La separazione delle carriere dei Magistrati e la stretta sulle intercettazioni sono due temi cari al centro-destra da ormai trent’anni. Cioè da sempre, visto che la coalizione come oggi la conosciamo è nata da un’intuizione di Berlusconi quando “scese in campo” nel 1994. Portando al governo, oltre che post-socialisti e post-democristiani riciclatisi nel suo partito e in partitini di centro, anche i post-fascisti e i leghisti.
Coalizione che ha governato per diversi anni in Italia, senza però mai riuscire nel concreto a riformare la giustizia come avrebbe voluto. Ora però ha una maggioranza importante e potrebbe riuscirci.
Separazione carriere magistrati cos’è
Come spiegato in occasione del recente referendum sulla Giustizia, che non superò però il Quorum, la separazione delle carriere dei Magistrati è stata sempre sostenuta a destra, al fine di ovviare al fatto che i magistrati, nel corso della loro carriera, passino da una posizione giudicante ad una requirente e viceversa troppo spesso. E pure all’interno dello stesso processo. Finendo anche in conflitto di interessi o dando vita anche ad autentiche persecuzioni di cittadini.
Pertanto, la separazione delle carriere fa sì che l’attività della parte che accusa (PM) debba restare distinta da quella di chi giudica. Il magistrato sceglie fin dall’inizio la sua posizione e deve mantenerla per tutta la carriera professionale.
Limitazione alle Intercettazioni
Un altro pallino del centro-destra sul tema Giustizia sono le intercettazioni. Quando si parla di questo tema, si rischia sempre di oltrepassare il confine della libertà di stampa. Poiché tra le colonne su cui fonda una stretta sulle intercettazioni vi è proprio la limitazione dei casi entro la quale i giornali possono pubblicarle. Ma, soprattutto, quando, per quanto tempo e in che modo gli inquirenti possono usare questo strumento, poiché si rischia di violare la privacy dei cittadini.
In effetti, la legge vigente è ancora lacunosa in merito e troppo spesso si abusa di questo strumento, così come della pubblicazione di colloqui poco rilevanti ai fini dell’indagine ma particolarmente lesivi per la privacy degli interlocutori.
Negli anni sono state fatte varie riforme sui modi e i tempi delle intercettazioni, che in effetti hanno mitigato un abuso non indifferente da parte di inquirenti e media.
Il rischio però è anche quello di limitare molto l’azione degli inquirenti e anche il diritto delle persone di essere informate. Il terreno è molto scivoloso e la linea tra diritti e doveri è molto sottile.
Separazione carriere e intercettazioni: lo stato dell’arte del Governo Meloni
Il fatto che per la prima volta come vice presidente del Consiglio Superiore della Magistratura (come noto il Presidente del CSM è il Presidente della Repubblica) ci si un esponente di centro-destra, è di buon auspicio per questa parte politica affinché porti a casa le riforme della Giustizia agognate da anni.
Come riporta Il Sole 24 Ore, si tratta del leghista Fabio Pinelli, nato a Lucca il 1966, iscritto dal 1997 al Foro di Padova. E’ professore a contratto presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia e titolare dell’insegnamento di “Diritto penale dell’ambiente, del lavoro e della sicurezza informatica (Internet e privacy)”. Socio sia di Fondazione Leonardo sia di Italia Decide, dove ha un ruolo di primo piano anche Luciano Violante, a riprova della capacità di intrattenere relazioni trasversali.
E’ già passato agli onori delle cronache per aver difeso Luca Morisi, spin doctor di Matteo Salvini e il giornalista de La Repubblica Paolo Berizzi, oggetto di pesanti minacce e diffamazioni. E davanti alla Corte costituzionale rappresenta il Senato nel conflitto con i pm di Firenze titolari dell’indagine Open sulla vicenda delle chat sequestrate.
Ciò ovviamente non basta, perché all’interno del centro-destra non mancano frizioni e contrasti sull’impianto della riforma. Il Ministro della Giustizia Carlo Nordio, in occasione dell’arresto di Matteo Messina Denaro, aveva parlato di “Intercettazioni solo per mafia e terrorismo“. Il che ha provocato la reazione negativa di Giorgia Meloni, ma anche di Matteo Salvini. Il quale aveva ribadito il concetto di non dover fare una riforma contro qualcuno, ma vada fatta ascoltando magistrati ed avvocati.
Fratelli d’Italia spinge più sul lato di una stretta sulle pubblicazioni delle intercettazioni, progettando sanzioni interne nell’Ordine dei giornalisti.
Forza Italia, che notoriamente non ha un buon rapporto coi magistrati, spinge per fare presto una riforma che limiti le intercettazioni e concretizzi la separazione delle carriere.
Insomma, la direzione sembra essere ben definita, ma occorrerà vedere quale sarà il risultato finale. Probabilmente, si avrà una notevole stretta per quanto concerne la pubblicazione delle intercettazioni, voluta da tutta la maggioranza, e una limitazione ulteriore ma non eccessiva dell’uso di questo strumento.
Molta più sintonia c’è invece sulla questione della separazione delle carriere, che dovrebbe diventare realtà nel corso di questa legislatura.