Smartphone in un dipinto del 1937: l’immagine impressionante

DATA ULTIMO AGGIORNAMENTO: 22 Novembre 2020

Ci sono dipinti del passato carichi di mistero. Che celano messaggi ora rivelati ora ancora criptati. Ne è un esempio la Monnalisa di Leonardo Da Vinci, che si presta a molte interpretazioni, tra cui perfino un messaggio alieno. O un dipinto del ‘400, dove appare un uomo identico a Vladimir Putin. E via dicendo. Anche la tecnologia può essere intravista in un dipinto risalente ad un’epoca nella quale non era neanche pensato lontanamente. Eppure, accade in un dipinto del 1937 di Umberto Romano. Il murales presenta un dettaglio curioso: uno dei protagonisti stringe fra le mani un cellulare. Come è possibile? Guardiamolo attentamente.

Smartphone in dipinto del 1937 di Umberto Romano

Come riporta SuperEva, in questi giorni sul web si parla molto del dipinto realizzato da un artista italiano intitolato “Mr. Pynchon and the Settling of Springfield”. L’opera racconta l’incontro del 1630 fra due tribù del New England, i Nipmuc e i Pocumtuc, con i coloni inglesi che provenivano dal Massachusetts. Orbene, nel dipinto si intravede un indiano rappresentato in primo piano che stringe fra le mani uno strano oggetto. L’utensile in questione ha una forma rettangolare ed è piatto, mentre l’uomo lo utilizza muovendoci il pollice sopra. Del resto, ottanta anni fa infatti Romano non poteva immaginare che nel 1993 sarebbe stato realizzato il primo smartphone. Escluso anche che ne avesse sentito parlare, visto che i primi progetti risalgono al 1973.

Comunque eccola:

smartphone dipinto 1937

Ravviciniamola:

smartphone dipinto 1937

Lo smartphone nel dipinto del 1937 sarebbe in realtà uno specchio o una lamiera di ferro

Dopo tante ipotesi una risposta sembra essere arrivata grazie a Daniel Crown. Il celebre storico è certo che l’oggetto dipinto dal pittore italiano sia un piccolo specchio, molto utilizzato nel XVII secolo:

“Potrebbe essere benissimo che l’uomo si stesse specchiando nell’oggetto che aveva in mano – ha svelato -. Quando Romano ha dipinto il murale, l’America era ossessionata dalla nozione di ‘buon selvaggio’.

Si tratta di un uomo appartenente a una comunità arretrata attratto dalla modernità, rappresentata da oggetti lucenti”. Di parere diverso il dottor Bruchac, secondo cui sarebbe una lamiera di ferro, compatibilmente con il “genere artistico romantico” a cui appartiene l’opera di Umberto Romano.

E se l’artista si fosse ispirato a quanto ipotizzato dieci anni prima dal geniale Nikola Tesla? Il quale con largo anticipo previde la nascita degli smartphone? Ecco le sue incredibili parole.

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