SE ANCHE IL NUOVO SUPERMAN E’ MALINCONICO E DEPRESSO
IL SUPER EROE PROVENIENTE DAL PIANETA KRYPTON E’ TORNATO NELLE SALE CINEMATOGRAFICHE. MA HA POCHE COSE IN COMUNE CON LE PRECEDENTI TRASPOSIZIONI
“A l’uomo di ferro è caduta una mola d’acciaio” diceva il grande Totò nel divertentissimo film “Un turco napoletano”, quando, nei panni dell’omonimo personaggio, diede uno schiaffo al buffo guappo locale Don Carluccio (interpretato da Nino Taranto). E sembra un po’ quello che è capitato al nuovo Superman, diretto da Zack Snyder (già regista del remake de L’alba dei morti viventi e dell’epico 300), nelle sale cinematografiche da giovedì scorso. Un Super eroe moderno, preso da laceranti dubbi, introspettivo.
Questo nuovo profilo forse deriva dal fatto che il produttore del film sia Christopher Nolan, regista della trilogia de Il Cavaliere oscuro, che ha proposto un Batman con quelle caratteristiche; il quale comunque le ha storicamente sempre avute. A cambiare però è anche il costume e l’etimologia della trama tradizionale; a partire dal nome stesso del protagonista.
LE NOVITA’ – Zack Snyder lo ha costruito ispirandosi alla trilogia di Nolan (qui presente come produttore) de Il Cavaliere Oscuro, trasformandolo in un’anima in pena, in cerca delle sue radici. Intanto partiamo col dire che non si chiama più Superman, ma Uomo d’acciaio.
La kryptonite, suo tallone d’Achille, è scomparsa, così come le sue famose mutande rosse che indossava sopra un costume che qui è volutamente più scuro e meno folcloristico (da un blu elettrico si è passati a un blu notte). Che conserva la tradizionale «S» ma non il suo significato, ora riconducibile a un termine di Krypton che significa Speranza. Insomma, Clark Kent (non lo chiamano quasi mai Superman) ha perso la sua bonaria ingenuità, sacrificata sull’altare della modernità. Non che il fumetto sia stato abbandonato ma è la natura stessa che muove il personaggio a essere diversa rispetto al passato. E la presenza di Nolan si fa sentire pesantemente nelle scelte di sceneggiatura e di regia. Qui si parte dalle fondamenta e si spazia subito nella fantascienza più pura.
LA TRAMA – Nel prologo del film, che dura una ventina di minuti (altro che la famosa breve apparizione milionaria di Marlon Brando), viene mostrata la fine di Krypton, ormai sul punto di esplodere mentre la sola chiave di sopravvivenza della specie è nella mani di Jor-El (Russell Crowe) che la affida, sacrificando la vita, al suo neonato Kal-El (Henry Cavill), spedito sulla Terra nonostante il tentativo del generale Zod di entrarne in possesso. Un inizio che mette in campo effetti speciali e grande action, per far capire dove si andrà a parare. Successivamente, alternando passato e presente, Snyder mostra allo spettatore le difficoltà della crescita di Clark, adottato dai coniugi Kent (Kevin Costner e Diane Lane), su un pianeta che non è il suo. Da bambino va in crisi a scuola perché dilaniato dai rumori di fondo amplificati dai suoi super sensi sviluppati. Poi, lo ritroviamo già adulto mentre salva degli operai in una petroliera in fiamme. Rieccolo su uno scuolabus, ragazzino, mentre compie un’impresa fuori dal comune e, subito dopo, ai giorni nostri, deve resistere alle provocazioni di un energumeno per non svelare la sua identità. Tanti flashback per preparare lo spettatore alla domanda di fondo del film: cosa accadrebbe se sulla Terra apparisse all’improvviso un uomo con poteri sovrannaturali e si scoprisse che è un alieno? Come reagiremmo? E lui, come si adatterebbe a noi? Inevitabilmente, l’arrivo sul nostro pianeta di Zod (un Michael Shannon deludente se confrontato con il Benedict Cumberbatch di Star Trek) che minaccia il mondo («Consegnatemelo, o sarà la fine»), lo costringe a scendere in campo, a fianco della giornalista Lois Lane (Amy Adams). E’ il momento di gettare la maschera e schierarsi dalla parte giusta. Il tutto servito con una imponenza di CG (strabiliante la distruzione di Metropolis) che accende l’azione ma non i sentimenti.
UN FILM FREDDO – Già, i sentimenti. Forse l’aspetto più deficitario della storia. Qui non si entra mai in empatia con i personaggi, per colpa di un cast male assortito e con il freno a mano tirato. Va bene fare un film cupo e introspettivo che non lasci fiato allo spettatore, ma far ridere almeno una volta il mono espressivo Henry Cavill era impresa da supereroi?
Al di là di confronti e analisi, ciò che importa è la reazione dei botteghini, unico parametro che conta per le case cinematografiche. Il pubblico giovanile probabilmente lo adorerà, abituato ormai a film freddi, frenetici e cupi; come vengono presentate perfino le trasposizioni delle favole classiche. Chi ha superato la quarantina, invece, abituato al viso serioso, ma in fondo tenero del Clark Kent interpretato dallo sfortunato Christopher Reeve, si guarderà indietro con rimpianto.
(Fonte: Il Giornale)
Bell'analisi, Luca… in effetti, il tanto atteso "Man of Steel" (ribattezzato così proprio per evidenziare il reebot) non è quel capolavoro che alcuni critici osannano… come avviene in altri film in cui gli effetti speciali ruotano al servizio della storia (per rimanere in tema di reebot, la trilogia epica di Nolan sul suo Batman) qui invece è la storia che ruota al servizio degli effetti speciali… CGI avanzata e tecnicamente valida, ma che rende le numerose sequenze d'azione un spesso confusionario "videogame"… fanno nostalgia i Superman di Richard Donner, con gli effetti "meccanici" e sovrapposizioni ma con tanta anima nella storia… Man of Steel è pensato per adattarlo ai giorni nostri, in cui con la CGI puoi ricreare tutto quello che serve per un action e disaster movie e il cast comunque se la cava egregiamente, soprattutto i due evergreen Crowe e Kostner… ma il paragone con i Superman che abbiamo tanto amato, è lontano anni luce… oggi c'è solo posto per le file ai botteghini e pop corn e bibite da vendere, intrattenendo vecchie e nuove generazioni con un reboot che comunque sia rispetta la storia originale e che, tra le spettacolari sequenze d'azione, riesce anche ad emozionare… voto: 7/10Dark Knight
ma soprattutto ha capit che la mutanda va sotto i pantaloni