Ieri grossa parte di musei, palazzi e scavi archeologici sono rimasti chiusi poichè i sindacati non hanno accettato la proposta relativa agli straordinari fatta dalla soprintendenza, rimpinguata anche dalla Regione, reputata ormai tardiva.
Peccato che i sindacati mostrino i denti solo ogni tanto e soprattutto ledendo la ormai già compromessa immagine della città di Napoli e della Regione campana in generale. Certo la ratio delle proteste è proprio quella di far avvertire all’utenza il maggiore disagio possibile, e quale migliore occasione se non una giornata di festa come appunto quella del primo maggio, occasione per tanti lavoratori di dedicarsi alle bellezze della propria città e regione, non facilmente apprezzabili durante l’anno per gli impegni lavorativi; nonchè dei turisti italiani in generale e stranieri, che nonostante le notizie a raffica che arrivano sul problema rifiuti e sicurezza, hanno avuto il coraggio di farsi un bagno di cultura (e forse anche di mare) qui.
Ma è anche vero che tanti beni culturali sono già in crisi in generale e quindi le giornate festive sono un’occasione per farne pubblicità; per non contare il disagio creato ai piccoli commercianti (anche abusivi) hanno attività nei dintorni di tali luoghi culturali appunto. I sindacati hanno colpito anche loro.
Una vittima del sindacalismo da quattro soldi sono stato anche io, avendo trovato ieri chiuso un sito archeologico a Cuma; ma avendo la mia città molte altre risorse, diciamo che la giornata mi è andata anche meglio del previsto. Ma era lampante nei turisti il disappunto e la rabbia nell’essere arrivati davanti al cancello e senza preavviso aver trovato chiuso. Cosa ancor più grave è che sul sito ufficiale non vi era scritto nulla, nè vi era un cartello esposto fuori. Per non parlare poi dell’inaffidabilità dei mezzi pubblici. Complimenti!
Un nuovo colpo alle risorse di questa città e della regione in generale. E per quanto ancora il sole, il mare e i bei paesaggi possono far dimenticare i disagi e farli passare in secondo piano?!
Rilancio infine, l’idea che i Musei, i siti archeologici, i palazzi monumentali, ecc, vadano dati in gestione ai privati, magari con fitti a scadenza quinquennale, così che tali sedi culturali siano curate ed efficienti, proprio perchè interessa ai privati stessi la loro funzionalità, appannaggio anche dei cittadini che così possono accedervi. Naturalmente i contratti non devono essere irrisori come ad esempio quelli previsti per la compravendita delle spiagge, con durata anche secolare e ad una tassazione irrisoria. Confido per questo provvedimento, nella volonta di essere liberali del Governo entrante.