Scandalo Ginnastica ritmica: di cosa ci meravigliamo?

Scandalo Ginnastica ritmica: di cosa ci meravigliamo?

Da diversi giorni sta tenendo banco lo scandalo che ha travolto il mondo della Ginnastica ritmica. Una disciplina nonché uno sport olimpico principalmente femminile, di squadra, individuale o a coppie.

Lo scandalo, come saprete, riguarda il fatto che molte atlete di Ginnastica ritmica stanno denunciando pressioni psicologiche, costrizioni fisiche e offese da parte delle allenatrici al fine di essere perfette. A partire dal peso, tenuto rigorosamente sotto i 40 chili.

Lo scandalo ginnastica ritmica è partito da una intervista-choc di una delle atlete Nina Corradini a LaRepubblica. E, a poco a poco, molte altre atlete hanno avuto il coraggio di denunciare quanto subito. In una sorta di #metoo dello sport. Laddove una passione e un sogno si trasformavano in un autentico incubo.

Peraltro, sta emergendo anche di peggio: la Federazione sapeva e in alcuni casi avrebbe perfino suggerito i genitori di non denunciare. Ora fa mea culpa e promette provvedimenti.

Cosa sta succedendo nella ginnastica ritmica

Ora, premesso che occorra sempre indignarsi e proteggere i minorenni che fanno sport o svolgono qualsiasi tipo di hobby o professione, così come gli adulti, viene da chiedersi fino a che punto invece occorra meravigliarsi.

Ragazzine dal fisico rachitico, in grado di movimenti sincronici perfetti, ancor di più se le esibizioni sono svolte in squadra, dove i corpi si muovono all’unisono toccando la perfezione. Come si raggiunge tutto questo?

Con pochi semplici sacrifici? O con diete ferree che negano ogni piacere alimentare, e con esercitazioni ossessive e militarizzate? Questo scandalo che ha travolto la ginnastica ritmica mi ricorda molto da vicino quello che travolse negli anni ’90 la moda. Quando si scopri magicamente che quelle ragazze, praticamente manichini che si muovevano (e si muovono), dal viso perennemente coperto da un velo di tristezza, era in realtà anoressiche e infelici. Tanto da sdoganare, a partire dagli anni 2000, anche le modelle curvy.

Probabilmente, gli allenatori che si scagliano in quel modo sui loro allievi, è gente che a sua volta ha subito pressioni da genitori e allenatori quando era adolescente. Mentre i genitori dovrebbero togliersi i prosciutti davanti agli occhi e, anziché limitarsi a trasporre i propri sogni falliti sui figli, dovrebbero capire quando qualcosa non va.

Applaudire la bravura di certe atlete va sempre bene. Ma anche sapere che dietro quei movimenti così perfetti si nasconde una vita dura, di enormi sacrifici e talvolta anche di abusi psicologici. Forse il paragone è azzardato, ma quelle ragazzine mi ricordano gli animali da circo. Così buffi, divertenti e sorprendenti. Eppure, dietro le quinte, frustati e negati della loro natura istintiva.

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