Arrivò Bush figlio e invase prima l’Afghanistan, come reazione all’11 settembre in quanto quel Paese dava rifugio ai terroristi, e poi l’Iraq, rimuovendo, contrariamente a quanto fatto dal padre, Saddam. Poi toccò alla Libia, con Francia e Gran Bretagna in testa per rimuovere il dittatore Gheddafi.
Ed ora si va in Siria, dopo 7 anni di una guerra che ha raso al suolo il Paese e massacrato centinaia di migliaia di civili. Mentre quasi 5 milioni sarebbero gli evacuati dal Paese. Il 14 aprile Stati Uniti, Francia e Regno Unito lanciano un attacco missilistico contro le forze governative di Bashar al-Assad, con obiettivo primario i siti di produzione di armi chimiche del governo siriano.
Nei primi raid vi sarebbero stati tre obiettivi colpiti: un centro di ricerca scientifico sullo sviluppo delle armi chimiche nell’area suburbana di Damasco e due depositi, di cui uno di Sarin, ad ovest di Homs.
L’attacco ha ovviamente scatenato l’ira di Russia e Iran che appoggiano il governo di Assad. Che hanno già annunciato ritorsioni. A scatenare l’attacco del fronte occidentale che i ribelli sostengono che l’8 aprile sia avvenuto un nuovo utilizzo di armi chimiche su Douma, in particolare di gas al cloro.
La storia però non sembra stia insegnando molto agli occidentali, che con la rimozione di Assad rischiano di incendiare ulteriormente il Medioriente.
Dai talebani a Gheddafi: il vizio oscuro dell’Occidente
L’interventismo statunitense in Medioriente ha solo generato ulteriore caos e destabilizzazione. A cominciare dall’Afghanistan, dove gli Usa andarono in risposta all’11 settembre. Da metà anni ‘90 in Afghanistan comandavano i talebani, capaci di cacciare già i sovietici a fine anni ‘80. I talebani imposero un sistema sociale basato sull’integralismo religioso, ma fecero da argine al terrorismo e alla caos politico. Cosa abbiamo ora in Afghanistan? Un paese ridotto allo stremo dal 2001, dove avvengono continui attentati e non si sa ancora chi comanda e la società è allo sbando.
Poi ci fu l’Iraq, nel 2003. La rimozione di Saddam Hussein – le cui armi chimiche non furono mai trovate – ha portato il paese al caos politico, al disordine sociale, all’avanzata dell’Isis e a continui attentati nel Paese.
Nel 2011 è toccato alla Libia. La rimozione di Gheddafi è stata voluta da Sarkozy soprattutto per nascondere i finanziamenti illeciti ricevuti dal Raìs libico. Non a caso, ora l’ex Presidente francese è sotto indagine ed è stato perfino sottoposto a fermo per un paio di giorni. Anche lì stessa situazione: paese nel caso politico e sociale, ondate di immigrati che abbiamo dovuto sorbirci noi, attentati frequenti e Isis che ha avuto campo libero per avanzare.
In realtà, potremmo andare ancora più indietro. E’ dalla seconda guerra mondiale che gli Usa interferiscono negli affari degli altri Paesi per propri interessi geopolitici ed economici. Ci hanno aiutato contro i nazifascisti, è vero (anche se in realtà dovremmo ringraziare più i sovietici che penetrarono fino a Berlino), ma poi ci hanno riempito di basi militari.
Si sono “interessati” della Corea, nella guerra di 3 anni (1950-53), che ha finito per dividere il Paese in due. E poi Vietnam e Cambogia, i paesi latinoamericani, quelli centroamericani, quelli africani. Hanno cercato di esportare la democrazia ovunque, per poter essere influenti e anche quando non gli è stato chiesto davvero.
La situazione in Siria
In Siria i ribelli stanno cercando di capovolgere la dittatura di Assad dal 2011, sulla scia delle primavere arabe. Ma c’è anche una terza fazione: l’Isis appunto. Le superpotenze mondiali hanno guardato con interesse quella situazione, in quanto avere la Siria sotto la propria influenza è un fatto strategico per il Medio Oriente.
