Silicon Valley Bank fallisce: quali rischi per banche italiane?

Silicon Valley Bank fallisce: quali rischi per banche italiane?

DATA ULTIMO AGGIORNAMENTO: 16 Marzo 2023

In un sistema finanziario mondiale strettamente collegato come quello attuale, complice la globalizzazione e la digitalizzazione, il rischio che la chiusura di una banca, anche modesta e localizzata in qualsiasi angolo del mondo, possa coinvolgere anche altre banche. Si parla di “butterfly effect“, come per i tifoni, o del più noto “effetto domino“.

Ed ora a preoccupare i mercati finanziari per un possibile contagio arriva dalla Silicon Valley Bank (Svb), che l’autorità della California ha deciso di chiudere la banca i cui depositi sono comunque assicurati dal Federal Deposit Insurance Corp. Un’agenzia federale di assicurazione sui depositi, simile a quelle che ci sono in Europa e Italia. Quindi i clienti della SVB dovrebbero vedersi restituiti i propri soldi.

L’autorità riferisce anche la banca vanta circa 209,0 miliardi di dollari in asset e 175,4 miliardi in depositi. E ora viene da chiedersi: quali rischi corrono le banche italiane?

Perché la Silicon Valley Bank (Svb) chiude

Come spiega Il Fatto quotidiano, la Silicon Valley Bank (Svb) – banca di medie dimensioni, focalizzata sul settore high tech – si è trovata a corto di capitale in seguito a perdite da quasi 2 miliardi di dollari riportate sui suoi investimenti, soprattutto titoli di Stato statunitensi.

Ha tentato la mossa disperata di emettere azioni per 2,2 miliardi per cercare di raccogliere denaro e rafforzare il suo capitale eroso dalle passività. Operazione purtroppo fallita.

E così si è scatenato il classico panico, lo stesso che tante volte ha peggiorato la situazione, provocando o accelerando la crisi di una banca o finanche di un intero paese. L’esempio più classico è quello della Grande Depressione del 1929.

Ad alimentare le paure dei risparmiatori l’allarme lanciato da alcuni personaggi autorevoli, come Peter Thiel, i quali hanno suggerito alle aziende di ritirare i loro depositi dalla banca.

E anche la Silicon Valley Bank (Svb) è stata vittima del “liquidity kills fast”: la mancanza di liquidità uccide in fretta.

Cosa rischiano banche italiane per il fallimento della banca californiana?

Proprio per le ragioni suddette, è lecito chiedersi se il fallimento della Silicon Valley Bank (Svb) possa avere ripercussioni per le banche italiane. Le prime si sono verificate subito per i titoli azionari: le due principali banche italiane, Intesa Sanpaolo ed Unicredit, sono scese rispettivamente del 2% e del 3,11.

In perdita anche altre banche: Deutsche Bank ha perso il 6,9%, Bnp Paribas il 4%, Barclays il 6%, Santander il 4,9%, Credit Suisse il 4,8%.

Ora la preoccupazione va a lunedì prossimo, visto che nel weekend la borsa è chiusa e timori ed ansie si cumulano nei giorni di chiusura per poi sfogandosi alla riapertura. Gli azionisti preparano il disimpegno dagli investimenti.

Inoltre, SVP vanta azionisti di spessore come Vanguard (10,8%), State Street (5,2%), BlackRock (5%) e Jp Morgan con il 3,6%. I quali, a loro, volta, hanno i propri tentacoli in molti settori. Ma dubitiamo che possano risentirsi troppo per questo contraccolpo. Almeno si spera.

Gli esperti sono più che altro preoccupati del fatto che la bancarotta della Silicon Valley Bank (Svb) possa essere il segnale di un malessere più profondo e diffuso del settore. Il classico “canarino della miniera” insomma, per concludere con l’ennesima metafora.

Fallisce seconda banca americana: Signature Bank

Come riporta FanPage, A distanza di soli 3 giorni dal fallimento della Silincon Valley Bank, fallisce una seconda banca americana: Signature Bank, un piccolo istituto con sede a New York, che venerdì in Borsa aveva perso oltre un quarto del suo valore.

Si tratta di una piccola banca con circa 2200 addetti e quindi non paragonabile alla banca californiana. Tuttavia, il suo fallimento alimenta le preoccupazioni in un clima di sfiducia crescente che potrebbe avere conseguenze disastrose per l’economia a stelle e strisce. E non solo.

Credit Suisse ha chiesto prestito

Il contagio arriva in Svizzera. Come riporta SkyTg24, Credit Suisse, importante istituto di credito svizzero, ha perso il 24,2% in Borsa a Zurigo, innescando una tempesta di vendite sull’intero comparto bancario in Europa. In una nota, la banca ha annunciato “l’intenzione di esercitare la sua opzione di prendere in prestito fino a 50 miliardi di franchi svizzeri“, circa 54 miliardi di dollari, “dalla banca centrale svizzera“.

Fink di BlackRock ammette il problema del “denaro facile”

Larry Fink, numero uno del colosso finanziario BlackRock, ha ammesso che il problema Svb sia “un tassello domino creato dal denaro facile”. Come riporta Focus risparmio, per il manager del colosso Usa stiamo pagando “il prezzo di decenni di politiche fiscali e monetarie aggressive”. E potrebbe esserci una “crisi lenta”, non escludendo altri fallimenti di banche.

5,0 / 5
Grazie per aver votato!

Pubblicato da Vito Andolini

Appassionato di geopolitica e politica nazionale.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.