Sanzioni alla Russia non funzionano ma mettono in ginocchio noi

Sanzioni alla Russia non funzionano ma mettono in ginocchio noi

Le sanzioni alla Russia non stanno funzionando. Anzi, stanno avendo ripercussioni più per gli europei. Basta vedere l’innalzamento generale del caro vita di cui ci accorgiamo tutti i giorni e in più ambiti. O quanto sta accadendo alla locomotiva d’Europa, la Germania, la cui bilancia commerciale è per la prima volta in negativo da quando è stata riunificata (come spiegato qui).

Avevamo già detto che la Russia stava guardando verso l’Asia come alternativa al vecchio continente, gettando le basi per un Nuovissimo Ordine Mondiale, che abbia come architrave, oltre alla Russia, anche Cina e India.

Ora lo ammette anche il New York Times, autorevole giornale americano.

Sanzioni contro Russia non funzionano: l’articolo del New York Times

A riportare l’articolo del New York Times sulle sanzioni contro la Russia è Il Tempo. Il giornale americano cita il fatto che, malgrado la Russia abbia smesso di pubblicare i dati del suo commercio estero dopo l’invasione dell’Ucraina, un’analisi dei dati dei Paesi vicini alla Russia mostra che stanno fornendo a Mosca molte delle merci colpite dalle sanzioni.

Inoltre, prosegue il quotidiano americano, il Cremlino sta approfittando dell’alleanza o della neutralità di Paesi che non applicano le sanzioni per dirottare gran parte del suo commercio.

Due su tutti gli indicatori a riprova di ciò:

  1. la stabilità del rublo (qui il confronto con l’Euro)
  2. i dati del Fondo monetario internazionale, secondo cui l’economia russa crescerà quest’anno dello 0,3%, ben al di sopra della contrazione del -2,3% della previsione precedente

Le vie del commercio sono passate dal porto di San Pietroburgo, dove arrivavano telefoni cellulari, componenti di automobili o elettrodomestici, alle zone interne via terra. Da e per paesi che non applicano le sanzioni, come Bielorussia, Cina, Armenia o Kazakistan.

Ma tra i vettori troviamo anche un paese NATO: la Turchia. Il porto di Istanbul è diventato di fatto un porto di ingresso per molte merci per la Russia, visto che da lì ripartono le spedizioni per il porto russo di Novorossiysk.

Su tutti, si è intensificata la relazione commerciale tra Cina e Russia, che ha raggiunto numeri record a dicembre dopo un periodo di assestamento subito dopo l’invasione. La Cina, fondamentale per i russi per la fornitura di semiconduttori, si è sempre opposta alle sanzioni.

La Russia aggira sanzioni anche sul petrolio

La Russia ha trovato anche un modo per evitare le sanzioni sul petrolio. Il NYT sottolinea infatti come stia utilizzando intermediari come Emirati Arabi Uniti, India, Pakistan, Indonesia o Malaysia, che acquistano carichi di petrolio russo che poi rivendono.

Matthew Klein, famoso economista e coautore di un libro sulle guerre commerciali, ha calcolato che le esportazioni globali verso la Russia lo scorso novembre erano inferiori solo del 15% rispetto alle cifre pre-invasione. Una percentuale che, probabilmente, si è ulteriormente ridotta e potrebbe approssimarsi allo zero nei prossimi mesi. Mentre noi siamo in ginocchio…

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Pubblicato da Vito Andolini

Appassionato di geopolitica e politica nazionale.

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