Lo sbarco in Normandia viene considerato l’evento che ha contribuito alla disfatta dei nazisti. Ma qui raccogliamo tutte le incongruenze.
Lo sbarco in Normandia viene considerato dagli storici l’evento che ha contribuito alla disfatta dei nazisti nella Seconda guerra mondiale. A partire dalla liberazione della Francia e poi del resto dell’Europa. Equiparabile, con proporzioni diverse, allo sbarco avvenuto in Sicilia sempre per opera degli anglo-americani.
Ieri sera Alberto Angela ha dedicato all’evento, passato alla storia come “D-DAY“, uno speciale. Con tanto di testimonianza dell’unica persona ancora rimasta in vita.
Tuttavia, non sono poche le cose che non tornano. Le ha raccolte il sito Cogito ergo sum e le elenchiamo di seguito.
Perché la Normandia? Territorio complicato
La zona del Cotentin è frastagliata e caratterizzata da scogliere che ne rendono difficile, se non impossibile, l’accesso. Un’impresa che solo per questo avrebbe dovuto comportare la perdita di 4/5 dei partecipanti.
Oltre alla questione morfologica, la zona sarebbe stata di difficile accesso anche per ragioni militari, visto che era sorvegliata dagli U-Boot (ovvero i sommergibili) dell’ammiraglio Dönitz che pattugliavano il settore.
Si sono poi raccontate varie storie a riguardo, simili a favole mai supportate da documenti, tra cui quella romantica di un piccione utilizzato dalla resistenza francese per avvisare gli anglo-americani della presenza tedesca.
Vero invece è che Hitler aveva pure previsto il presunto attacco e aveva ordinato al feldmaresciallo Rommel di rinforzare le difese in quel settore con 3 divisioni Panzer in grado di intervenire rapidamente molto capaci e specializzate.
Le difficili condizioni Meteo
Il tempo nel mese di giugno 1944, quello del presunto sbarco, fu in quelle zone terribile. Tanto che il comandante in capo Rommel faceva ritorno in Germania per il compleanno della moglie certo che la situazione sarebbe stata sotto controllo.
Tutti i bollettini meteo lo confermano e proprio la giornata del 6 giugno fu funestata da un tempo terribile. In quelle condizioni e con il mare in tempesta, come avrebbe potuto sbarcare tranquillamente su quelle coste come detto frastagliate e già pericolose in condizioni normali.
Nessuna traccia dello sbarco
Non c’è alcuna traccia dello sbarco in Normandia: ruderi, cadaveri, fotografie. In realtà, delle foto ci sarebbero: quelle di R. Capa, raccolte nella pubblicazione “Le Débarquement en Normandie” , di Anthony Kemp (1994). Ma si tratta di immagini poco chiare, di pessima qualità, che potrebbero benissimo descrivere un qualsiasi campo di addestramento di West Point.
Capa non ha avuto il tempo di confessare la cosa, essendo morto in un’altra guerra americana, quella in Corea, tenutasi una decina di anni dopo. Morte puntuale e opportuna, in pieno stile americano…
Le poche testimonianze esistenti sono poco credibili e si smentiscono facilmente, con varie discrepanze biografiche.
Mancano anche documenti “nero su bianco“. Anche qui si parla di scartoffie solo presunte, ma mai concretamente trovare. Uno sbarco di quella portata avrebbe dovuto produrre una mole di documenti importanti e oggi presenti.
Infine, sempre a proposito di storielle sull’evento, c’è quella del paracadutista, certo John Steele, del 505mo reggimento della 82a Airborne. Il famoso paracadutista rimasto appeso al tetto della chiesa. Anche su questa storia ci sono delle incongruenze: c’è chi dice che a recuperarlo furono gli americani, altri che fu catturato dai tedeschi.
Qual è la verità? A parte film e libri non troviamo traccia neppure di questo.
La fake del messaggio in codice alla resistenza francese
Altra storia molto dubbiosa è che il presunto sbarco in Normandia sarebbe stato annunciato con un messaggio in codice per la resistenza francese trasmesso dalla BBC. Si tratta di alcuni versi di Velain, Chanson d’Automne:
Les sanglots longs des violons de l’automne
Blessent mon cœur d’une langueur monotone
Questo messaggio avrebbe dovuto essere un ordine diretto per l’immediata entrata in azione delle resistenza francese. Il problema però è che esiste una regola all interno della BBC: mai trasmettere due volte lo stesso messaggio personale!
Perché 2 volte? Perché già sarebbe stato utilizzato nel 1943, sempre nell’ambito della guerra contro i nazisti. Come testimonia il libro “La guerra segreta“, di Antony Cave Brown.
Troppo tempo per arrivare a Parigi
Da Deuville a Parigi occorrono appena 3 ore. Eppure, per la versione ufficiale gli alleati avrebbero impiegato ben 2 mesi e mezzo per raggiungere la capitale francese e liberarla.
Ma c’è anche un’altra incoerenza: a metà settembre gli Alleati avrebbero fatto un tragitto sulla carta molto più lungo per raggiungere l’Olanda, impiegandoci ufficialmente molto meno tempo.
Le cifre ballerine sui morti dello sbarco in Normandia
Infine, anche sulle vittime ballano molte cifre. La forchetta è troppo estesa, si va da 300mila a 20mila, considerando gli estremi dei vari racconti, ufficiali e non.
Il vero sbarco fu in Provenza
Se proprio vogliamo lodare uno sbarco degli Alleati, questo è avvenuto in Provenza e impiegarono meno di 10 giorni per arrivare a Parigi. Numero di giorni ragionevole, per i mezzi e le difficoltà insite di una guerra. Più precisamente, dal 15 al 24 agosto del 1944.
Qui abbiamo parlato di altri documentari dubbi degli Angela.
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