Col suo no, che peraltro non è il primo caso della storia della Repubblica italiana, Sergio Mattarella ha aggirato il voto del 4 marzo. Dato che un italiano su tre ha votato il Movimento cinque stelle, mentre quasi un italiano su 5 ha votato Lega. Quindi, un italiano su due (32%+17%=49%) ha votato per una rottura con l’Unione europea. Se non pure per una uscita dall’Euro. Il che sarebbe disastroso per il nostro Paese, ma è un sentimento che provano in tanti italiani. Consapevoli di quanto siano cambiate in negativo le loro vite con l’ingresso in questa siffatta Moneta unica.
Sergio Mattarella è stato condizionato dallo Spread che ha ripreso a salire, e dalle preoccupazioni di alcuni rappresentanti a Bruxelles. Allora, a questo punto, è inutile andare a votare. Se poi, alla fine, occorre sempre piazzare a Palazzo Chigi gente che garba a Germania e Francia.
Peraltro, come vedremo, il curriculum di Paolo Savona è tutt’altro che eversivo, ma il diniego è giunto per le parole che Savona ha avuto in passato su Ue, Euro e Germania. E pensare che il reato di opinione è stato abolito da un po’.
Comunque, c’è anche da dire che Matteo Salvini ha le sue colpe. Forse strategiche.
Caso Savona, l’ingenuità di Di Maio e Salvini
In tutta questa vicenda, Di Maio, ma soprattutto Salvini che ha insistito molto sul suo nome, hanno mostrato una certa ingenuità. Già perché potevano benissimo aggirare il veto di Mattarella su Savona proponendo un altro nome, per poi tentare di attuare una politica di contrasto all’Unione europea.
Il nome più gettonato è stato quello di Giancarlo Giorgetti, vice di Salvini nella Lega e altro duro. Lo stesso Mattarella, secondo una indiscrezione del Corriere della sera, avrebbe chiesto ai due: “Ma perché non volete Giancarlo Giorgetti all’Economia?”. Salvini ne avrebbe fatto una questione di “dignità”, prima ancora di scelta politica, e ha detto di no per lo stupore di Di Maio che è arrivato a pensare che, in fondo, Savona sia stato un pretesto per far saltare tutto e ottimizzare il veto del Colle a livello elettorale. Da Mattarella sarebbe arrivata anche un’altra offerta: al posto di Savona, un interim al premier Giuseppe Conte, che però evidentemente conscio del diktat leghista, ha declinato.
Insomma, se è vero che Mattarella ha detto No, Salvini si è impuntato in modo assurdo e forse anche speculativo. Bastava un cavallo di Bruxelles e il governo Di Maio-Salvini sarebbe andato avanti. Il risultato è che ora ci ritroveremo un altro burattino di Bruxelles al comando del Paese.
Perchè Paolo Savona non piace a Mattarella
Perchè Paolo Savona non piace a Mattarella? Poiché in passato ha espresso diverse frasi pesanti su Euro e Germania. Li ha raccolti il portale Aforismi. Tra quelle più pesanti ricordiamo:
La Germania non ha cambiato la visione del suo ruolo in Europa dopo la fine del nazismo, pur avendo abbandonato l’idea di imporla militarmente. Per tre volte l’Italia ha subito il fascino della cultura tedesca che ha condizionato la sua storia, non solo economica, con la Triplice alleanza del 1882, il Patto d’acciaio del 1939 e l’Unione europea del 1992. È pur vero che ogni volta fu una nostra scelta. Possibile che non impariamo mai dagli errori?
L’euro? È una gabbia tedesca. La Germania ha sostituito la volontà di potenza militare con quella economica.
Non esiste un’Europa, ma una Germania circondata da pavidi.
Le difficoltà dell’Unione Europea sono colpa delle élite che la guidano: dicono di interessarsi del popolo ma si occupano solo di loro stesse.
Ma ha espresso anche parole più pro-Euro, che invece non vengono citate:
Ritengo che uscire dall’euro comporti difficoltà altrettanto gravi di quelle che abbiamo sperimentato e sperimenteremo per restare.
Non ho mai chiesto di uscire dall’euro, ma di essere preparati a farlo se, per una qualsiasi ragione, fossimo costretti volenti o nolenti.
Chi è Paolo Savona, uomo delle istituzioni
Dal curriculum di Paolo Savona si evince certamente che non sia un eversivo.
Come riporta Wikipedia, dopo essersi laureato cum laude in Economia e Commercio nel 1961, inizia la sua carriera presso il Servizio Studi della Banca d’Italia, dove raggiunge il grado di direttore. È coautore del primo modello econometrico dell’economia italiana M1BI.
Si specializza in economia monetaria ed econometria presso il Massachusetts Institute of Technology (MIT), dove collabora con Franco Modigliani e sotto la sua guida studia con Giorgio La Malfa la curva dei rendimenti dell’economia italiana.
Compie ricerche presso la Sezione Studi Speciali del Board of Governors del Sistema della Federal Reserve a Washington DC, dove studia il funzionamento del mercato monetario in vista dell’emissione in Italia dei Buoni Ordinari del Tesoro.
