Siria, chi è Jolani che prende il posto di Assad

In Siria si sono allineate tante condizioni favorevoli ai jihadisti che hanno rovesciato Assad. Vediamo quali e chi prende il suo posto.

La fine del regime di Bashar al Assad è stata piuttosto repentina, roba da far impallidire i cronisti di guerra che hanno raccontato la caduta recente di dittatori come Saddam o Gheddafi. Del resto, si sono allineate tante condizioni favorevoli ai jihadisti che hanno rovesciato Assad: appoggio americano, israeliano, turco e dei paesi del golfo da un lato, minore appoggio al presidente siriano da parte di Russia e Iran. Impegnati su altri fronti.

Perché il regime di Assad in Siria è caduto

Come ben racconta Maurizio Blondet, che cita altri analisti, Israele punta a 2 obiettivi: restare impunita per il genocidio perpetrato a Gaza e mettere in atto il suo disegno di smembramento del Vicino Oriente secondo linee etnico-religiose, al fine di mettere sunniti e sciiti gli uni contro gli altri già più di quanto non lo siano ora.

Come detto, ad Assad è venuto meno il fondamentale appoggio della Russia, impegnata in Ucraina, la quale non è potuta intervenire come accaduto nel 2015. Ancora, Turchia e Stati del Golfo accettano l’annientamento della nazione palestinese e la creazione di un Grande Israele, in cambio dell’annientamento delle minoranze sciite di Siria e Libano e dell’imposizione del salafismo in tutto il mondo arabo orientale.

Ciò segna anche la fine delle comunità cristiane in Libano e Siria, come testimoniano la rimozione di tutte le decorazioni natalizie, la distruzione di tutto l’alcol e l’imposizione forzata del velo alle donne ad Aleppo. Un tradimento occidentale, che sta sacrificando le proprie radici cristiane per sostenere invece il compimento del progetto sionista.

I jet aria-terra Warthog degli Stati Uniti hanno attaccato e gravemente impoverito i rinforzi che, su invito del governo siriano, erano in rotta verso la Siria dall’Iraq. I continui attacchi aerei israeliani quotidiani contro le infrastrutture militari siriane per mesi sono stati un fattore importante nella demoralizzazione e nella ridotta capacità dell’esercito arabo siriano del governo siriano, che è semplicemente evaporato ad Aleppo e Hama.

Per la Siria si prospetta uno scenario libico, con conseguenze imprevedibili per tutti.

Chi è Jolani, che prende il posto di Assad

Il sito Formiche.net traccia un profilo di chi si propone di essere il successore di Assad: Ahmed Hussein al-Shara. Nato a Riad nel 1982, da una famiglia medio-borghese (suo padre era un ingegnere petrolifero), viene chiamato Jolani ed è cresciuto nei sobborghi di Damasco.

Nel 2003, poco prima dell’inizio dell’invasione americana, si trasferì in Iraq, dove venne arrestato dalle autorità locali e incarcerato a Camp Bucca. Rilasciato 5 anni dopo, Jolani tornò a far parte di al-Qaeda, ora guidata dallo stesso Baghdadi, che lo nominò responsabile delle operazioni a Mosul.

Successivamente, inviato in Siria da Baghdadi, Jolani creò una brutale organizzazione jihadista che si fece conoscere attraverso attacchi suicidi. Avviene poi la rottura tra Baghdadi e la base, con Jolani che restò qaedista, e tra quello che ai tempi era l’Isis e la Jabhat al Nusra iniziò l’inimicizia.

Arriviamo ai giorni nostri, con Jolani che ha iniziato la marcia “di liberazione” della Siria con una velocità sorprendente, anche per le ragioni dette all’inizio. Quello che potrebbe essere il successore di Assad sta cercando di creare un’immagine positiva di sé da proporre all’Occidente. Dice che la Siria non offrirà basi agli americani, addirittura avrebbe offerto ad alcuni parroci di diventare sindaci ad interim dei villaggi liberati dall’oppressione assadista.

Il piano è vasto: Hayat Tahrir al-Sham (conosciuta meglio con l’acronimo HTS) sta valutando la possibilità di sciogliersi per consentire la piena integrazione delle strutture civili e militari in nuove istituzioni che riflettano l’ampiezza della società siriana. Jolani vuole evitare di far percepire sé e i suoi come jihadisti, anche per evitare che poi Assad venisse percepito come alternativa migliore dei “taglia gole“.

Insomma, Jolani vede concretizzarsi un progetto iniziato nel 2011. Ha lavorato meticolosamente per arrivare a questo obiettivo, ma oltre al coraggio, sono serviti fattori decisivi “esterni” che gli hanno reso possibile tutto questo.

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Pubblicato da Vito Andolini

Appassionato di geopolitica e politica nazionale.

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