Come ho già esposto più approfonditamente qui, la Siria è un alleato storico della Russia, nonché dell’Iran. Ma gli occidentali vorrebbero da tempo la fine della dittatura di Assad, la cui famiglia è in sella dal 1970, quando il padre Hafez è diventato presidente con un golpe nel 1970. In realtà il designato era l’altro figlio di Hafez, Basil, ma è deceduto in un incidente stradale.
La Turchia, invece, ha un duplice obiettivo: limitare i sogni di realizzare un paese autonomo dei curdi (minoranza che vive tra Siria e Turchia a cui non è riconosciuto uno stato autonomo) e incidere nella politica siriana del futuro. Disponendo così di un governo amico, a differenza di quello in carica.
Gli Usa vogliono estendere la propria influenza nel Medio Oriente, sebbene Obama abbia svolto una politica estera molto prudente rispetto al predecessore guerrafondaio Bush. Inoltre, gli americani dispongono poi di due basi militari nell’area curda, dalle quali lanciano operazioni contro Isis e i qaedisti di al Nusra. Trump è partito in linea col motto sbandierato durante la campagna elettorale: “America first”. Ma poi ha deciso di intervenire dopo l’attacco chimico contro i civili. Vero o costruito che sia.
Il problema, però, come in tutte le altre situazioni, è capire quale potrebbe essere il dopo-Assad. Infatti, Man mano che la guerra è divampata, il fronte anti-Assad si è allargato e ad oggi operano dozzine di fazioni nazionaliste, islamiste, qaediste, i curdi. Nonché l’Isis, che vorrebbe creare uno stato islamico unendo Siria e Iraq.
I rapporti tra i ribelli sono complicati, spesso si contrappongono tra di loro. Il loro punto debole è così proprio la mancanza di coesione, l’assenza di un progetto comune e di una leadership.
Attacco chimico ai civili solo una montatura?
Non mancano, anche per la questione siriana, tesi complottiste. C’è infatti chi ritiene che l’attacco chimico contro i civili lo scorso 8 aprile, sia una montatura degli occidentali proprio per attaccare Assad. Un po’ quanto già visto in Afghanistan ed Iraq dopo l’11 settembre. Che per molti, è stato architettato proprio per poter avere un pretesto al fine di intervenire militarmente in Medio Oriente.
Tra le ipotesi, molto interessante è quanto accaduto a Sky News il 13 aprile. Come riporta L’antidiplomatico, il canale televisivo britannico Sky News ha interrotto una conversazione dal vivo con l’ex comandante delle forze armate del Regno Unito, il generale in pensione Jonathan Shaw, quando ha messo in dubbio il coinvolgimento del governo siriano nel presunto attacco chimico che avrebbe avuto luogo a Duma il 7 aprile scorso, una tesi che contraddice la versione ufficiale di Londra su questi fatti.
Shaw ha ricordato che le truppe del governo siriano non avevano motivo di effettuare un attacco chimico dopo aver compiuto progressi significativi nella lotta al terrorismo.
“Quale possibile movente avrebbe spinto la Siria a lanciare un attacco chimico in quel momento e in quel luogo? I siriani stanno vincendo (…) [Bashar] Assad ha vinto questa guerra e dobbiamo prenderne atto“, ha dichiarato Shaw.
Per rafforzare questo argomento, l’ex generale ha insistito sul fatto che non era la sua opinione, ma quella di Washington, come dimostra il fatto che il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha espresso la sua intenzione di ritirare le forze americane dalla Siria alla fine dello scorso marzo.
Subito dopo queste parole, la presentatrice ha interrotto Jonathan Shaw senza spiegarne il motivo. Ecco il video:
I’m sure there’s a perfectly reasonable explanation for why Sky News cut off the former head of the British armed forces as soon as he questioned whether Assad was behind the chemical attack pic.twitter.com/MiNuTALv8N
— Matt Zarb-Cousin (@mattzarb) 13 aprile 2018
Insomma, corsi e ricorsi storici. Vittime, carnefici, complici, complotti, interessi economici e geopolitici. La storia si ripete ciclicamente. Le magnifiche sorti e progressive, che il buon Leopardi già criticava quasi 2 secoli fa nella lirica La ginestra.