Scuola a settembre come sarà? Le 4 novità principali ai tempi del Covid-19

DATA ULTIMO AGGIORNAMENTO: 3 Novembre 2020

Come sarà la scuola a settembre? Come sarà la scuola ai tempi del Covid-19? Se lo chiedono alunni, insegnanti, personale scolastico in generale e genitori.

La scuola, del resto, è la prima cosa ad essere andata in lockdown. Non aprendo praticamente più dal Carnevale. Costringendo anche i più piccoli a fredde lezioni via chat a distanza.

Comunque, il Comitato tecnico scientifico (lo stesso che si è visto aggirare il proprio parere ad inizio marzo) ha stabilito delle linee guida. Sebbene manchi l’ultimo dubbio riguardo l’uso o meno delle mascherine anche quando gli alunni sono seduti.

Altro dubbio, in realtà, riguarda anche chi sarà il Ministro dell’istruzione a settembre. Dato che la Azzolina si è dimostrata alquanto imbarazzante. Si fa già il nome di Maria Elena Boschi, forse per fare in modo che il piccolo partitino al quale appartiene – Italia viva, come noto creato da Renzi – non esca dalla maggioranza.

La Boschi, quella che doveva ritirarsi all’indomani della sconfitta del referendum costituzionale assieme al suo capo nel dicembre 2016. E che fu messa in imbarazzo dalla posizione del padre nel caso Banca Etruria. Ma tant’è. Si sa come in Italia i ministeri vengano assegnati in base a meri calcoli politici, più che alle capacità.

Ma torniamo a come sarà la scuola a settembre 2020. Ecco le 4 principali novità.

Novità scuola settembre 2020

scuola come sarà covid-19 settembre 2020

Avvenire riporta le 4 principali novità della scuola a settembre 2020

Come avvengono controlli e gestione casi

Niente controllo della temperatura all’ingresso, per esempio (salvo che la misura voglia essere adottata dai singoli plessi): la responsabilità sarà delle famiglie, a scuola semplicemente non si deve andare se si ha più di 37,5 o sintomi febbrili.

Nel caso poi

in cui una persona presente nella scuola sviluppi febbre e/o sintomi di infezione respiratoria si dovrà procedere al suo isolamento in base alle disposizioni dell’autorità sanitaria e provvedere quanto prima al ritorno a casa

Per rientrare servirà un certificato di «avvenuta negativizzazione», e questo sia per gli studenti che per i docenti.

Non sarà un solo caso a decretare la chiusura di un istituto: l’eventuale stop infatti sarà deciso «in base al numero dei casi confermati» e dunque al livello di trasmissione del virus. E in questo senso in ogni scuola è prevista la presenza di un referente ad hoc per il Covid.

Ancora, test sierologici gratuiti, ma su base volontaria, per i docenti, e rispetto rigoroso delle misure igienico-sanitarie nelle scuole con disinfezione frequente delle mani, degli spazi comuni utilizzati, dei banchi, e con areazione delle aule e dei laboratori.

Psicologo scolastico

Arriva la figura dello psicologo scolastico, che potrà assicurare sia al personale, sia agli alunni

«un sostegno per fronteggiare situazioni di insicurezza, stress, ansia dovuta a eccessiva responsabilità, timore di contagio, rientro al lavoro in “presenza”, difficoltà di concentrazione, situazione di isolamento vissuta»

Con tanto di accordo tra Miur e Ordine degli Psicologi.

Ci sarà

il rafforzamento degli spazi di condivisione e di alleanza tra scuola e famiglia, anche a distanza

e l’uso di sportelli di ascolto, soprattutto

nella gestione degli alunni con disabilità e di quelli con disturbi evolutivi specifici o altri bisogni educativi speciali

Un vero e proprio help desk con numero verde dedicato sarà attivo dal 24 agosto (ore 9-13 e 14-18, da lunedì a sabato) per raccogliere quesiti e segnalazioni sull’applicazione delle misure di sicurezza e supportare le scuole nella delicata fase del rientro.

Come funzioneranno ingressi ed uscite

Entrate e uscite «saranno differenziati» e si dovranno

evitare assembramenti con un’opportuna segnaletica e con una campagna di sensibilizzazione e informazione

Alle scuole sarà pure lasciata la scelta «ove lo si ritenga opportuno» di utilizzare «accessi alternativi»; da differenziare anche i percorsi interni all’edificio, con

predisposizione di adeguata segnaletica orizzontale sul distanziamento necessario e sui percorsi da effettuare

Sarà limitato l’accesso ai visitatori e a qualunque “esterno”, mamme e papà degli alunni inclusi; infatti lo studente potrà essere accompagnato da un solo genitore (o altro maggiorenne delegato), il quale dovrà indossare la mascherina «durante tutta la permanenza all’interno della struttura».

Gli altri visitatori potranno entrare solo per effettiva necessità, previa prenotazione e annotando su un apposito registro i propri dati e recapiti.

Banchi singoli, obbligo di distanza ad un metro

Non sarà possibile sederci a coppia nei banchi ma solo singolarmente. Sarà obbligatorio mantenere il fatidico metro di distanza, anche negli spazi comuni. Precisamente «tra le rime buccali», cioè tra le bocche.

Si potranno ad esempio

alternare le presenze degli studenti con lezioni da remoto, in modalità didattica digitale integrata

oppure

prevedere l’erogazione dei pasti per fasce orarie differenziate

Distanze obbligatorie pure nelle aule professori e nelle zone dove si trovano i distributori automatici di bevande o snack. Gli insegnanti di sostegno, che in molti casi non possono evidentemente osservare il distacco fisico, sono autorizzati a proteggersi con dispositivi aggiuntivi: guanti, occhiali, protezioni trasparenti sul viso.

Le scuole, per aumentare gli spazi a disposizione, possono stipulare accordi con tra associazioni, parrocchie, oratori, scuole paritarie, ecc.

Insomma, non siamo proprio alle scene che si vedono in Cina, dove tutti si muovono in modo spaventosamente sincronizzato. Né al braccialetto che dà la scossa in caso di alunni che si avvicinano troppo (ne ho parlato qui, e comunque almeno fino ad ora).

Tuttavia, siamo di fronte ad una scuola che punta all’individualismo, alla mancata condivisione di spazi ed emozioni. Ciò che davvero resta in fondo della scuola come esperienza educativa.

Bisognerà tra l’altro capire come le scuole italiane potranno adeguarsi a tutto questo. Dato che da tempo patiscono il fenomeno delle “classi pollaio”, delle strutture fatiscenti e degli spazi inesistenti o ristretti (palestre, laboratori, ecc.)

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