Nel 1976 vince il concorso a cattedra e lascia la Banca d’Italia per insegnare Politica economica prima all’Università di Cagliari e subito dopo all’Università Pro Deo, che contribuì a rifondare come LUISS Guido Carli. Lo stesso anno Guido Carli diventa Presidente di Confindustria e Savona ne diventa Direttore Generale, carica che manterrà fino al 1980. Ha fondato e diretto con Michele Fratianni la Open Economies Review e dal 2006 al 2011 è stato Editor scientifico delle riviste “Economia Italiana”, Journal of European Economic History, Review of Economic Conditions in Italy.
Ha anche insegnato nelle Università di Perugia, di Roma Tor Vergata, alla Scuola Superiore della Pubblica Amministrazione e all’Università telematica Guglielmo Marconi, dove ha fondato nel 2010 il dottorato in Geopolitica.
Successivamente alla sua esperienza in Banca d’Italia e in Confindustria è stato presidente del Credito Industriale Sardo (1980-1989), segretario generale per la Programmazione Economica al Ministero del bilancio (1980-1982), direttore generale e poi amministratore delegato della Banca Nazionale del Lavoro (1989-1990), quindi Presidente del Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi (1990-1999), di Impregilo, di Gemina, degli Aeroporti di Roma e del Consorzio Venezia Nuova (2000-2005). Tra il 2000 e il 2005 è stato consigliere di amministrazione di RCS e TIM Italia. Dopo essere stato vice presidente di Capitalia, all’atto della fusione con Unicredit, viene nominato presidente della Banca di Roma. Dal settembre 2010 al febbraio 2014 ha esercitato nuovamente le funzioni di presidente del Fondo interbancario di tutela dei depositi.
Ministro dell’industria, del commercio e dell’artigianato, con delega al riordinamento delle partecipazioni statali nel governo Ciampi (aprile 1993 – aprile 1994), è stato nel biennio 2005-2006, durante il governo Berlusconi III, a capo del Dipartimento per le Politiche Comunitarie della Presidenza del Consiglio dei ministri e Coordinatore del Comitato Tecnico per la Strategia di Lisbona, che ha redatto il Piano Italiano per la Crescita e l’Occupazione presentato alla Commissione Europea il 15 ottobre 2005.
È stato membro del Comitato OCSE per la standardizzazione delle statistiche finanziarie e del BIS Standing Committee on eurodollars, Presidente del Consiglio Tecnico Scientifico della Programmazione Economica, della Commissione di indagine sul nucleare in Italia e membro delle Commissioni Ortona e Jucci per la riforma dei Servizi di sicurezza come esperto in materie economiche.
È stato Consigliere Scientifico dell’Associazione Guido Carli dal 1996 fino al suo scioglimento nel 2012, presidente dell’Associazione per l’Enciclopedia della Banca e della Borsa (Assonebb) dal 2006 al 2014 e del Comitato scientifico di Nemetria dal 1989. È presidente della Fondazione Ugo La Malfa e vice presidente vicario dello Aspen Institute Italia.
Collabora con Milano Finanza e i blog Formicanet e Scenari economici.
È stato presidente del Consiglio di Amministrazione di Euklid, società del Regno Unito di tecnofinanza che si occupa di gestire risparmi e investimenti attraverso metodi di trading algoritmico, carica a cui ha rinunciato il 23 maggio 2018, motivando la decisione con «sopraggiunti impegni pubblici».
No di Mattarella a Savona, i precedenti
Ma ci sono anche dei precedenti No di un presidente della Repubblica a un Ministro. A riportarli è IlSole24Ore:
1979: Pertini disse no a Cossiga su Darida alla Difesa
Nel 1993 Oscar Luigi Scalfaro a “Prodi fatto” scelse Ciampi.
L’anno seguente sempre Scalfaro toppò Cesare Previti, avvocato di Silvio Berlusconi. Il Cav. ottenuto l’incarico di formare un governo, tentò di farlo nominare Ministro di Grazia e Giustizia, ma non ci riuscì. Previti fu comunque spostato alla Difesa.
Nel nel 2000 Carlo Azeglio Ciampi chiese a Giuliano Amato di confermare il futuro capo dello Stato Sergio Mattarella, che nel governo di Massimo D’Alema era ministro della Difesa.
Nel 2001 Ciampi disse no a Maroni come ministro della Giustizia.
In anni più recenti, Giorgio Napolitano, nel 2014, sconsigliò a Matteo Renzi di mettere in lista il procuratore di Reggio Calabria Nicola Gratteri, perché la sua nomina avrebbe contraddetto la regola non scritta secondo cui un magistrato in servizio non può assumere l’incarico di ministro della Giustizia.
A dare questo potere a Mattarella è l’articolo 92 della Costituzione, che cita:
Il Governo della Repubblica è composto del Presidente del Consiglio e dei Ministri, che costituiscono insieme il Consiglio dei Ministri.
Il Presidente della Repubblica nomina il Presidente del Consiglio dei Ministri e, su proposta di questo, i Ministri.
Chi parla di Golpe o rievoca lo stato di accusa per il Presidente, non conosce la Costituzione italiana. O, quanto meno, evoca solo le parti che più gli aggrada.