le persone. Ora veniamo a sapere che si vorrebbe sciogliere proprio il Corpo forestale. Questa notizia ci rattrista. Ci addolora. Non ci sembra che sia giusto farlo. Chiediamo al presidente Renzi che questa decisione venga revocata. Chiedo che le nostre guardie forestali ci vengano lasciate. I militari inviati in Campania – che rispettiamo e ringraziamo – hanno ben poca possibilità di incidere seriamente sul territorio. E poi tra due anni ci lasceranno. C’è in corso – è sotto gli occhi di tutti – un tentativo  se non di negare – non sarebbe più possibile – quantomeno di ridimensionare il problema dell’inquinamento ambientale in Campania. Anche perché tante altre regioni stanno accorgendosi di non essere ‘isole felici’, di non essere immuni dai veleni industriali che ci uccidono e stanno alzando la voce. La verità è che la ‘Terra dei fuochi’ continua a mietere vittime.
La nostra gente continua ad ammalarsi e a morire di cancro e di leucemie. Tra loro sono soprattutto i bambini, gli adolescenti, i giovani genitori con i figli piccoli a provocare un dolore immenso. Le falde sono inquinate. I roghi continuano ad ardere indisturbati ed è difficile per i volontari individuare in piena notte dov’è che  sta bruciando.  I viottoli stretti e tortuosi non sono facilmente percorribili dai mezzi dei vigili del fuoco. Ma il vero problema, che sta all’origine di tanto scempio, in questi anni, non è stato nemmeno sfiorato. Mi riferisco alla produzione illegale di tante industrie che lasciano in zona gli scarti.
Se una borsa, un paio di scarpe, un cappotto, un vestito sono stati prodotti in nero è più che logico che i rifiuti, non potendo essere smaltiti legalmente, saranno interrati o dati alle fiamme. Ecco il motivo per cui i roghi tossici e gli interramenti possono spostarsi da una provincia all’altra, da una regione all’altra ma non potranno mai finire se non si va alla radice. Nessuno ha il diritto di illudersi o di illudere. Dobbiamo continuare a lottare senza arrenderci mai. Vogliamo continuare a collaborare, dialogare, cercare di trovare soluzioni con chi è preposto dallo Stato ad affrontare questo dramma. Chiediamo al presidente del Consiglio di non privarci del Corpo forestale. Se dovesse accadere, sarebbe per noi, per la nostra terra e per lo Stato una perdita enorme.

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Pubblicato da Vito Andolini

Appassionato di geopolitica e politica nazionale.

0 Risposte a “Soppressione Corpo forestale: cosa cambia e quali rischi corriamo secondo associazioni e attivisti”

  1. sarebbe interessante conosce e/o capire che ne penseranno i 24mila forestali siculi? tutti andranno a fare i…camminatori nei palazzi?

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